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di Gennaro Fiorentino Foto di Antonio Bertagnin |
Stamane il Vesuvio si stagliava netto sotto un cielo terso mentre dall’altro lato il mare sembrava aver smaltito i suoi bollori. Non ho minimamente pensato ad un errore del Meteo (ormai sono quasi infallibili) mettendo in atto il programma che ci eravamo prefissati: scarpe da battaglia, abbigliamento autunnale, ombrelli e un soprabito di scorta. Al Punto Blu eravamo tutti con incredibile precisione. Mancavano i casertani che, impegnati a prelevare i coniugi Falcone, ci avrebbero raggiunti all’area di servizio “La Macchia”. Purtroppo, man mano che ci avvicinavamo al Lazio il tempo si incupiva. A “La Macchia” ci hanno raggiunti Ennio Castelletti ed Alfredo Falcone con le signore, nonché (sorpresa lietissima), Alessandro Lutri e Giovanni Caracciolo con Pietro Patrì, nostra gradita conoscenza. Un caffettino e via sotto ormai un incombente acquazzone. Siamo così arrivati a Colonna accolti dalla signora Paola Arena con il marito Fabio e la signora Maria Pia, da Giuseppe De Grisantis, figura mitica nell’orizzonte degli appassionati romani con la travolgente simpatia e competenza, più alcuni volontari ferrovieri.
Una foto di gruppo sotto l’emblema del Museo.
Le presentazioni ed il benvenuti nella bella sala riunioni già
magazzino merci
Dopo i convenevoli nella sala merci (oggi luogo di convegno e biblioteca in allestimento) a qualcuno è passato per la mente di pronunziare la famosa frase “ma qui non è piovuto proprio”. Non l’avesse mai detto! Giù acqua a non finire. Però non vorrei sconfessare quello che non mi sono stancato di ripetere, il tempo atmosferico è importante ma dobbiamo evitare che la pioggia ci possa angustiare e rovinare la gita. I turisti stranieri, che al loro paese se lo sognano il sole, non permettono che un po’ di pioggia comprometta le escursioni. Insomma in una parola: è stato comunque bello.
Un’immagine del piazzale sotto la pioggia dall’elettromotrice
434 della Roma Fiuggi Oltre ai rotabili ormai ben noti, abbiamo apprezzato l’immissione di un loco ed una vettura della Roma Lido, bisognevoli di cure ma grazie a Dio, salve. Un’elettromotrice con rimorchiata della Roma Viterbo, gemelle di quella del Polo Museale di Porta San Paolo di Roma, oggetto di restauro in corso.
Elettromotrice 434 della classe 1921 perfettamente restaurata a
cura del Museo
Lo spartano ma funzionale interno della 434:
qui, inusitata aula, si è tenuta la “lezione” sulle
trasformazioni di Via Giolitti
Panoramica del piazzale dall’alto: sul fondo estremo il loco della Roma Lido con la rimorchiata imballata.
In primo piano materiale della Roma-Fiuggi
Panoramica lato Roma con il glorioso ETR 801 in livrea originale e la rimorchiata in tonalità di azzurro
della Roma Viterbo (scartamento ordinario)
Il bagagliaio della elettromotrice della Roma-Viterbo, a scartamento ordinario,
trasformato in studio del Geom. Pino Arena benemerito ed eroico
fondatore del Museo
Una parte degl’interni: mettete dei fiori nei vostri ... WC!
Il treno va bene: ma vuoi mettere l’indipendenza che ti dà uno
scooter ... e poi la passeggera
Di jeep Willis su rotaia ce ne sono non poche: ma adattata allo
scartamento 0,95 è una rarità
La visita della palazzina (ex stazione) con i suoi plastici ed i
suoi modelli un po’ naif, è sempre affascinante come la
ricostruzione degli ambienti con la riproduzione degli episodi della
II Guerra mondiale qui svoltisi.
sulla professione di capostazione osservando la collezione di
biglietti
Lo scrivente al cospetto della guida De Grisantis Quindi, foto finale e ritorno alla sala merci, dove ci è stato offerto un buffet di specialità locali che ci hanno predisposti al successivo pranzo.
Gruppo di appassionati in un esterno in attesa di un treno che
non verrà mai più (purtroppo)
Brindisi finale con un accorato “Arrivederci” Potevamo finire lì: ma i neofiti, giustamente, hanno chiesto di vedere il tram STEFER di Cinecittà e le due carrozze della CIWL, parcheggiati nell’area privata del Museo. Come dirgli di no?
Il vagone ristorante della CIWL parcheggiato “in giardino”, e..
... il suo impeccabile interno
Ci siamo poi spostati alla vicina Trattoria da Umberto, mentre il
tempo, dispettosamente, si era messo al bello. Una bella tavolata ci
attendeva: antipasti con affettati, bruschetta e formaggio, melone
bianco ed olive: il tutto seguito da una batteria di primi piatti la
cui scelta era imbarazzante. Un fumante plateau di bucatini
alla amatriciana troneggiava sul tavolo ed attendeva di essere
assalito dai desiderosi di bis. Alla fine abbiamo sventolato la
virtuale bandiera bianca; i commensali richiedevano solo (si fa per dire) il
dessert. Anche qui, malgrado l’impostazione
familiare del locale, ampia la scelta tra torta della nonna, ricotta
e cacao, tiramisu ecc. ecc. Nessuno ha peraltro rifiutato il
caffettuccio finale con leggera innaffiata di limoncello o
cordiale abruzzese.
Siamo usciti che un tiepido sole primaverile fagocitava l’evaporazione delle abbondanti acque piovane. Sorpresa finale; Rosario Saccone ci ha condotti in un vicino stabilimento siderurgico dove esiste una locomotiva monumento: la Monte Velino, già operativa sulla rete industriale in quel di Avezzano e salvata last moment dalla fiamma ossidrica. Tra baci ed abbracci la comitiva si è sciolta.
La locomotiva "Monte Velino" - scartamento 0,760 - oggi monumento
I “ragazzi” sono andati su un cavalcavia non a lanciar sassi ma a
caccia di Frecciarossa od Italo. Noi meno giovani abbiamo preso la
strada di casa.
Le fa da controcanto un veloce AGV 575 Italo della Compagnia NTV: il
terzo millennio è iniziato
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