di Andrea Cozzolino

chiudi la pagina

A differenza di altre Case produttrici di veicoli a struttura portante la Viberti non si è particolarmente distinta nel settore filoviario. Abbiamo esaminato in altre occasioni, sempre su questo sito, la vasta produzione di Aerfer-Pistoiesi e della Casaro, sottolineando la presenza di molti filobus realizzati da queste carrozzerie sia per le reti italiane che per quelle estere.

Per la Viberti non è stato così, ma la sua presenza, anche se circoscritta a poche realtà, assume tuttavia un carattere estremamente significativo per il segno che ha lasciato là dove i suoi filobus hanno circolato. Cercheremo ora di seguire la produzione filoviaria di Viberti, ma sgombrando subito il campo dalla costruzione e nulla più di alcuni veicoli FIAT che CaNSA (nel dopoguerra) non riusciva a produrre a causa delle notevolissime richieste: due casi, insomma, nei quali l’ordinativo venne - per così dire - “dirottato” da Novara verso Nichelino. Si tratta dei filobus numerati da 15 a 26 (FIAT 668 F/131 con equipaggiamento elettrico e motore Marelli) dall’AMCM di Modena (1950) e di diciassette FIAT 668 F/141 per La Spezia (vetture 201÷213 + 214÷217, che della rete della città ligure costituirono in buona parte la dotazione originaria: 1951-’53, con parti elettriche fornite dall’Ansaldo).

   

A sinistra il filobus “modenese” n. 17 e, a destra, la vettura 203 di La Spezia (ambedue ritratti da Paolo Gregoris).

Come si vede, il capitolato FIAT/CaNSA fu rispettato rigorosamente:

le vetture sono identiche alle loro consorelle prodotte a Novara.

Nell’esposizione che segue esamineremo dapprima i filobus realizzati da Viberti su telaio per poi passare in rassegna quelli costruiti con la tecnica della struttura portante.
   

1951: si inaugura la filovia da Torino a Chieri ed entrano in servizio 11 filobus singolarissimi, con allestimento interurbano e livrea blu bitonale. Sono i FIAT 668F/111 Viberti TIBB che caratterizzeranno per lunghi anni l’esercizio di questa linea extraurbana. Nella foto di J.H. Manara si possono scorgere tutte le peculiari caratteristiche di queste vetture, dalla livrea alle portine di ridotte dimensioni al frontale ‘panciuto’ che (come vedremo) diventerà tipico di tutti i filobus Viberti costruiti su telaio.

   

Risalgono al 1952 gli unici quattro filobus a tre assi realizzati dalla Casa di Nichelino: costruiti su telaio FIAT 672F/224 ed equipaggiati da CGE, costituiscono la serie 3011÷3014 dell’ATAF di Firenze. A fianco, vediamo ritratta da P. Gregoris la vettura 3012, anch’essa caratterizzata dal frontale aggettante. A differenza dei veicoli torinesi qui la guida non è centrale, ma a destra.

   

Non molto dissimili - a parte piccole differenze esteriori - ci appaiono i quattro filobus che nel 1953 Viberti costruì per la rete di Padova (FIAT 668F/131 con equipaggiamento elettrico e motore Marelli: matricole ACAP 56÷59). Siamo nella fase estrema di produzione del FIAT 668 ora realizzato su telaio prolungato e con guida a destra, come appare anche dalle vetture Piaggio e CaNSA di Genova. Sono visibili - sui paraurti - le “V” che la Casa di Nichelino imprimeva sulle vetture di sua fabbricazione (foto P. Gregoris).

   

Ancora a Padova per vedere l’ultimo modello Viberti costruito su telaio, che questa volta è però l’ALFA 920. Sono undici vetture (matricole 60÷70) che ripropongono lo stesso schema dei precedenti filobus a parte l’equipaggiamento elettrico (qui TIBB) e soprattutto la maggiore lunghezza (11 m contro 10.400 dei FIAT 668). Ma frontale, paraurti, velette, vetri del parabrezza, moltissimo insomma della “struttura Viberti” resta sostanzialmente invariato (foto P. Gregoris).

   

E veniamo ai filobus Monotral, che - ovviamente - sono caratterizzati dal “baffo Viberti” e si differenziano notevolmente da quelli finora trattati. Cominciamo il nostro esame dagli unici veicoli a tre assi: si tratta di dieci vetture FIAT 2472 con parti elettriche CGE che la Casa di Nichelino costruì nel 1954 per la rete di Catania. Numerate 231÷240, furono presenti sulla rete etnea fino alla sua dismissione nel 1966 (foto Archivio AMT-CT).

   

Siamo nel 1955: per raggiungere Rivoli da Torino non si utilizzano più i tram, ma i bei filobus FIAT 2405 sn dalla livrea avorio-rosso costruiti da Viberti (Monotral CV12: equipaggiamento e motore TIBB). La dotazione della nuova linea extraurbana è costituita da 24 vetture (F01÷F24) articolate, costruite entro il 1964 nello stabilimento torinese di Corso Peschiera. Trasferite alla gestione ATM nel 1979 e riclassificate 6500÷6523, saranno eliminate dal servizio dopo appena un anno (foto P. Haseldine).

   

La dotazione filoviaria della Torino-Rivoli era completata da quattro vetture bi-assi numerate F31÷F34, utilizzate soprattutto per servire le linee sussidiarie per Collegno e Grugliasco. Anche in questo caso i filobus furono costruiti da Viberti (Monotral CV14F) e parimenti si trattava di FIAT 2405 con parti elettriche TIBB. Dalla serie “maggiore” le vetture ‘corte’ riprendevano la moderna guida a sinistra e la presenza della portina anteriore ridotta a tre antine. Si noti - qui come negli snodati - la presenza dello stemma aziendale al centro del “baffo” (foto P. Gregoris).

   

Nel 1957 Viberti costruisce sei filobus a due assi per la rete di Verona (Monotral CV31, gruppo 225÷230). Sono realizzati (ed è un unicum!) con gruppi meccanici 2411 adattati alla struttura portante e sono dotati di parti elettriche TIBB. A differenza delle vetture torinesi, presentano la più tradizionale guida a destra. Dismessi con la chiusura della rete nel 1975, vengono venduti a Bari dove manterranno le stesse matricole: ma non è certo che siano stati impiegati in servizio, anche se alcune vetture vennero certamente riverniciate nella livrea avorio-verdone del capoluogo pugliese in vista di un loro utilizzo (foto P. Haseldine).

   

Nel 1958 si torna a Torino: questa volta i FIAT 2405 articolati Viberti CV12 sono però per ATM e presentano - a parte la ‘classica’ livrea bi-verde - guida a destra e tre porte, di cui una sola sull’elemento anteriore del filobus. Numerati 1200÷1214, saranno utilizzati a pieno regime fino alla chiusura della rete torinese nel 1980 (foto J.H. Manara).

   
   

Concludiamo il discorso sui CV12 con il ricordo dei diciotto esemplari costruiti per la rete di Bologna. Nel 1958 Viberti realizza per ATC tredici filobus identici esteriormente a quelli torinesi, ma dotati di apparecchiature CGE, mentre entro il 1960 la serie bolognese 1301÷1318 si completa con altri cinque veicoli stavolta dotati però di equipaggiamento elettrico e motore TIBB (foto P. Haseldine).

   

I filobus Viberti certamente più noti sono quelli realizzati per l’ATM di Milano. Vetro a sperone, tre porte e guida centrale caratterizzano i FIAT 2405 - Viberti Monotral CV34 / CGE, da distinguere in due diverse serie, 341÷365 del 1957-’58 e 366÷371 del 1960-’61. Eleganti, funzionali, resistentissimi i CV34 raggiungeranno in servizio la prima metà degli anni ’80 (coll. A. Cozzolino).

   

E siamo ai “Vibertoni” milanesi, ovvero i FIAT 2472 - Viberti Monotral CV33 / CGE: 4 assi, 2 porte sull’elemento anteriore, ma soprattutto una tempra d’acciaio. Due le serie: 541÷580 del 1958-’59 e 581÷635 del 1964-’65. Data di radiazione (dopo riverniciatura in arancio con fascia nera per tanti esemplari) tra il 1983 e il 1985!!! Ecco - in piena azione - la vettura 623 ritratta da P. Haseldine.

   

Nel 1982 il Centro Ricerche FIAT di Orbassano (TO) realizzò un filobus bimodale a due assi: il 471 BM. Questo veicolo fu costruito da Viberti  (disegno SEAC) su telaio IVECO 471 da 12 m (il noto Effeuno). Era dotato di un motore a corrente continua FIAT M545 dalla potenza massima di 180 kW a 600 V controllata tramite un chopper prodotto dalla Marelli. Il motore poteva essere alimentato o dalla linea aerea, grazie a trolley ad innalzamento ed abbassamento automatico, oppure tramite un motore diesel FIAT-IVECO 8060.24 a 6 cilindri. Fu in prova a Milano con il numero ‘virtuale’ 998 (coll. Kaiblinger).

   

Last but not least: per completare il quadro della produzione filoviaria Viberti non ci si può esimere dal ricordare che - quasi agli albori del servizio filoviario italiano - la Casa di Nichelino (unitamente a FIAT e CGE) fece parte del gruppo di costruttori dei venti filoveicoli destinati alla Tirano-Bormio, l’unica linea italiana (a parte alcune filovie militari di prima generazione) destinata all’esclusivo trasporto di merci (in particolare, il cemento da utilizzare per costruire la diga di S. Giacomo in Valtellina). Com’è noto, la filovia dello Stelvio, che funzionò dal 1939 al 1956 (ultimazione lavori della diga di Cancano), aveva in dotazione sedici filocarri a tre assi (FIAT 672F/121), due filocarri a due assi (FIAT 666F/20) e due filocorriere, costruite anch’esse su quest’ultimo telaio, utilizzate per l’esclusivo trasporto del personale.

   
     
Filocarri a tre e a due assi in uso alla Tirano-Bormio.
(ambedue le immagini sono tratte dal prezioso libro di A. Albè - S. Viganò,
La filovia dello Stelvio, Varese, Macchione Ed., 2006).

Foto titolo: Il “Vibertone” ricostruito n. 548 il giorno della sua presentazione nel settembre del 2009 (foto A. Pedretti).

chiudi la pagina