Ricordate il film “Il ponte sul fiume Kwai”?
Durante la seconda guerra mondiale, il colonnello inglese Nicholson
viene catturato con i suoi uomini e rinchiuso in un campo di
prigionia giapponese agli ordini del comandante Saito. L’ufficiale
inglese, dopo aver subìto lunghe torture, accetta di dirigere i
propri uomini nella costruzione di un ponte ferroviario sul fiume
Kwai, ponte che i giapponesi non erano riusciti a realizzare.
Ovviamente la collaborazione è vista addirittura come tradimento;
però non è così per Nicholson che “vede nella realizzazione di
quest’opera una dimostrazione della superiorità della bravura
tecnica inglese rispetto a quella dei giapponesi”. Ma quale nesso vi
è tra l’argomento di queste note ed il ponte sul fiume Kwai?
|
La soluzione è semplice; si
tratta di compiere un’azione che non andrebbe fatta e cioè
manomettere un modello da collezione ed in confezione originale al
fine di dimostrare cosa si può fare nel campo del digitale. A dire
il vero l’accostamento al film di questo mio comportamento si deve
all’amico Gennaro Fiorentino, Vice Presidente del Clamfer ed esperto
filmologo.
Fatta questa breve introduzione, entriamo nel vivo
dell’argomento.
Confezione e
modello della Gru Maerklin
|
|
Negli anni ’60 del secolo passato la Maerklin mise
in catalogo (art. 7051) una gru elettromeccanica telecomandata che,
equipaggiata con due motori, ha una cabina rotante sul piano
orizzontale ed un gancio mobile nel piano verticale; inoltre a detto
gancio è sospesa un’elettrocalamita che, se alimentata, attrae corpi
metallici. L’intero meccanismo è pilotato da una scatola di comando
collegata con un cavetto a sei fili e con ben sei pulsanti: due per
il movimento verticale (su e giù), due per quello orizzontale
(sinistra e destra) e due per attivazione e spegnimento
dell’elettromagnete.
Prima di procedere allo smontaggio della gru ed
alla sistemazione dei componenti elettronici, analizziamo con
l’ausilio della sottostante figura come funziona la nostra
applicazione.
Come noto, i motori Maerklin funzionano in
corrente alternata ed invertono il moto alimentando l’uno o l’altro
avvolgimento dello statore. Tali avvolgimenti, che hanno verso
contrario e ciascuno di essi è in serie con le bobine del rotore,
vengono commutati dal noto relè funzionante con sovratensione.
Poiché i citati motorini funzionano anche in corrente continua se il
campo magnetico dello statore resta invariato, ci serviamo di un
semplice stratagemma per avere lo stesso risultato. Se colleghiamo
due diodi contrapposti ai lati liberi delle bobine dello statore,
come indicato in figura, quando si inverte il verso della corrente
viene alimentata l’una o l’altra e, poiché esse sono avvolte in
senso contrario, il campo generato resta costante, proprio come se
avessimo adoperato un magnete permanente. Per semplicità di
montaggio, ho sfruttato solo due diodi di un ponte raddrizzatore
dalle ridotte dimensioni. Così modificati i due motori Maerklin
possono funzionare con alimentazione DCC. Sorge ora il problema di
alimentare l’uno o l’altro dei citati motori.
La soluzione è alquanto semplice: un microrelè a
semplice scambio ed alimentato a 12 V da collegarsi come in figura
eccitato con l’uscita AUX1 (filo verde del decoder). Infine non
resta che collegare l’elettrocalamita di sollevamento con il filo
viola del decoder (AUX2).
Schema di funzionamento e di montaggio del
decoder.
E veniamo alla trasformazione. Prima di smontare
il traliccio dalla base, staccare i due fili che collegano il
magnete alla cabina in modo da non danneggiarlo durante la modifica;
quindi procedere alla saldatura dei due ponti raddrizzatori (come in
figura) e ad isolare dalla carcassa metallica (massa) sia uno dei
carboncini che le bobine dello statore. L’operazione va eseguita per
ciascuno dei due motori.
Un motore visto di lato. Si noti il capocorda
di massa dissaldato.
Sulla sinistra il microrelè e, a destra, il
piccolo ponte raddrizzatore saldato su un motore.
Sotto lo statore, è stato alloggiato il
decoder fissato alla base con il biadesivo (rosso nella foto).
Seguendo lo schema, saldare i fili del decoder ai
vari componenti. L’ultima operazione è quella del collegamento del
magnete di sollevamento. Poiché uno dei fili è collegato alla
struttura metallica della gru, occorre isolarlo.
La piattaforma della gru come si presenta a
trasformazione ultimata e
prima del montaggio dell’infrastruttura
superiore.
A montaggio ultimato, passiamo al collaudo della
gru mediante i seguenti comandi: con la manopola della velocità e
direzione di marcia pilotiamo il motore selezionato mediante il
tasto funzione F1 (AUX1), vale a dire rotazione in un verso o
nell’altro sul piano orizzontale o salita e discesa del gancio nel
piano verticale. Per la presa di un oggetto metallico non resta che
azionare il tasto funzione F2 (AUX2).
|