UN PERSONALE RICORDO
DELL’ALIFANA BASSA

Testo e foto di Diego De Rosa

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Ero un bambino molto piccolo e in un pomeriggio di canicola estiva mio padre mi portò a fare un giro per via Don Bosco (meglio conosciuta come Doganella). Camminavamo insieme: lui sulla strada, io, mano nella mano, sul piccolo muro che delimitava la strada dallo spazio sottostante. A un certo punto, poco prima del viadotto della tangenziale (che allora non c’era) guardando alla mia destra, con l’entusiasmo tipico dei bambini esclamai: “I trenini!”. Vedevo tanti binari e su di essi dei treni in movimento e del personale in attività.

Il sito dov’era la stazione dell’Alifana così com’è oggi.

Sono passati tanti anni da allora e in tutto questo tempo non riuscivo a capire se quell’immagine, rimasta impressa come precoce ricordo nel buio della memoria dei primi anni della mia vita, fosse un sogno o una realtà. Finché qualche mese fa ne ho parlato col mio carissimo nonché esperto amico Gennaro Fiorentino. E lui subito mi ha detto che il mio era un ricordo, non un sogno: avevo visto, da quel muretto, lo scalo merci dell’Alifana (in quegli anni diventato capolinea) negli ultimi tempi della sua esistenza (di lì a poco fu costruito il viadotto della Tangenziale di Napoli che decreterà la fine di quella stazione). Mi sono incuriosito e ho cominciato a fare delle ricerche, grazie a un bellissimo libro sull’Alifana che mi ha donato Gennaro e il carissimo Antonio Gamboni. E così ho fatto innanzitutto una scoperta incredibile. Quel capolinea è rimasto attivo fino al 1971: essendo io nato nel 1968, non potevo avere più di tre anni! Dunque quello è uno dei primi ricordi della mia vita. Nel libro c’erano anche alcune foto di quella stazione, ma non riuscivo a riconoscerla, né a dare maggiore consistenza a quel ricordo.

Altra immagine del sito dov’era la stazione dell’Alifana così com’è oggi.

Sono un adulto e in un pomeriggio di canicola estiva, il 16 agosto di quest’anno 2013, approfittando di un po’ di tempo libero e della città deserta, ho imboccato di nuovo via Don Bosco e sono arrivato a quel muretto. Mi sono affacciato. Di sotto niente più binari, né treni, né personale in attività, ma solo un grande parcheggio. Ma i ricordi si sono improvvisamente riaccesi: ho rivisto i binari che andavano verso la rimessa (tuttora esistente ma trasformata in uffici della Metrocampania NordEst), la pensilina dove attendevano i passeggeri e soprattutto i treni: erano rossi e forse per questo hanno colpito la mia fantasia di bambino. Sono sceso giù per fare qualche foto e ho parlato coi custodi, che quando hanno visto il libro Mitica Alifana che portavo con me, se ne sono innamorati, manifestando sul volto un po’ di nostalgia. Uno di loro ricordava che nella stazione ci veniva a giocare e a guardare i treni in arrivo e partenza. Nei nostri sguardi la consapevolezza del tempo, inesorabilmente passato, che ha trasformato i luoghi ma non i ricordi …

La rimessa dei treni e (a sinistra) il tunnel verso il quale proseguiva la linea.

Ho voluto scrivere questo piccolo racconto di un giorno della mia estate. Certo non aggiungerà nulla a quanto tanti esperti ed appassionati hanno scritto e continueranno a scrivere. Ma sul ricordo di me, bambino, che sul quel muretto con meraviglia guardavo “i trenini”, ho sicuramente l’esclusiva del copyright!

Panoramica generale del sito ove sorgeva la stazione.

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