Nel 1950 nasceva a Pomigliano d’Arco
l’AERFER, un’Azienda meccanica i cui ambiziosi
propositi si manifestarono subito con la
presentazione di una struttura autoportante a
semiguscio rinforzato che avrebbe avuto grande
fortuna. Si trattava, in realtà, di un progetto
condiviso con le Officine Meccaniche Ferroviarie
Pistoiesi, già Officine San Giorgio-Pistoia (O.M.F.P.),
i cui tecnici lavorarono a fianco di
quelli AERFER per realizzare una struttura-base
da adeguare volta per volta a singoli veicoli
che avrebbero mantenuto i propri gruppi
meccanici e – nel caso dei filobus – gli
equipaggiamenti elettrici delle diverse Case
produttrici.
Del resto, già la Casaro, che
dall’America aveva importato il progetto
Aerocoach, e la Viberti (progetto Monotral)
andavano indirizzando la loro produzione verso
la realizzazione di carrozzerie portanti. Il
progetto congiunto delle due Aziende del gruppo
IRI prese il nome di UT-VeS (Ufficio Tecnico
Veicoli Stradali). Qui di seguito ricorderemo i
vari modelli di filobus circolati in Italia
(molti sono stati anche quelli finiti
all’estero!), mostrandone le caratteristiche e
inserendoli nei parchi delle Aziende che li
acquisirono.
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1. Il primo
filobus
realizzato
secondo i
dettami del
progetto UT-VeS
fu il FIAT
668F/200
costruito
dall’AERFER in
venti esemplari
per l’ATAN di
Napoli (gruppo
2331÷2350).
Lungo m. 10.400
era dotato di
equipaggiamento
elettrico e
motore
OCREN-Sécheron,
che presentava
due singolari
caratteristiche:
la possibilità
di ispezionare
le
apparecchiature
aprendo due
sportelli
anteriori del
filobus e la
frenatura
elettrica
separata da
quella
idropneumatica,
il cui pedale
veniva azionato
dal piede
sinistro.
Nell’immagine a
fianco vediamo
la presentazione
dei nuovi
filobus in
piazza San
Luigi, a Napoli,
nel 1953. In
primo piano la
vettura 2335 (Archivio
Sécheron). |
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2. Nel corso dei
lunghi anni nei
quali fecero
servizio
(sarebbero stati
radiati entro il
1977), i FIAT
668 napoletani
subirono non
poche modifiche,
a cominciare
dall’unificazione
della frenatura
in un solo
pedale posto a
fianco di quello
per
l’accelerazione
del veicolo, in
modo da creare
omogeneità con
altri filobus
del parco ATAN.
Esteriormente,
non poche
vetture furono
ritoccate nella
sezione
anteriore e in
alcune furono
anche eliminate
alcune
modanature, a
tutte furono
cambiate le
porte di
accesso. Ecco la
2349 fotografata
al capolinea
della Stazione
Centrale (linea
CD) nel 1971 (foto
J.-H. Manara). |
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3. Alle vetture
napoletane
fecero seguito,
nel 1954, nove
filobus, questa
volta costruiti
dalla Pistoiesi,
ancora muniti di
gruppi meccanici
FIAT 668F, ma
dotati di
apparecchiature
elettriche CGE
(motore CV 1226
da 150 HP,
avviatore MRA):
andranno a
costituire la
serie 2131÷2139
dell’ATAF di
Firenze.
Dimostrarono
grande
affidabilità e
solidità di
struttura, il
che li fece
utilizzare un
po’ su tutte le
linee del
capoluogo
toscano, anche
se vennero
preferiti
soprattutto su
quella di
Fiesole (v. immagine).
Furono radiati
entro il 1973, a
parte alcuni
esemplari
'vittime' dell’alluvione
del ’66 (vettura
2134, foto P.
Haseldine). |
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4. Ancora FIAT
668, ancora
Pistoiesi,
ancora Toscana:
ma questa volta
si tratta di
Pisa e i quattro
esemplari
destinati a
transitare sotto
la Torre con i
numeri di
servizio da 111
a 114 sono
dotati di motore
(modello MCT 60)
ed
equipaggiamento
elettrico
(avviatore VAIF)
della Marelli,
omologandosi
quindi alle
altre vetture
presenti a Pisa.
Arrivati in due
mini-lotti
(111-112 nel
1954, 113-114
nel 1956), i
quattro filobus
giunsero fino
alla chiusura
della rete nel
1968. 112, 113 e
114 furono
acquistati
dall’ATACS di
Salerno, ma solo
come fonte di
ricambi per la
vettura 264 (ex-Pisa
115) (vettura
112, foto P.
Gregoris). |
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5. Con il 1954
comincia la
produzione di
filobus
Pistoiesi dotati
di gruppi
meccanici ALFA
Romeo 910: il
primo ordinativo
proviene da
Bari, città per
la quale la
Ditta toscana
produce cinque
veicoli dotati
di motore CV1226
ed avviatore MRA
della CGE.
Questo primo
gruppetto di
vetture
destinate al
capoluogo
pugliese sarà
immatricolato
nella serie
701÷705 (vettura
701, foto P.
Gregoris). |
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6. Tra il 1954 e
il 1956 Aerfer e
Pistoiesi
realizzano
l’ultimo gruppo
di FIAT 668F,
questa volta
fornito di
apparecchiature
elettriche TIBB
ricavate da
vecchi filobus
dismessi. Si
tratta di ben
sessanta vetture
costruite per
l’ATAC di Roma
secondo un
preciso
capitolato, che
prevede – come
per tutti i
filobus della
Capitale – la
guida centrale,
che costringe i
tecnici dell’UT-VeS
a modificare (e
non sempre con
risultati
brillanti) il
disegno
complessivo
delle vetture,
che conservano
peraltro le
caratteristiche
salienti del
modello.
Numerati con
sole matricole
dispari da 4301
a 4419, i
veicoli del
gruppo
raggiungeranno
in efficienza la
chiusura della
rete romana nel
1973 (vettura
4363, foto P.
Gregoris). |
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7. Praticamente
identici alla
serie precedente
sono i secondi
cinque filobus
ALFA Romeo 910
AF – Pistoiesi
CGE acquisiti
dalla SAER di
Bari nel 1956.
Classificati
nella serie
751÷755, saranno
utilizzati
soprattutto
sulle linee per
Ceglie e
Carbonara (vettura
752, foto P.
Gregoris). |
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8. Due soli
filobus
UT-VeS-Pistoiesi
sono presenti
sulla rete della
filovia
Carrara-Avenza:
numerati 113-114
al seguito degli
ALFA 920 di
prima dotazione,
sono degli ALFA
910
caratterizzati
da una insolita
motorizzazione:
presentano
infatti motore
Ansaldo AU 296
(140 HP) con
avviatore CST
2053 “a
pedaliera
sensibile”. Per
quanto non molto
graditi al
personale,
furono
intensamente
utilizzati e
dismessi nel
1977 (vettura
114, foto P.
Gregoris). |
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9. Identici per
gruppi meccanici
e per
apparecchiature
elettriche ai
due veicoli
carraresi e
parimenti
costruiti dalla
Pistoiesi nel
1956 furono i
due filobus
229-230 della
rete di La
Spezia,
utilizzati qui
soprattutto
sulla linea 2,
anche dopo aver
ricevuto – con
soddisfazione
dei conducenti –
il servosterzo.
Singolari le
portine di
accesso di
questi due
filobus, che
apparivano quasi
come montate a
rovescio! Anche
le vetture
spezzine furono
utilizzate a
lungo sulle
linee della
città ligure (vettura
230, foto P.
Gregoris). |
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10. La terza e
quarta serie dei
filobus baresi
(matricole 801÷811 e
812÷816)
risalgono
rispettivamente
al 1958 e al
1959.
Costituiscono
anche, in
assoluto,
l’ultima
realizzazione di
filobus con
gruppi meccanici
ALFA 910
destinata al
mercato
italiano. Tutte
le vetture
baresi hanno
avuto una durata
eccezionale, se
si pensa che
alcuni
esemplari,
soprattutto
delle “800”,
hanno raggiunto
in efficienza
gli anni ’80 del
XX secolo! (vettura
815, foto P.
Haseldine). |
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11. Torniamo
indietro al 1957
per documentare
i primi filobus
“italiani” da 11
m prodotti dalla
Pistoiesi. Si
tratta di undici
vetture
realizzate per
l’ATAF di
Firenze
utilizzando
gruppi meccanici
Lancia Esatau
101.00 abbinati
ai soliti motore
CV 1226 e
avviatore MRA
della CGE.
Caratteristica
di questi
filobus era la
scansione dei
finestrini che
presentava
(subito dopo la
porta
posteriore) un
vetrino chiuso
di circa 60 cm
corrispondente
al posto del
bigliettaio. Le
vetture
fiorentine
entrarono in
turno
soprattutto con
i FIAT 668
nell’esercizio
delle linee per
Fiesole e per
Settignano (vettura
2201, foto P.
Haseldine). |
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12. Della
robustezza dei
Lancia/Pistoiesi
fiorentini fa
fede il fatto
che, ceduti
all’ILPAP di
Atene, hanno
circolato fino
alle soglie
degli anni ’90,
anche se in
condizioni non
proprio
eccellenti.
Nella capitale
greca le vetture
UT-VeS giunsero
in due tranches:
un primo gruppo
fu così numerato
1136÷1139, il
secondo,
arrivato dopo la
chiusura della
rete fiorentina,
fu classificato
1148÷1154, a
seguito delle
vetture
ex-Capua-Caserta-Maddaloni,
numerate 1140 ÷
1147. Da notare
le tre strisce
anteriori che
molti filobus
ateniesi
ex-Italia hanno
“derivato” da
quelle tipiche
delle vetture
carrozzate
Casaro, presenti
in gran numero
nella capitale
greca (vettura
1151, foto P.
Haseldine). |
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13. Ventitré
filobus da 11 m
realizzati con
gruppi meccanici
ALFA Romeo 911
ed
equipaggiamento
elettrico OCREN
ci fanno tornare
all’AERFER e a
Napoli (gruppo
4301÷4323).
Siamo nel 1959 e
l’Azienda
napoletana
indirizza queste
vetture
all’esercizio
delle linee da e
per Posillipo in
luogo di vecchi
filobus
anteguerra
dismessi. Come
si vede dalla
foto della coll.
Bevere che
raffigura la
4306, anche in
questo caso le
apparecchiature
elettriche sono
ispezionabili
dai due
portelloni
anteriori, ma la
frenatura è
unica,
azionabile dal
pedale posto a
fianco
dell’acceleratore.
Il finestrino
chiuso è
“ripreso” dalle
vetture
fiorentine or
ora trattate. |
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14. Nel 1961 il
parco dell’ACNIL
di Venezia Lido
si accresce di
due filobus che
vengono numerati
231 e 232. Sono
vetture
sperimentali che
trovano lì la
loro
collocazione
dopo aver girato
non solo per
l’Italia. In
particolare, la
vettura 231,
appartenente al
progetto Ut-VeS,
è probabilmente
da identificare
con un prototipo
AERFER da 11 m
del 1954 fornito
di motore ed
avviatore
Ansaldo, servito
da modello per
le serie di
filobus
costruiti su
licenza dalla
GOSA per la rete
di Belgrado. Si
noti la
scansione dei
finestrini
diversa da
quelle delle
vetture
fiorentine e
napoletane più
sopra analizzate
(foto P.
Gregoris). |
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15. Coincide con
la costruzione
di ben cento
filobus per la
rete di Istanbul
(1959-’60) la
nascita del così
detto “progetto
UT-VeS.2”,
caratterizzato
dai paraurti al
di fuori della
vettura (e non
più inglobati in
essa) e dalla
veletta
anteriore posta
“a filo” della
carrozzeria.
Primo esempio
‘italiano’ di
queste nuove
strutture sono i
ben 84 filobus
ALFA mille /
AERFER
realizzati tra
il 1961 e il
1962 per la rete
di Napoli e
immatricolati
nelle due serie
8301÷8306 e
8001÷8078. Anche
in questo caso
le
apparecchiature OCREN-Sécheron
prevedono
l’ispezione dal
lato anteriore e
la conseguente
presenza di due
portelloni
anteriori (vettura
8048, foto P.
Haseldine) |
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16. Quasi
contemporaneamente
ai filobus
napoletani
l’AERFER
costruisce
sedici unità
destinate in
Sicilia, a
Catania e a
Palermo. Quattro
le vetture
destinate al
capoluogo
siculo, che
vengono numerate
141÷144. Si
tratta questa
volta, però, di
filobus FIAT
2405 (modello
costruito sempre
solo e soltanto
per strutture
portanti!),
dotati di motore
CV 1217 della
potenza di 92 kW
(125 HP) ed
equipaggiamento
elettrico CGE (vettura
144, coll. G. Di
Lorenzo). |
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17. A differenza
dei filobus
palermitani, che
saranno dismessi
dopo soli
quattro anni di
servizio a causa
della chiusura
della rete, i
dodici esemplari
catanesi
numerati 81÷92,
nonostante la
cessazione del
servizio
filoviario nella
città etnea,
troveranno nuova
collocazione
presso l’ATACS
di Salerno che
manterrà
inalterate le
matricole di
queste vetture
utilizzandole
per lunghi anni
sulle linee
interurbane 3 e
4 che dalla
città dell’Irno
si dirigono
verso Nocera e
Pompei. Alcuni
esemplari del
gruppo saranno
radiati solo a
metà degli anni
’80 (vettura
88, foto M.J.
Russell). |
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18.
Assolutamente
identici agli
ALFA mille
costruiti per
l’ATAN di Napoli
sono i ventisei
filobus che
l’AERFER
realizza per T.P.N. (Tranvie
Provinciali di
Napoli),
destinati
all’esercizio
della filovia
interurbana
Napoli-Aversa e
della sua
succedanea
urbana fino a
Secondigliano.
Soprattutto a
causa delle non
poche
sospensioni
della linea i
filobus del
gruppo 11÷36
avranno vita
lunghissima
raggiungendo in
efficienza gli
anni ’90 del XX
secolo (vettura
23, foto P.
Haseldine). |
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19. Al progetto
UT-VeS è da
ascrivere anche
un filobus
sperimentale
ALFA Romeo 910
AF - Pistoiesi
CGE costruito
nel 1957 e
provato su molte
reti sia
italiane (es.
Napoli, Bergamo)
che estere.
Profondamente
modificato nel
frontale sulla
base del disegno
di alcune
vetture inviate
in Sudamerica,
influenzò non
poco le linee di
alcuni autobus
fabbricati nello
stesso periodo o
poco dopo dalla
Casa toscana.
Circolata in
Italia con il
numero
‘virtuale’ 98
(come dalla foto
a fianco
dell’Archivio
ATB-BG) fu
acquisita nel
1961, come già
si è accennato,
al parco di
Venezia Lido
assumendovi la
matricola 232. |
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