È stato Massimo
Condolo,
in “Auto
d’epoca”, a definire giustamente
“pietre miliari”
alcuni veicoli
prodotti dalla
FIAT a partire
dal 1953 e precisamente
il FIAT 401 UM e
il FIAT 411 UM,
autobus che
effettivamente
hanno segnato un
enorme passo in
avanti rispetto
ai loro
predecessori per
l’adozione di
serie del cambio
semiautomatico
Marelli, ma che
hanno anche dato
vita a serie
filoviarie,
corrispondenti
dal punto di
vista meccanico
ed estetico
(almeno nella
versione FIAT-CaNSA), che
- anche se
prodotte in
numero molto
limitato
rispetto a 401 e
411 - rivestono
certamente
interesse non
foss’altro per
la loro
“tipizzazione”
rispetto a
diversi motori
ed
equipaggiamenti
elettrici. Qui
di seguito
cercheremo di
seguire
cronologicamente
la diffusione
dei FIAT 2401,
non senza aver
premesso che -
su 78 filobus
costruiti su
questo telaio -
solo nove non
sono stati
rivestiti dalla
carrozzeria
“originale”
FIAT-CaNSA, come
avremo
gradualmente
modo di
verificare.
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Il primo FIAT
2401 fu un
veicolo
sperimentale
dotato di motore
ed
equipaggiamento
elettrico
OCREN-Sécheron,
le cui
apparecchiature
erano
ispezionabili
sollevando la
calandra del
filobus.
Presentato a
Napoli nel 1953
unitamente ai
FIAT 668 /
AERFER destinati
all’ATAN, che
presentavano
uguali
caratteristiche
tecniche, fu poi
provato su molte
altre reti (es.
Bergamo,
Bologna) fino ad
approdare, nel
1965, al parco
della SFI di
Avellino che lo
immatricolò 06.
Sgradito ai
conducenti per
la mancanza di
servosterzo, fu
accantonato già
all’inizio degli
anni ’70 (foto
P. Gregoris).
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Nello stesso
1953 l’AMCM di
Modena acquistò
due FIAT 2401,
dotati però di
motore ed
equipaggiamento
elettrico
Marelli, che
furono
immatricolati
27-28. Rimase
caratteristica
di quasi tutti i 2401
la presenza
della calandra
anteriore in
tutto simile a
quella dei
corrispondenti
autobus,
compresa la
mascherina che
inglobava i
fari. Le vetture
modenesi,
abbastanza
defilate nel
parco della
città emiliana,
non ebbero lunga
vita: il loro
accantonamento
risale già al
1967 (coll.
P. Gregoris).
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Dodici i FIAT
2401 arrivati a
Torino tra il
1953 e il 1954,
immatricolati
1100÷1111. A
differenza dei
filobus sinora
citati
presentavano
apparecchiature
elettriche CGE.
Acquistati per
sostituire le
più antiquate
vetture
anteguerra si
dimostrarono
veicoli
abbastanza
validi
nell’espletamento
del servizio,
anche se non
ebbero sempre un
ruolo
significativo
nell’assetto
complessivo
dell’esercizio
filoviario
torinese. Furono
radiati
progressivamente
entro il 1978 (foto
J.H. Manara).
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Ancora un
diverso motore
ed
equipaggiamento
elettrico,
quello fornito
dal TIBB, per i
filobus 2401 che
inaugurano la
rete parmense
nel 1953:
quindici vetture
cui nel 1956 se
ne aggiungerà
un’altra uguale,
numerate (scarsa
fantasia?)
001÷016. A
differenza delle
‘vicine’
modenesi le
vetture di Parma
si dimostrarono
molto affidabili
se è vero che
saranno radiate
tra il 1985 e il
1986 quando non
pochi esemplari
erano stati
riverniciati in
arancio o in
giallo-grigio
come la 014 che
- ceduta al
Museo Nazionale
dei Trasporti -
ancora oggi sta
a dimostrare la
robustezza di
questa serie
(foto P. Gregoris). |
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51÷56: queste le
matricole dei
FIAT 2401
acquistati da
STEL-Sanremo nel
1954 per
cominciare a
sostituire le
vetture
anteguerra.
Verniciate in
bianco-blu e
dotate di
apparecchiature
elettriche CGE,
erano divisibili
in due
mini-sottoserie:
51÷53, infatti,
presentavano un
allestimento
‘suburbano’,
mentre i
restanti filobus
erano
caratterizzati
dal classico
allestimento
interurbano
tipico delle
vetture
sanremesi. Del
resto, il gruppo
fu utilizzato
quasi sempre
sulla linea per
Ventimiglia, A
parte la vettura
52, radiata nel
1968, i 2401
raggiunsero in
efficienza il
1983 (foto
A. Gilardoni).
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Pressoché
contemporanei
delle vetture
sanremesi sono i
quattro FIAT
2401 acquistati
dall’ATL di
Livorno ed
immatricolati
nella serie
56÷59. Dotati di
motore ed
equipaggiamento
elettrico
Marelli, furono
ben presto
affiancati dai
più capienti
filobus FIAT
2411 delle serie
60÷65 e 66÷71,
che finirono col
metterli in una
posizione
defilata
all’interno del
parco filoviario
livornese.
Questo non
impedì a tre
unità su quattro
di raggiungere
in efficienza il
1972 (foto
P. Gregoris). |
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Tra il 1954 e il
1955 arrivano
anche a Rimini,
per esercitare
la filovia
intercomunale
per Riccione,
cinque FIAT
2401, forniti di
motore ed
equipaggiamento
elettrico CGE.
Nonostante il
supersfruttamento,
soprattutto in
periodo estivo,
questi filobus
dimostrarono
un’invidiabile
“tenuta”: furono
infatti dismessi
solo tra il 1977
e il 1978, quasi
in contemporanea
con l’arrivo dei
primi
Volvo-Mauri (foto
P. Haseldine). |
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Il 1955, anno di
apertura della
“seconda rete”
bolognese,
arrivano nel
capoluogo
emiliano
diciassette
filobus FIAT
2401, che vanno
però distinti in
tre diverse
serie: 1401÷1405
sono carrozzati
da Garavini e
dotati di parti
elettriche
Marelli,
1406-1407 sono
parimenti
carrozzati da
Garavini, ma
sono forniti di
apparecchiature
CGE, le stesse
che sono montate
sul terzo
gruppo,
1408÷1417, che
però è rivestito
della classica
carrozzeria
FIAT-CaNSA. Ma,
come si vede
dall’immagine a
sinistra, anche
i Garavini
rispettano molto
il disegno
originale: solo
i montanti del
parabrezza e la
veletta
sporgente li
differenziano
dai CaNSA (vetture
1404 e 1416:
ambedue le foto
P. Gregoris). |
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Tra il 1956 e il
1957 vengono
prodotti per
l’ATMA di Ancona
cinque filobus
FIAT 2401, che
saranno
immatricolati
17÷21. Le
vetture
anconetane
presentavano
un’evidente
modifica del
parabrezza che -
sull’esempio dei
2411 - perdeva
l’arcuatura
tipica dei vetri
angolari;
conservavano
però la calandra
anteriore di
derivazione
automobilistica.
Dotati di
apparecchiature
TIBB, i 2401
anconetani hanno
funzionato per
quasi
trent’anni,
affiancandosi
anche alla prima
serie di
Menarini 201 e
cessando dal
servizio solo
all’arrivo della
seconda nel 1987
(foto P.
Gregoris). |
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Gli unici FIAT
2401
autenticamente
“diversi” sono
le vetture 39 e
40 dell’ARFEA
(poi ATM) di
Alessandria,
carrozzati l’uno
da SCALL, il
secondo da
Borsani, ma
tanto differenti
dal modello FIAT
quanto simili
tra loro.
Caratteristiche
principali erano
la diversa
mascherina
frontale
(peraltro
simile, ma non
uguale nei due
filobus) e i
cristalli
posteriori
angolari. Le due
vetture - dotate
di motore ed
equipaggiamento
elettrico
Marelli - furono
messe in
servizio nel
1957 e vanno
considerate tra
le meno longeve
del modello, ma
non per loro
colpa: furono
infatti radiate
nel 1974, ma in
conseguenza
della chiusura
della rete
alessandrina (ambedue
le foto P.
Gregoris).
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Nel 1958 la FAA
(Ferrovia
Adriatico
Appennino)
decide di
sostituire -
caso unico in
Italia - la
ferrovia da
Fermo a Porto
San Giorgio con
una filovia,
costruita alla
tensione di 1200
V per consentire
ai veicoli una
marcia più
veloce
soprattutto
sulle tratte in
salita. Per la
nuova rete
vengono
realizzati da
FIAT e TIBB sei
2401 (matricole
101÷106),
che
costituiranno
fino alla
chiusura della
linea nel 1977
l’unica
dotazione della
linea. Come
appare dalla
foto di P.
Gregoris, il
frontale di
queste vetture
ha perso la
calandra
“originale”,
importando il
fregio dai
contemporanei
FIAT 2411, ma ha
ripristinato
l’arcuatura dei
cristalli
laterali del
parabrezza. |
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Nel 1958 cessa
la produzione
dei FIAT 401 e
sarebbe logico
pensare che lo
stesso accada
per i filobus
corrispondenti.
Ma non è così:
gli ultimi due
FIAT 2401
vengono
costruiti nel
1960 su
esplicita
richiesta
dell’AEM di
Cremona, che
necessitava di
due veicoli di
lunghezza non
superiore a mm
10400. Le due
vetture
cremonesi
(apparecchiature
elettriche
TIBB), in
effetti,
sembrano due
2411 corti, con
il frontale
ormai
completamente
recuperato dal
modello più
lungo. Molto
resistenti,
furono impiegati
per lunghi anni,
raggiungendo in
efficienza il
1977 (foto
P. Haseldine). |
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Foto del titolo:
la vettura 1406
dell’ATC di
Bologna, FIAT 2401 F / Garavini CGE (foto
P. Gregoris).
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