Secondo quanto si legge nel volume
“L’altra Alfa” di Stefano Salvetti il filotelaio
ALFA 900 non variava rispetto a quello ALFA 800,
tanto che, nella nomenclatura ALFA Romeo, è
possibile leggere “T.900 AF (già T.800AF)”.
Le vetture filoviarie del tipo
ALFA 900 non sono altro, quindi, che la
continuazione - con il nome leggermente cambiato
- dei filobus anteguerra ALFA 800, derivati
tutti dall’adattamento di un telaio camionistico.
Partendo da questo dato ci sembra ovvio dover
unire in un’unica trattazione sia i non molti
ALFA 800 costruiti tra il 1940 e il 1944 che gli
ALFA 900, che appaiono nel 1950 e la cui
produzione cessa nel 1954. Si tratta, sia per
l’uno che per l’altro modello, di filobus di
capacità medio-grande adatti sia a realtà
abbastanza piccole sia a linee di grandi reti
bisognose però, a causa dei loro itinerari, di
veicoli di non eccessiva lunghezza.
Seguiremo
nell’esposizione la cronologia dell’immissione
in servizio delle varie vetture. |
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Il primo filobus
costruito su
telaio ALFA 800
fu un veicolo
sperimentale
carrozzato da
Macchi e fornito
di motore ed
equipaggiamento
elettrico
Marelli. Fu
utilizzato a
Napoli, in
occasione
dell’apertura
della rete, da
maggio ad
ottobre del
1940. Qui
assunse la
matricola 5800,
che conservò
anche quando fu
trasferito a
Roma, dove
rimase fino alla
fine della
Seconda Guerra
Mondiale. Nel
1947 l’ALFA 800
fu acquisito
dalla SAST di
Palermo che lo
classificò nel
suo parco col
numero 161
(Catalogo
Marelli). |
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L’anno
successivo, in
pieno periodo
bellico, furono
prodotti i primi
ALFA 800 di
serie. Si
trattava di
dieci esemplari
destinati
all’ACEGAT di
Trieste,
numerati
611÷620.
Carrozzati da
Garavini, erano
caratterizzati
da un’estetica
più filante
rispetto alla
vettura
prototipo, anche
se presentavano
del pari la
guida centrale e
tre cristalli
anteriori.
Diversa, invece,
la scansione dei
finestrini
laterali. Dalla
vettura
prototipo
ereditarono le
parti elettriche
Marelli (foto
Archivio TT-TS). |
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Non dissimili
dai filobus
triestini furono
le vetture 11÷18
della STECAV di
Como, prodotte
parimenti dalla Garavini, ma
caratterizzate
da un frontale
meno bombato.
Dotate anch’esse
di
apparecchiature
elettriche
Marelli, furono
molto più
longeve dei
veicoli
triestini.
Mentre quelli,
infatti,
cessarono dal
servizio già nel
1969, le vetture
comasche
(peraltro
costruite tra il
1944 e il 1947)
furono
utilizzate fino
al 1976 (foto
P. Haseldine). |
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Il panorama
degli ALFA 800
si completa con
un
singolarissimo
filobus,
esemplare unico,
carrozzato nel
1943 dalla
Isotta Fraschini
e dotato di
motore ed
equipaggiamento
elettrico TIBB.
Fu presente col
numero di
matricola 214
nel parco
dell’ACNIL di
Venezia Lido
fino alla
chiusura della
rete nel 1966.
Particolarissimo
il frontale di
questo veicolo,
privo di veletta
anteriore e con
il ricasco del
tetto
contraddistinto
da una sporgenza
centrale. Per
non dire della
vetratura
anteriore con
ben sei diversi
moduli e della
verniciatura del
frontale in
verde chiaro! (foto
P. Gregoris). |
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E passiamo agli
ALFA 900. Nel
1950 siamo di
nuovo a Napoli
dove arrivano
dieci filobus da
mm 10200 che
l’ALFA Romeo ha
affidato alla
SIRIO di Novara
per la
carrozzeria e
alla Marelli per
le parti
elettriche.
Eleganti nella
loro struttura
rastremata nel
frontale sono
utilizzati su
quei
collegamenti
che, nel
capoluogo
campano,
costringono alla
percorrenza di
strade strette e
tortuose come le
filolinee 202,
243 e, nel
tempo, 232.
Vengono
immatricolati da
4441 a 4450.
Nell’immagine a
lato, peraltro
molto ritoccata,
vediamo ritratta
la vettura 4445
(Catalogo
Marelli).
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Un ulteriore
filobus ALFA 900
SIRIO viene
prodotto nel
1950. Si tratta,
questa volta, di
un veicolo dalle
caratteristiche
singolari sia
per l’estetica
che per
l’allestimento
di tipo
interurbano.
Caratterizzato
da una calandra
… da autobus e
da due portine
a doppia anta,
presenta motore
ed
equipaggiamento
elettrico CGE.
Diventa la
vettura 1001 del
parco della SO.ME.TRA. di
Salerno e qui,
per la
colorazione in
avorio-verdone,
sarà
scherzosamente
soprannominata
“’o Chinotto”.
Non
eccessivamente
amato dai
conducenti,
questo filobus
fu utilizzato
quasi
esclusivamente
sulla linea
Ferrovia-Baronissi
(Centro di
documentazione
storica ALFA
Romeo). |
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La guida
centrale
caratterizza
anche il gruppo
più numeroso di
ALFA 900, quello
costruito nel
1952 da CAB per
la rete di
Bergamo: 19
unità numerate
16÷34. Anche in
questo caso si
può parlare
dell’applicazione
di un disegno
unificato ALFA,
mentre diverse
(rispetto alle
vetture sin qui
citate) sono le
apparecchiature
elettriche,
realizzate
dall’Ansaldo. Un
discreto numero
di ALFA 900
bergamaschi
raggiungerà in
efficienza il
1973 (foto P. Haseldine). |
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Altri sei ALFA
900 vengono
realizzati nel
1952. Si tratta,
questa volta, di
vetture
costruite dai
CRDA e dotati di
apparecchiature
TIBB. Vanno a
far parte del
parco
dell’ACEGAT di
Trieste con i
numeri 621÷626.
A differenza dei
veicoli sinora
trattati, queste
vetture
presentano la
guida a destra,
anche se
l’impostazione
generale del
disegno rimane
sostanzialmente
la stessa.
Utilizzati a
Trieste fino al
1971, gli ALFA
900 vengono
venduti in
efficienza all’A.T.A.C.S.
di Salerno. Qui
saranno
rinumerati
265÷270 e
verranno
adoperati
soprattutto
sulla linea 3
rossa fino al
1976 (foto P. Haseldine). |
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Al 1953
risalgono nove
ALFA 900
costruiti per
FITRAM-La Spezia
dalla Piaggio e
dotati di motore
ed
equipaggiamento
elettrico
Ansaldo (gruppo
218÷226). Il
disegno di
queste vetture
si presentava
più ‘moderno’,
grazie
all’adozione
della guida a
destra e di una
diversa
scansione dei
moduli laterali.
A rendere unici
questi filobus
fu anche l’ampia
superficie
anteriore
verniciata in
verde chiaro
detta
comunemente
“grembiule”. Ma
le prestazioni
degli ALFA 900
non furono
eccezionali,
soprattutto se
confrontate con
quelle dei FIAT
668 che
costituivano il
nucleo più
significativo
del parco
spezzino. Furono
alienati entro
il 1975 (foto P. Gregoris). |
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Su telaio ALFA
900 fu costruito
anche uno dei
più insoliti
veicoli
filoviari
italiani, la
vettura
articolata n. 21
del parco della
FPAF di Ancona
(linea
Ancona-Falconara).
Carrozzato da
Macchi e dotato
di
apparecchiature
elettriche
Marelli, veniva
giustamente
definito “filotreno”
visto che
presentava 2 x 2
assi
intercomunicanti.
Lungo ben 21390
mm e (come si
vede)
caratterizzato
da una
particolare
disposizione
degli accessi,
ad onta della
sua grande
capacità e delle
molte
innovazioni di
cui era
portatore, non
ebbe gran
successo e fu
radiato dal
parco anconetano
già nel 1968
(foto Catalogo
Marelli). |
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Avevano i numeri
di telaio quasi
consecutivi alle
vetture
napoletane del
1950, i due ALFA
900 consegnati
nel 1954 all’ASM
di Pavia
(matricole 7-8)
e a quelli erano
assai simili
perché anch’essi
carrozzati da
SIRIO e dotati
di motore ed
equipaggiamento
elettrico
Marelli. Dalle
vetture
partenopee si
distinguevano
solo per la
diversa
scansione dei
finestrini sia
laterali che
frontali. Viene
quasi di pensare
a due filobus
ricusati da
qualche
committente e
poi ‘girati’
all’Azienda
pavese che -
peraltro - li
utilizzò solo a
supporto dei
FIAT 668 (foto
P. Gregoris). |
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