di Andrea Cozzolino

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Nel 1959 l’A.T.A.N. acquisì - allo scopo di sostituire le ormai fatiscenti vetture anteguerra - ventitré filobus ALFA-Romeo 911, costruiti dall’AERFER (modello FI.711) e forniti di equipaggiamento elettrico e motore (L336/C da 150 HP) OCREN; non differivano molto, all’aspetto, dai FIAT 668 F di sei anni prima; erano solo più lunghi (di poco: 11 m contro 10.400) e presentavano porte in legno a doppio vetro con listello centrale largo. A differenza però dei precedenti veicoli OCREN erano dotati di un nuovo tipo di frenatura che consentiva di utilizzare un solo pedale che “inglobava” la frenatura meccanica e quella elettrica. Fu la prima volta - se si eccettua un filobus prototipo - che l’AERFER produceva veicoli da 11 m. È da rilevare che - ad onta della maggior lunghezza dei veicoli - rimase identica la scansione dei finestrini e venne soltanto aggiunto (subito dopo la porta posteriore) un vetrino chiuso di circa 60 cm: la stessa soluzione che già anni prima era stata adottata dalla Pistoiesi per i Lancia di Firenze (2201÷2211), vicinissimi per disegno agli ALFA 911 di Napoli.

    

Due diverse “foto di fabbrica” delle “43”, quella OCREN, che ci mostra la  vettura 4306 (coll. E. Bevere),

e quella AERFER, che ritrae in fabbrica la vettura 4301 (coll. A. Cozzolino).

Le nuove vetture furono immatricolate 4301÷4323 e destinate all’impianto di Posillipo per il servizio su 240 e 203; tuttavia, trasferite l’anno successivo al deposito “Carlo III”, pur non abbandonando mai la direttrice di Posillipo, furono frequentemente impiegate su linee vomeresi, in particolare la 221.

    

Il primo periodo di servizio degli ALFA 911: due esemplari, separati da un ALFA 900 Sirio-Marelli,

ritratti al capolinea di piazza San Luigi e la vettura 4309 lungo la via di Posillipo.

(Archivio fotografico Ruggieri)

Al Vomero rimasero stabilmente dopo l’immissione in servizio dei primi sei ALFA mille, per il breve periodo sino all’incidente della “Cesarea” e, successivamente, sia pure solo come “aiuto” agli stessi ALFA mille, sino alla fine del 1961, impiegati soprattutto sulla 207 (nel periodo estivo, allorché la linea ritornò filoviaria) e sulla 249, dopo il suo ripristino a novembre.

    

Due sole immagini (e non certo bellissime) testimoniano la presenza degli ALFA 911 in servizio su linee vomeresi:

una foto dell’Archivio fotografico Ruggieri ci mostra una vettura ferma a via G. Santacroce tabellata 242,

mentre una cartolina di piazza Medaglie d’Oro ha “immortalato” la 4310 (filolinea 249)

che si immette in via Niutta (coll. A. Cozzolino).  

Da gennaio ‘62, però, non ritornarono mai più sulle linee vomeresi, venendo utilizzati poco e male dai tre impianti nei quali erano stati divisi, non solo perché invisi al personale (erano le ultime vetture senza servosterzo e, per di più, particolarmente “dure”), ma anche proprio perché eccessivamente frazionati (8+8+7) per poter assumere una fisionomia propria; a Carlo III, in particolare, esercitavano, accanto a vetture di ben maggiore anzianità, la 231 e la 232, a San Giovanni erano addirittura relegati ai servizi mattinali e di rinforzo; solo a Stella Polare ebbero maggior considerazione, esercitando la 254b., la 256 e, poi, la 254r.b., allorché questa linea assunse carattere di continuità; dopo la soppressione del servizio filoviario vomerese, esercitarono anche le due linee circolari.

    

    

Vari impieghi degli ALFA 911 distribuiti tra diversi depositi aziendali:

la 4302 (Carlo III) è ritratta in servizio sul 231 (Archivio fotografico Ruggieri),

la 4321 (San Giovanni) è in servizio su una linea vesuviana mattinale (foto M. Kaiblinger),

mentre 4307 e 4309 (Stella Polare) esercitano rispettivamente le linee 254 barrata e CS

(ambedue le foto P. Gregoris).  

Eppure, a livello tecnico, si era cercato di migliorarli, sia con l’applicazione, su tutti i filobus della serie, del freno di emergenza tipo Westinghouse, sia cercando di risolvere il problema della rigidità dello sterzo: in particolare, nel 1965, alla vettura 4301, fu applicato un dispositivo (non un vero e proprio servosterzo), che rendesse più dolci le manovre in curva, e il filobus, ridipinto coi paraurti verde chiaro quasi per avvicinarlo (almeno esteriormente) agli ALFA mille, fu spostato a San Giovanni (in cambio di 4317: in seguito anche 4323 sarebbe passato a “Carlo III” in prestito per un certo periodo), nel tentativo di allargare l’impiego delle “43” in quell’impianto; ma non si ebbero i risultati sperati, sicché si pensò a montare sugli ALFA 911 la stessa “idroguida” degli ALFA mille: la modifica interessò dapprima 4318, poi, nell’ordine, 4301, 4313, 4310, 4321, 4319: anzi, quest’ultima vettura fu ridipinta in arancio ministeriale e, all’interno, con la stessa vernice delle “80” ricostruite a Roma, quasi ad assimilarla idealmente alla serie più recente. Ricevette anche i finestrini tipo Klein adottati sugli ALFA mille in sede di ricostruzione.

L’unica immagine della vettura 4301 dopo la ricostruzione e l’applicazione del servosterzo.

Fotografata in prossimità del deposito “Stella Polare”, è in servizio

sulla filolinea 255 rossa (Napoli-Torre del Greco) (foto M. J. Russell).

Ma già, intanto, altri filobus della serie venivano invece accantonati: prima 4323, già declassato a trasporto materiali, quindi 4302, 4317, 4320, 4322; a trasporto materiali veniva intanto declassato 4303. Dopo l’unificazione del servizio filoviario a Stella Polare (1979) rimasero in esercizio solo le vetture col servosterzo, mentre gli altri filobus, benché ancora efficienti, venivano smistati (per necessità di spazio e forse in attesa di una ricostruzione che mai ci fu) tra gli impianti di Carlo III (autoviario) e Fuorigrotta (tramviario e in via di dismissione), e in quest’ultimo deposito arrivarono, a fine ‘80, anche 4301 e 4321; gli ultimi quattro filobus resistettero peraltro per poco tempo, e solo la “ricostruita” 4319 risulta (ma solo negli inventari aziendali) ancora in efficienza sino al 1985. Nel 1981 la prima alienazione per le vetture senza servosterzo, nel 1986 quella dei sei esemplari residui.

 

    

    

Nell’ultimo periodo di ‘vita’, le “43” sono destinate all’utilizzo esclusivo della 254 rossa barrata,

come dimostrano le quattro belle foto scattate da M.J. Russell nel 1978. Vediamo nell’ordine la 4304 a piazza Garibaldi,

la 4315 mentre da corso Malta si immette su via Lahalle e due vetture riverniciate in arancio-grigio (4305 e 4314)

ritratte ai due capolinea, la prima al corso Malta, la seconda a Portici, piazza San Ciro.

L’immagine del titolo è tratta da un dépliant OCREN e raffigura la vettura 4306

con lo sfondo di Posillipo (coll. G. Reppucci).  

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