Come vado affermando ormai da trent’anni, i
nostri soci sebbene animati dalla stessa passione per le ferrovie la
coltivano in maniera non poche volte singolare e personale. Le
riunioni che con cadenza si susseguono presso la sede sociale hanno
proprio lo scopo di cercare di omologare le varie passioni ovvero
trasferire, dall’uno all’altro, campi hobbistici inesplorati.
Una prima distinzione la possiamo fare tra amanti
del modellismo e delle ferrovie reali.
Se per il primo campo si possono creare
sottoinsiemi del tipo, analogico, digitale, scala H0, scala N e così
via, anche il secondo si presta ad ipotesi di sottoinsiemi. Penso
alle ferrovie nazionali, alle ferrovie secondarie, alle ferrovie
americane, ai tram che sono pur sempre ferrovie, e via dicendo. Ecco
perché quando qualcuno, che non mi conosce bene, definisce la mia
passione con un pensiero superficiale e critico che un uomo anziano
come me possa ancora giocare con i trenini, mi viene un tale
scoramento che il più delle volte lo lascio nella sua presunzione.
Immagino infatti che sia tempo sprecato cercare di chiarirgli le
idee circa le varie sfaccettature che può assumere un hobby. Il
campo modellistico m’interessa marginalmente perché in realtà mi
piacciono le ferrovie secondarie (anche quelle dismesse), i tram e,
autentica sorpresa, i sistemi innovativi e bizzarri di trasporto
che, in tutti i tempi, geniali inventori hanno progettato per dare
una sincera mano all’umanità che aveva un bisogno sempre più
crescente di muoversi in tanti ed in fretta.
Pensando al presente, mi ha entusiasmato il
sistema Leitner Minimetro di Perugia che sono corso a collaudare
(vedi articolo e filmato su questo sito). Idem vale per il sistema
VAL di metrò automatico inaugurato di recente a Torino. Anche se,
devo dire, preferisco il primo che, pur nella sua maniacale
efficienza, mi ricorda una giostra con le sue emozioni e sorprese.
Ad essere pignoli anche il tram su gomma Translohr di Padova (e
quanto prima anche a Venezia) è annoverabile in questo genere. Ed il
vecchio?
Il vecchio mi commuove e mi affascina nello stesso
tempo. Mi commuove il pensare alla lungimiranza dei suoi inventori
che si resero autori di opere che, il più delle volte, furono
ostacolate dall’opinione pubblica. Mi affascina pensando alle
soluzioni innovative che talvolta furono boicottate in quanto
ritenute, per paradosso, troppo moderne.
Certo la storia di queste novità non è sempre
uniforme. Per esempio la monorotaia di Torino ‘61, brevetto Alweg,
avrebbe potuto costituire efficiente laboratorio per future
applicazioni; invece dopo l’evento fu smantellata. Sappiate che quel
‘61 sta per 1961, oltre 50 anni fa! Come pure il più recente
Aerotrain Bertin che sembrava dovesse rappresentare l’economica ed
efficiente soluzione per l’alta velocità francese, avendo dato
ottimi risultati nei collaudi. Secondo una suggestiva "spy story",
esso fu boicottato per dare spazio e risorse economiche, al nascente
progetto TGV. Credo invece e con un concetto
pratico, che fu solo la
prematura morte del suo geniale inventore a decretarne la fine.
Un’immagine della monorotaia Alweg nel
parco Italia ‘61 (Cartolina collez. G. Fiorentino).
Non
mancano neanche esempi di sistemi che hanno sfidato gli anni, i
secoli ed i conflitti mondiali per restare ancora oggi in onorato
servizio fornendo spesso un utile aiuto ai sistemi convenzionali. E’
il caso della ferrovia sospesa di Wuppertal (Germania) che, grazie
al suo avveniristico concepimento, ha superato i cento anni di vita.
Dello stesso autore ingegnere Eugene Langen la singolare
funicolare di Dresda, l’unica al mondo con le vetture sospese ad una
trave e che per miracolo passò indenne attraverso la guerra (vedi
articolo su questo sito).
Le mete citate (tranne Torino ‘61, in verità un
po’ lontana nel tempo) hanno animato i miei sogni notturni che ho
potuto rimuovere solo in occasione di indimenticabili viaggi per
poterne verificare di persona la tecnica e l’efficienza.
Un
convoglio della ferrovia sospesa di Wuppertal.
(Foto di G. Fiorentino)
Questo lungo preambolo mi è servito per
introdurre l’argomento dell’articolo che è quello della funicolare
di Oberweissbacher Bergbahn (Turingia Germania già DDR) che per
molteplici aspetti ha requisiti di singolarità che giustificano un
viaggio per poterla osservare, utilizzare e fotografare. Ed è
proprio quello che ho fatto durante l’estate 2013.
Come si può osservare dalla sottostante piantina,
questo impianto è in realtà l’anello centrale di un sistema
articolato tra una linea ferroviaria a valle con trazione termica ed
una breve ma graziosa linea ferroviaria a monte, a trazione
elettrica. Preferisco iniziare la descrizione proprio dalla
funicolare esponendo i motivi della sua singolarità.
Piantina esplicativa
delle tre ferrovie descritte (Da sito istituzionale).
Essa fu aperta al pubblico il mese di marzo 1923
dopo un anno in cui fu riservata al traffico merci. Ha un tracciato
di circa 1350 metri che mette in comunicazione il villaggio di
Obstfelderschmied con Lichtenhain. Lo scartamento è di mm. 1800 il
che lo rende davvero singolare. La funicolare funziona per quanto
riguarda la trazione, come tanti altri impianti simili nel mondo:
una vettura sale, l’altra scende e si incrociano a metà strada. Però
di queste due vetture, una è posizionata sui binari in pianta
stabile, mentre l’altra è installata in via precaria su una specie
di cuneo (in sostanza un triangolo isoscele in sezione). Questo
carrello ospita un tratto di binario a scartamento standard 1435
(ciò spiega i 1800 mm. della base) che accoglie ora una vettura
estiva "plein air", ora una vettura chiusa invernale, ora un carro
merci, od altro, che ha necessità di essere portato sulla linea
ferroviaria di vetta. Com’è intuibile, un intelligente sistema di
piattaforme girevoli, sia a monte che a valle, rende il
trasferimento dei carri o il cambio stagionale della vettura,
oltremodo facile e rapido.
La vettura chiusa della funicolare e ...
... quella aperta "kabrio wagen" (Foto di G. Fiorentino).
La vettura chiusa, in
attesa del turno della stagione
fredda
e ...
... primo piano del sistema di accesso al
carrello provvisto di binario (Foto di G. Fiorentino).
Il percorso viene coperto in circa 18 minuti
superando un dislivello medio del 25%. Certo non si può dire che la
velocità sia la sua dote più apprezzabile, ma d’altro canto è tanto
ameno il contesto, specie se effettuato con la carrozza aperta (kabrio
wagen) che non si vorrebbe mai scendere. Una cosa strana: il
conducente che scorta le vetture senza alcun compito particolare, si
diletta a fornire (in tedesco) notizie turistiche lungo il percorso.
Non disdegna peraltro di offrire, a pagamento, bottigline di un
miracoloso digestivo preparato con erbe locali.
Arrivati in cima, ci attende sulla sinistra della
stazione un piccolo museo di cimeli raccolti da una benefica
associazione locale di feramatori ed una buvette a tema. Ma in
verità non c’è molto tempo in quanto è pronto il grazioso treno,
questa volta convenzionale, elettrificato ed a scartamento ordinario
che ci condurrà a Cursdorf. La lunghezza della linea è di circa 2640
metri con alimentazione a 600 volt (alla nascita e fino al 1982 a
500 volt). Il materiale rotabile è funzionale ed un po’ buffo.
Infatti si avvale del progetto in scala ridotta (intendo corto)
delle vecchie vetture della metropolitana di Berlino (classe 479) di
cui conserva la livrea bicolore. Le elettromotrici in servizio sono
tre ed alcuni veicoli di servizio, di cui uno spazzaneve, completano
la dotazione. Questo tratto di ferrovia di montagna, che in realtà
viaggia in piano, prende il nome di Adhasionsstrecke.
La vecchia gloria loco da miniera mm. 620
nel piccolo museo all’aperto (Foto di G. Fiorentino).
Una carrozza dismessa offre confortevole
ristoro e buvette ai passanti
e ...
... il grazioso convoglio della ferrovia
di montagna (Foto di G. Fiorentino).
Alla
fine del mio breve reportage di questa interessante zona della
Turingia, non mi resta che parlare della terza linea (la più lunga
che completa questo interessante sistema ferroviario) ossia la
ferrovia di base. La potete individuare sulla cartina in colore
verde (Schwartzatalbahn). Essa collega le città di Rottenbach con
Katzhutte transitando per la stazione a valle della funicolare.
La sua costruzione risale ai primi anni del 1900
quindi ben prima dell’apertura della funicolare. E’ parte della rete
delle ferrovie federali (DB), con scartamento ordinario, trazione
termica ed una lunghezza di circa 26 chilometri.
Un carro torre attende un eventuale
intervento in linea.
(Foto di G. Fiorentino)
Oggi il servizio viene espletato da automotrici
singole (TD) di costruzione Alstom (progetto comune con SNCF
Gruppo X 73500) che ho
trovato di grande confort ed attualità. Esse furono costruite tra
gli anni 1999-2004 in 40 esemplari e destinate, per lo più, alle
ferrovie regionali della Turingia.
Da un punto di vista amministrativo, le tre
ferrovie sono gestite come detto dalla DB. Ciò consente una
conveniente politica di tariffe. Ad esempio, ho pagato 9 euro per un
biglietto integrato per scorrazzare tutto il giorno sulle tre
ferrovie. La regione della Turingia non è proprio dietro l’angolo,
però se vi trovate da quelle parti passateci qualche oretta. Vi
assicuro non ve ne pentirete.
Automotrice Alstom della Schwarzatalbahn in
un idilliaco contesto (Foto di G. Fiorentino).
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