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di Andrea Cozzolino |
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L’avevamo anticipato nell’articolo sui
filobus Breda (qui pubblicato a giugno scorso) ed eccoci a
raccontare delle vetture che - in un limitato periodo di
tempo, tra il 1934 e il 1947 - nacquero dalla collaborazione
tra la notissima Casa produttrice di prestigiose automobili
e la Carrozzeria padovana inaugurata nel 1920 che tanta
parte ha avuto per decenni nella costruzione di veicoli
autofiloferrotramviari.
Fu nel 1934-‘35 - a Milano - che apparvero
per la prima volta filobus Isotta Fraschini - Stanga. Si
trattava, in effetti, della prima dotazione filoviaria
organica dell’ATM dopo i prototipi 301 e 302. Costituita da
dieci esemplari, classificati 121÷130, si contraddistingueva
per la presenza della guida a sinistra e di due porte
estreme. I filobus montavano il motore TIBB modello GLM 1273
da 120 CV, caratterizzato da un unico statore, ma con due
indotti separati. L’avviatore era del tipo PAV 2, automatico
elettropneumatico serie - parallelo ad accelerazione
variabile con tre gradi di accelerazione. Dagli inventari
dell’Azienda milanese risulta che nessuna di queste vetture
era più in servizio nel 1944, sia perché in parte requisite
dalle truppe tedesche sia perché già accantonate per
obsolescenza. |
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Due diverse inquadrature del filobus milanese 122,
caratterizzato da ben otto finestrini tra le due porte.
Il frontale privo di spigoli sarà del tutto abbandonato
nella successiva produzione Stanga,
ma
non i due grossi proiettori sul frontale (ambedue le
immagini Archivio TIBB - coll. Kaiblinger).
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Anche Isotta Fraschini e Stanga parteciparono alla
commessa per la realizzazione dei filobus destinati
all’A.T.A.G. di Roma, che - com’è noto - dovevano adeguarsi
rigorosamente al Capitolato prescritto dall’Azienda
capitolina. E le due Aziende vi si attennero …
rigorosamente! A loro si deve quindi una delle pre-serie
romane, precisamente quella numerata da 4017 a 4031 (solo
numeri dispari), apparsa nel 1937 e dotata, come i filobus
di Milano (e questa diventerà una costante dei filobus nati
dall’intesa Isotta-Fraschini - Stanga), degli stessi
equipaggiamenti elettrici e motori TIBB. Alle vetture
prototipo seguirono altri dieci esemplari identici, che
furono classificati a Roma da 4153 a 4171 e che furono
immessi in servizio nel corso del 1938. Identici
esteticamente anche gli Isotta Fraschini - Stanga del 1940,
che assunsero le matricole 4201÷4283 (inutile dirlo, sempre
e soltanto dispari!). E però questa nuova serie era stata
materialmente costruita anche dal punto di vista telaistico
dalla Stanga su licenza Isotta Fraschini. Era
caratterizzata dalla presenza del più moderno (si fa per
dire) avviatore ARG, con frenatura reostatica di servizio
azionata dalla prima parte della corsa del freno ad aria.
Purtroppo presentava non poche carenze strutturali, forse a
causa del “difficile” periodo di costruzione. Tutti i
filobus di questi tre gruppi furono alienati entro il 1952.
Le loro parti elettriche furono utilizzate nella costruzione
dei FIAT 668F Pistoiesi-AERFER del gruppo 4301÷4419. |
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Il capitolato A.T.A.G. rende uniformi tutti i filobus
romani. Qui vediamo a sinistra la vettura 4019
- appartenente al gruppo delle vetture prototipo Isotta
Fraschini Stanga -
e a destra la 4271, anch’essa omologata allo stesso disegno
(ambedue le immagini provengono dall’Archivio ATAC).
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Identiche alle vetture romane e -
infatti - definite “Tipo Roma” furono le Isotta Fraschini
che inaugurarono il servizio filoviario genovese nel 1938.
E come il primo e il secondo gruppo di filobus della
Capitale erano forniti di avviatore PAV 2, mentre il terzo
montava il modello ARG, così le vetture 200÷207 genovesi
erano dotate del PAV 2, mentre un secondo lotto di Isotta
Fraschini-Stanga (numeri di matricola 214÷219, anno 1940)
era fornito di quello ARG. A seguito di danni bellici
vennero meno le vetture 207 e 216. Le unità residue furono
riclassificate nel dopoguerra 2200÷2206; 2214-2215;
2217÷2219. Ammodernate con la modifica del ponte dalle
Officine Reggiane, le Isotta-Fraschini genovesi durarono
molto più a lungo di quelle romane, cessando dal servizio
solo nel 1965. |
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Immagine “ufficiale” in piena epoca bellica per la vettura 202
(Archivio A.M.T.)
e foto di Paolo Gregoris per la 2203 a piazza Corvetto a
settembre del 1961.
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Torniamo a Milano nel 1938 per documentare il gruppo di Isotta -
Fraschini TS 40 (questo il loro nome ‘ufficiale’) che l’ATM
classificò 321÷340: venti unità in tutto simili ai primi gruppi
destinati alla rete della Capitale. Otto filobus di questo
gruppo vennero meno per requisizione bellica, mentre le vetture
restanti furono significativamente ammodernate soprattutto nel
frontale, ingentilito anche dalla riduzione delle superfici
spigolose. La definitiva radiazione di queste vetture data a
metà degli anni ’70. |
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Foto ufficiale (coll. A. Weber) per la vettura
326 dell’A.T.M. di Milano tabellata CE
e fornita - come d’uso all’epoca - di targa
automobilistica!
A destra, il filobus n. 336 presenta linee molto
più morbide,
i classici proiettori A.T.M. e un decoro a baffo
sul frontale (foto P. Gregoris). |
Anche la rete comasca fu
inaugurata da otto filobus Isotta-Fraschini-Stanga in tutto
simili alle vetture romane e genovesi (il modello romano influì
su tutta la produzione filoviaria Stanga). Classificati 1÷8,
furono in gran parte (vetture 1-2-3-4-7) ristrutturati
significativamente dalla Macchi nel 1961, assumendo un aspetto
decisamente più moderno. L’intero gruppo fu radiato tra il 1971
e il 1974! |
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Da sinistra a destra e dall’alto in basso: la
vettura n. 5 della STECAV di Como
allo stato d’origine in una foto aziendale e poi
nel 1970, dopo la significativa ristrutturazione del frontale
operata da Macchi (foto P. Haseldine); vetture
nn. 3 e 7 dopo la ricostruzione Macchi del 1961 (ambedue le foto
A. Perego). |
E veniamo così al gruppo 31÷34, costituito da due sottoserie,
nate dopo la fusione Isotta - CEMSA ed uniche prodotte nel
dopoguerra, nel 1947. Erano state carrozzate, questa volta, non
da O.M.S., ma due da Macchi (31-32) e due da Caproni (33-34),
con conseguenti differenze di carrozzeria. Sempre gli stessi,
invece, l’equipaggiamento elettrico e il motore TIBB. L’intero
gruppo fu distratto dal servizio nel 1971. |
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I due differenti modelli di Isotta-CEMSA - TIBB
presenti a Como:
a sinistra la vettura 32 carrozzata da Macchi e
segnata da una “V” verde chiaro sul frontale (foto A. Perego)
e a destra la 34, rivestita da Caproni (foto P.
Haseldine). |
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La disamina delle vetture lariane conclude la trattazione
relativa ai filobus a due assi. Ci restano da considerare le -
pochissime - vetture snodate costruite da Isotta-Fraschini,
Stanga e TIBB. E torniamo di nuovo a Milano per ricordare il
gruppo 501÷520, caratterizzato da volta corretta sull’elemento
posteriore. La vettura 501 - che in origine presentava un
frontale identico a quello delle due assi di uguale costruzione
- fu modificata (forse nel 1941), adeguandosi alle restanti
unità del gruppo che esibivano il ‘classico’ frontale A.T.M.
dell’epoca con vetri ‘totalvis’ ed ampia sezione anteriore
verniciata in verde chiaro. Di queste vetture va ricordato poi
che sette furono ‘deportate’ in Germania, mentre 520, trasferita
in prova ad Hannover, non fece mai più ritorno in Italia e fu
sostituita nella numerazione da un altro filobus,
presumibilmente destinato in origine ad essere classificato 521.
Nel 1958 le residue unità marcianti furono modificate con
l’accorciamento della testata posteriore. Il gruppo scompare
dalle elencazioni aziendali per progressive radiazioni entro il
1968. |
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Due immagini aziendali per documentare gli Isotta
Fraschini snodati di Milano:
a sinistra la vista posteriore del prototipo 501
ci consente di apprezzarne la capacità di sterzata dell’asse
posteriore,
mentre l’immagine a destra ritrae la vettura 510
in regolare servizio e con il frontale ed ampie fasce laterali
verde chiaro. |
Anche Roma ebbe il suo snodato Isotta-Fraschini Stanga TIBB.
Costruito sperimentalmente nel 1941, fu classificato 8001. Lungo
mm 18300, era costituito da due elementi articolati tra loro per
mezzo di una ralla sferica (la ben nota “giostra Urbinati”) che
ne facilitava l’iscrizione in curva senza recare eccessivo
ingombro alla carreggiata stradale. Il filotelaio, nella parte
posteriore, terminava a triangolo ed ivi era posto il perno
della biella di articolazione, che comandava il carrello
sterzante posteriore.
Il motore del terzo assale era fissato al telaio mediante
traverse e trasmetteva il movimento in modo del tutto identico a
quello del filotelaio anteriore. Filobus utilissimo per le
necessità della Capitale grazie alla sua notevole capienza, 8001
era però svantaggiato da un equipaggiamento elettrico soggetto a
frequenti flashover che ne limitarono l’impiego. Fu radiato per
demolizione nel 1953. |
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Vista frontale (Archivio ATAC) e laterale
(Archivio Stanga) della vettura romana 8001.
A differenza delle articolate meneghine
presentava un frontale bombato assolutamente “nuovo”
per un Isotta-Fraschini-Stanga e tre ampi accessi
con piantoncini di separazione fra le ante. |
Foto per il titolo:
La vettura romana 4151 (1938) in tutto simile agli altri filobus
Isotta-Fraschini-Stanga-TIBB
in servizio nella Capitale
(Archivio A.T.A.C.) |
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