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di Antonio Gamboni |
Una volta adoperato per indicare le locande dove era possibile effettuare il cambio dei cavalli alle diligenze, il vocabolo relè, derivante dal francese relayer (dare il cambio), viene oggi diffusamente impiegato per denominare quei dispositivi elettromagnetici che assolvono le funzioni di interruttori telecomandati. |
Essenzialmente un relè elettromagnetico è costituito da un nucleo (a) di metallo magnetizzabile (ferro dolce, cobalto, nichel, leghe) su cui sono avvolte più spire di filo (b) di rame smaltato (bobina) che per azione della corrente elettrica circolante generano un campo magnetico. Per azione di quest'ultimo si muove un'ancoretta (e) che apre o chiude alcuni contatti (d). In genere non ha importanza il verso di scorrimento della corrente nella bobina; quando però l'azione del relè è da esso dipendente, quest'ultimo dicesi polarizzato. Se ad un comune relè commerciale, funzionante in corrente continua (12 V) colleghiamo un diodo in serie alla bobina, avremo eccitazione solo quando la corrente di alimentazione circola nel verso di conduzione del diodo. In fermodellismo un tale dispositivo si rende molto utile in impianti a funzionamento automatico. Nelle note che seguono ne viene illustrata un' interessante applicazione.
IL SEPARATORE DI SEZIONI
Nei circuiti dove vengono utilizzati più alimentatori, è necessario predisporre dei sezionamenti sulle rotaie al fine di evitare corto-circuiti. Questa operazione viene realizzata praticamente effettuando la sostituzione delle scarpette di giunzione in metallo delle rotaie con analoghe di materiale isolante secondo lo schema di fig. 2. Un convoglio proveniente da A e diretto verso B oltrepasserà la separazione solo se le rotaie di B presentano la stessa polarità di quelle di A, in caso contrario esso torna indietro, si arresta sulla separazione e provoca un corto-circuito (discorso valido per i sistemi di alimentazione conformi alle norme NEM).
Fig. 2
Purtroppo non esistono in commercio dispositivi che ovviano a questo inconveniente, pertanto propongo al gentile Lettore uno dei tanti modi per risolvere il problema. Innanzi tutto occorre interporre fra i tratti A e B una sezione neutra che indichiamo con N: essa costituisce una zona di sosta nel caso le polarità presenti sulle rotaie contigue di A e di B non sono dello stesso segno. Lo schema proposto presenta il vantaggio di funzionare nei due sensi di marcia e prevede l'impiego sia di due alimentatori distinti, sia quello di due regolatori allacciati allo stesso trasformatore; inoltre è applicabile a qualsiasi sistema funzionante a due rotaie, corrente continua, prescindendo dalla scala di riduzione dei modelli.
Fig. 3
Con riferimento alla fig. 3, si supponga che il convoglio viaggi da A verso B. Per le premesse fatte (sistema aderente alle norme NEM) sulla rotaia a1 è presente il polo positivo. Quando il treno giunge in N sono possibili i seguenti due casi: (b1+, b2-) oppure (b1-, b2+) tralasciando il caso banale in cui B non è alimentato. Nel primo caso (b1+, b2-) il relè viene alimentato, i contatti risultano chiusi ed i diodi D2 e D3 portano corrente rispettivamente alle rotaie n. 1 e n. 2; in tal modo il tratto N risulta completamente alimentato ed il convoglio può proseguire la sua marcia. Nel secondo caso (b1-, b2+) il relè risulta diseccitato, i contatti non chiudono, il diodo D2 non conduce ed il treno è costretto a fermarsi in N. Nell'ipotesi che la circolazione avviene da B verso A i contatti restano aperti perché il relè non riceve la corrente bloccata dal diodo D5 ed il convoglio, giunto in N, può procedere solo quando a2 è positiva ed a1 negativa: infatti solo in questa condizione D1 e D4 si trovano in conduzione. Data l'estrema semplicità del circuito, esso può essere montato o a monte dell'impianto su circuito stampato, oppure nelle immediate adiacenze del sezionamento. |
articolo tratto da ClamFerrovia n. 14, anno IV, apr 1983 |