A differenza di altre Case produttrici
di veicoli a struttura portante la Viberti non
si è particolarmente distinta nel settore
filoviario. Abbiamo esaminato in altre
occasioni, sempre su questo sito, la vasta
produzione di Aerfer-Pistoiesi e della Casaro,
sottolineando la presenza di molti filobus
realizzati da queste carrozzerie sia per le reti
italiane che per quelle estere.
Per la Viberti non è stato così, ma la sua
presenza, anche se circoscritta a poche realtà,
assume tuttavia un carattere estremamente
significativo per il segno che ha lasciato là
dove i suoi filobus hanno circolato. Cercheremo
ora di seguire la produzione filoviaria di
Viberti, ma sgombrando subito il campo dalla
costruzione e nulla più di alcuni veicoli FIAT
che CaNSA (nel dopoguerra) non riusciva a
produrre a causa delle notevolissime richieste:
due casi, insomma, nei quali l’ordinativo venne
- per così dire - “dirottato” da Novara verso
Nichelino. Si tratta dei filobus numerati da 15
a 26 (FIAT 668 F/131 con equipaggiamento
elettrico e motore Marelli) dall’AMCM di Modena
(1950) e di diciassette FIAT 668 F/141 per La
Spezia (vetture 201÷213 + 214÷217, che della
rete della città ligure costituirono in buona
parte la dotazione originaria: 1951-’53, con
parti elettriche fornite dall’Ansaldo).
A sinistra il filobus “modenese” n. 17 e, a
destra, la vettura 203 di La Spezia (ambedue
ritratti da Paolo Gregoris).
Come si vede, il capitolato FIAT/CaNSA fu
rispettato rigorosamente:
le vetture sono identiche alle loro consorelle
prodotte a Novara.
Nell’esposizione che segue esamineremo dapprima
i filobus realizzati da Viberti su telaio per
poi passare in rassegna quelli costruiti con la
tecnica della struttura portante.
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1951: si
inaugura la
filovia da
Torino a Chieri
ed entrano in
servizio 11
filobus
singolarissimi,
con allestimento
interurbano e
livrea blu
bitonale. Sono i
FIAT 668F/111
Viberti TIBB che
caratterizzeranno
per lunghi anni
l’esercizio di
questa linea
extraurbana.
Nella foto di
J.H. Manara si
possono scorgere
tutte le
peculiari
caratteristiche
di queste
vetture, dalla
livrea alle
portine di
ridotte
dimensioni al
frontale
‘panciuto’ che
(come vedremo)
diventerà tipico
di tutti i
filobus Viberti
costruiti su
telaio.
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Risalgono al
1952 gli unici
quattro filobus
a tre assi
realizzati dalla
Casa di
Nichelino:
costruiti su
telaio FIAT
672F/224 ed
equipaggiati da
CGE,
costituiscono la
serie 3011÷3014
dell’ATAF di
Firenze. A
fianco, vediamo
ritratta da P.
Gregoris la
vettura 3012,
anch’essa
caratterizzata
dal frontale
aggettante. A
differenza dei
veicoli torinesi
qui la guida non
è centrale, ma a
destra.
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Non molto
dissimili - a
parte piccole
differenze
esteriori - ci
appaiono i
quattro filobus
che nel 1953
Viberti costruì
per la rete di
Padova (FIAT
668F/131 con
equipaggiamento
elettrico e
motore Marelli:
matricole ACAP
56÷59). Siamo
nella fase
estrema di
produzione del
FIAT 668 ora
realizzato su
telaio
prolungato e con
guida a destra,
come appare
anche dalle
vetture Piaggio
e CaNSA di
Genova. Sono
visibili - sui
paraurti - le “V”
che
la Casa di
Nichelino
imprimeva sulle
vetture di sua
fabbricazione (foto P. Gregoris).
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Ancora a Padova
per vedere
l’ultimo modello
Viberti
costruito su
telaio, che
questa volta è
però l’ALFA 920.
Sono undici
vetture
(matricole
60÷70) che
ripropongono lo
stesso schema
dei precedenti
filobus a parte
l’equipaggiamento
elettrico (qui
TIBB) e
soprattutto la
maggiore
lunghezza (11 m contro 10.400 dei FIAT
668). Ma
frontale,
paraurti,
velette, vetri
del parabrezza,
moltissimo
insomma della
“struttura
Viberti” resta
sostanzialmente
invariato (foto P. Gregoris).
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E veniamo ai
filobus Monotral,
che - ovviamente
- sono
caratterizzati
dal “baffo
Viberti” e si
differenziano
notevolmente da
quelli finora
trattati.
Cominciamo il
nostro esame
dagli unici
veicoli a tre
assi: si tratta
di dieci vetture
FIAT 2472 con
parti elettriche
CGE che
la Casa
di Nichelino
costruì nel 1954
per la rete di
Catania.
Numerate
231÷240, furono
presenti sulla
rete etnea fino
alla sua
dismissione nel
1966 (foto
Archivio AMT-CT).
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Siamo nel 1955:
per raggiungere
Rivoli da Torino
non si
utilizzano più i
tram, ma i bei
filobus FIAT
2405 sn dalla
livrea
avorio-rosso
costruiti da
Viberti (Monotral
CV12:
equipaggiamento
e motore TIBB).
La dotazione
della nuova
linea
extraurbana è
costituita da 24
vetture
(F01÷F24)
articolate,
costruite entro
il 1964 nello
stabilimento
torinese di
Corso Peschiera.
Trasferite alla
gestione ATM nel
1979 e
riclassificate
6500÷6523,
saranno
eliminate dal
servizio dopo
appena un anno (foto
P. Haseldine).
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La dotazione
filoviaria della
Torino-Rivoli
era completata
da quattro
vetture bi-assi
numerate
F31÷F34,
utilizzate
soprattutto per
servire le linee
sussidiarie per
Collegno e
Grugliasco.
Anche in questo
caso i filobus
furono costruiti
da Viberti (Monotral
CV14F) e
parimenti si
trattava di FIAT
2405 con parti
elettriche TIBB.
Dalla serie
“maggiore” le
vetture ‘corte’
riprendevano la
moderna guida a
sinistra e la
presenza della
portina
anteriore
ridotta a tre
antine. Si noti
- qui come negli
snodati - la
presenza dello
stemma aziendale
al centro del
“baffo” (foto
P. Gregoris).
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Nel 1957 Viberti costruisce sei filobus a due assi
per la rete di
Verona (Monotral
CV31, gruppo
225÷230). Sono
realizzati (ed è
un
unicum!) con
gruppi meccanici
2411 adattati
alla struttura
portante e sono
dotati di parti
elettriche TIBB.
A differenza
delle vetture
torinesi,
presentano la
più tradizionale
guida a destra.
Dismessi con la
chiusura della
rete nel 1975,
vengono venduti
a Bari dove
manterranno le
stesse
matricole: ma
non è certo che
siano stati
impiegati in
servizio, anche
se alcune
vetture vennero
certamente
riverniciate
nella livrea
avorio-verdone
del capoluogo
pugliese in
vista di un loro
utilizzo (foto
P. Haseldine). |
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Nel 1958 si torna a Torino: questa volta i FIAT 2405
articolati
Viberti CV12
sono però per
ATM e presentano
- a parte la
‘classica’
livrea bi-verde
- guida a destra
e tre porte, di
cui una sola
sull’elemento
anteriore del
filobus.
Numerati
1200÷1214,
saranno
utilizzati a
pieno regime
fino alla
chiusura della
rete torinese
nel 1980 (foto
J.H. Manara).
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Concludiamo il
discorso sui
CV12 con il
ricordo dei
diciotto
esemplari
costruiti per la
rete di Bologna.
Nel 1958 Viberti
realizza per ATC
tredici filobus
identici
esteriormente a
quelli torinesi,
ma dotati di
apparecchiature
CGE, mentre
entro il 1960 la
serie bolognese
1301÷1318 si
completa con
altri cinque
veicoli stavolta
dotati però di
equipaggiamento
elettrico e
motore TIBB (foto P. Haseldine).
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I filobus Viberti certamente più noti sono quelli
realizzati per
l’ATM di Milano.
Vetro a sperone,
tre porte e
guida centrale
caratterizzano i
FIAT 2405 -
Viberti Monotral
CV34 / CGE, da
distinguere in
due diverse
serie, 341÷365
del 1957-’58 e
366÷371 del
1960-’61.
Eleganti,
funzionali,
resistentissimi
i CV34
raggiungeranno
in servizio la
prima metà degli
anni ’80 (coll.
A. Cozzolino).
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E siamo ai “Vibertoni”
milanesi, ovvero
i FIAT 2472 - Viberti Monotral
CV33 / CGE: 4
assi, 2 porte
sull’elemento
anteriore, ma
soprattutto una
tempra
d’acciaio. Due
le serie:
541÷580 del
1958-’59 e
581÷635 del
1964-’65. Data
di radiazione
(dopo
riverniciatura
in arancio con
fascia nera per
tanti esemplari)
tra il 1983 e il
1985!!! Ecco -
in piena azione
- la vettura 623
ritratta da P.
Haseldine.
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Nel 1982 il Centro Ricerche FIAT di Orbassano (TO)
realizzò un
filobus bimodale
a due assi: il
471 BM. Questo
veicolo fu
costruito da
Viberti
(disegno
SEAC) su telaio
IVECO 471 da
12 m
(il noto Effeuno).
Era dotato di un
motore a
corrente
continua FIAT
M545 dalla
potenza massima
di 180 kW a 600
V controllata
tramite un
chopper prodotto
dalla Marelli.
Il motore poteva
essere
alimentato o
dalla linea
aerea, grazie a
trolley ad
innalzamento ed
abbassamento
automatico,
oppure tramite
un motore diesel
FIAT-IVECO
8060.24 a
6 cilindri. Fu
in prova a
Milano con il
numero
‘virtuale’ 998 (coll.
Kaiblinger). |
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Last but not least: per completare il quadro della produzione
filoviaria
Viberti non ci
si può esimere
dal ricordare
che - quasi agli
albori del
servizio
filoviario
italiano -
la Casa
di Nichelino
(unitamente a
FIAT e CGE) fece
parte del gruppo
di costruttori
dei venti
filoveicoli
destinati alla
Tirano-Bormio,
l’unica linea
italiana (a
parte alcune
filovie militari
di prima
generazione)
destinata
all’esclusivo
trasporto di
merci (in
particolare, il
cemento da
utilizzare per
costruire la
diga di S.
Giacomo in
Valtellina).
Com’è noto, la
filovia dello
Stelvio, che
funzionò dal
1939 al 1956
(ultimazione
lavori della
diga di Cancano),
aveva in
dotazione sedici
filocarri a tre
assi (FIAT
672F/121), due
filocarri a due
assi (FIAT
666F/20) e due
filocorriere,
costruite
anch’esse su
quest’ultimo
telaio,
utilizzate per
l’esclusivo
trasporto del
personale.
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Filocarri a tre
e a due assi in
uso alla
Tirano-Bormio. |
(ambedue le
immagini sono
tratte dal
prezioso libro
di A. Albè - S.
Viganò, |
La
filovia dello
Stelvio, Varese,
Macchione Ed.,
2006). |
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