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di Antonio Gamboni |
Il
diretto 57 delle 20,33 proveniente da Bologna giunse in perfetto
orario nella piccola stazione di Cesena. Il baffuto macchinista
azionò
i freni con l’usuale perizia e l’ansimante 625 si fermò a pochi
metri dall’alto segnale ad ala. Il vapore inondava il marciapiedi
come una fitta nebbia appena rischiarata dal tenue barlume delle
lanterne da poco accese. Tra il rumore degli sportelli ed il parlare
confuso dei passeggeri una voce dal deciso accento romagnolo
annunziava “cestini da viaggio!” Era l’anno 1913 e nella piccola stazione di Cesena un tale di nome Aldo Casali offriva per la prima volta e per sole due lire un essenziale comfort al viaggiatore. La stazione di Cesena in una immagine prima del 1905, come testimonia la locomotiva della R.A. 3615. Il locale sulla destra è il "Buffet della stazione" di Marsilio Casali, padre di Aldo. (coll. A. Gamboni)
In realtà Aldo era il figlio di Marsilio
Casali, colui che, quando fu ultimata la Bologna-Ancona, divenne il
buffettier della stazione
di Cesena. Egli
già da tempo lavorava con il padre come oste nella stazione del
piccolo centro emiliano e preparava cibi caldi per i dipendenti
dell’amministrazione ferroviaria.
Un giorno, all’intraprendente romagnolo venne in mente di offrire un
servizio di ristoro direttamente sul treno a quei passeggeri che
affrontavano lunghi viaggi (ricordo che il citato diretto copriva i
204 km da Bologna ad Ancona in ben 4 ore e 20 minuti).
L’esperto culinario, affatto preoccupato dalla preparazione delle
pietanze, pensò
di offrire
il
tutto in un contenitore semplice nella realizzazione e
nel
contempo pratico nell’uso: un cestino. Così passò alla fase pratica:
mise all’opera le donne di casa a fabbricar ceste con trecce di
paglia fatte venire da Firenze, quelle stesse usate per i tipici
cappelli fiorentini, che egli poi riempiva con un tegame di coccio
faentino contenente i prelibati piatti
tipici
del luogo che serviva ai tavoli del suo ristorante: lasagne,
cappelletti o tagliatelle, capretto, pollo o vitello arrosto,
contorni, una porzione di formaggio svizzero, pane, frutta di
stagione e buon vino genuino: “Albana” o “Sangiovese”. Ma non era
tutto, il cesto conteneva anche un bicchiere di vetro ed un
tovagliolo.
Un
tocco finale di classe consisteva nell’includere nel paniere anche
“un fiore ed un ventaglio per le signore, una sigaretta per i
signori e per tutti una cartolina del ristorante, già affrancata,
con la dicitura sono arrivato
a
...”. Se si pensa che in quel tempo, durante i lunghi viaggi,
si poteva scegliere tra un costoso servizio di carrozza ristorante o
qualche semplice vivanda portata da casa, il cestino di Aldo Casali
fu una vera rivoluzione che offriva, a modico prezzo, pasti caldi e
di qualità.
C
L’iniziativa fu coronata da grande successo; per uno stesso treno,
quasi sempre, si vendevano dai due ai trecento cestini da viaggio
“la cui consegna, per quanto rapida, si completava invariabilmente
con il convoglio ormai in movimento”.
Al piccolo Franco, nipote di Aldo, era affidato il compito di
offrire al personale della locomotiva una bottiglietta di vino. A
tal proposito egli scrive in “Cestini … cestini caldi!!!”:
“quell’atto non voleva essere un ‘ungere le ruote’ ma era solo un
deferente omaggio da lavoratore a lavoratore. Non si spiegherebbero,
infatti, le bottiglie di birra fresca o vino che il nonno sempre
regalava agli operai che, sotto al sole, sistemavano le traversine
dei binari”. L’idea
del Casali piacque a molti ed ebbe un gran successo; basti pensare
che in poco tempo fu imitata in tutta Italia e varcò
perfino le frontiere, come mostrano le immagini che seguono. La stazione di Rimini nel novembre 1914. Si notino: sulla sinistra il venditore di cuscini con il suo trespolo e, a destra, camerieri del buffet adibiti al servizio dei cestini da viaggio (coll. privata). London & North Western Railway, Gran Bretagna 1908. Una passeggera mentre ritira da un addetto un cestino da viaggio e, a destra, il suo contenuto per un pasto veloce da consumarsi in treno (da: "L'Epopea del treno", 1999). Il nuovo servizio di ristoro in un certo modo rese i viaggi più celeri facendo risparmiare al passeggero sia il tempo per consumare un pasto presso un qualsiasi Restaurant di stazione sia quello dovuto all’attesa del treno successivo.
Ma il
mondo cambia in fretta. Così,
purtroppo, i cocci e le cestelle, successivamente sostituite da vili
sacchetti di carta, fanno attualmente parte di collezioni private. A
ricordare la felice idea di Aldo Casali rimane soltanto il “...
cestini da viaggiooo!”
scandito sulla
banchina
dall’ambulante ristoratore verso i viaggiatori del treno in sosta
nella stazione.
Purtroppo anche questo è entrato a far parte dei ricordi di chi
scrive.
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