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di Gennaro Fiorentino
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Perché si chiamino “Castelli Romani” o più semplicemente “I castelli” per antonomasia, nessuno se lo chiede più. Basta la parola per evocare immagini di verde, frescura, vedute, laghi e perché no, suggestioni eno-gastronomiche legate a panini con la porchetta innaffiati dal vino di Frascati. Se poi di castelli se ne vedano pochi o punto, sembra poco interessante per chi ci vive o per chi ci viene in gita o vacanza. Si tratta, per quei pochi che non lo sanno, di quella felice zona posta a sud di Roma e costituita da paesini e villaggi alle falde dei Colli Albani. Certo anche qui l’urbanizzazione si è fatta sentire; ma sembra che lo abbia fatto in maniera più discreta, meno prepotente, tanto da conservare a questa zona ancora quei caratteri peculiari che ne fanno un posto davvero speciale ed unico. Una volta tutti questi villaggi erano collegati da una fitta rete di linee tramviarie: erano “I tram dei castelli” gestiti da una società dal nome popolare: la STEFER, o come dicono da quelle parti: la Stefereee. L’immagine antica delle vetture, in principio addirittura a due piani o dette anche “con l’imperiale”, di sicuro seduce il trammofilo suscitandogli sentimenti di nostalgia. Ma nello stesso tempo quel servizio dava un contributo, o l’avrebbe dato considerando le modeste immissioni, al mantenimento della bontà dell’aria. Ma ormai è il mezzo gommato che la fa da padrone con tutti le controindicazioni del caso. Quando il tram raggiungeva ogni angolo dei Castelli, c’era tuttavia uno dei paesi che non fu mai servito dal mezzo di trasporto ecologico per eccellenza: Rocca di Papa (m. 680 slm). Per arrivare sulla sommità del grazioso paesino posto alle falde del Monte Cavo, il 10 Ottobre 1906 fu aperta all’esercizio una funicolare (Foto 1), la prima delle due che entreranno in servizio nel tempo. Essa partiva dalla località detta Valle Oscura per arrivare al centro del grazioso villaggio (Foto 2). Foto 1 - Una vettura della vecchia funicolare ad acqua. (copia anastatica)
Foto 2 - La stazione superiore della vecchia funicolare ad acqua.
Per offrire un intelligente sistema di interscambio, fu deviata la linea tranviaria che transitava in località Squarciarelli che in questo modo poteva arrivare presso la sua stazione inferiore. Squarciarelli di cui si parla, è proprio quella della canzone “Arrivederci Roma” ed è altresì il nome di un ristorante ivi presente. Questo impianto aveva caratteristiche che ancora oggi la rendono degna di interesse. Con una lunghezza di 330 metri, riusciva a superare un dislivello di 105 metri. Era dotata di due vetture (ascendente e discendente) ed era ad acqua. Il semplice principio era il seguente. La vettura a monte riempiva d’acqua il capace serbatoio di cui era dotata aumentandone parecchio la massa, quindi riusciva agevolmente a scendere per gravità, trascinando in alto la gemella cui era legata da un cavo. Una volta giunta alla stazione inferiore, scaricava il serbatoio perdendo di peso mentre l’altra vettura stava effettuando l’operazione reciproca. Come abbiamo visto in altri impianti simili, le ruote esterne avevano doppio bordino, mentre quelle interne un solo bordino. In questo modo gli scambi erano privi di parti mobili e i veicoli potevano procedere agli incroci senza nessun problema. Il 28 Luglio 1932, un impianto completamente nuovo prese il posto di quello ad acqua, che tuttavia funzionò egregiamente fino al giorno precedente, il 27 Luglio. Infatti la nuova funicolare era posta a circa un chilometro da quella vecchia. Andando in pensione la vecchia, andò in quiescenza anche lo spezzone tranviario costruito tipo tronchino (Foto 3).
Foto 3 - La stazione inferiore della funicolare del 1932: si noti la vettura tranviaria della rete dei Castelli in sosta.
La località di partenza a valle era Valle Vergine. Anche in questo caso fu costruito un raccordo tranviario ad hoc: tuttavia non più binario tronco, ma un ampio anello che consentiva alle vetture tranviarie un’agevole giratura (Foto 4). La funicolare di Valle Vergine era servita da due vetture con una capacità ciascuna di 80 posti (tra seduti ed in piedi) che arrivava anch’essa al centro (Foto 5). Le ruote, come al solito, avevano bordini secondo tecnica comune e viaggiavano su uno scartamento di 1200 mm. Come detto, la trazione si avvaleva di due motori posti a monte (ordinario e di emergenza) per la manovra dell’argano del cavo di trazione; mentre un pantografo posto sul tetto forniva l’energia per i servizi e la comunicazione con la cabina comando. Il tragitto era lungo 313 metri. Oggi la funicolare di Valle Vergine non è più in funzione; cessò il servizio il 15 Gennaio 1963, preceduta dalla fine del corrispondente servizio tranviario di un mese prima. Vi risparmio immaginabili commenti di rimpianto e nostalgia per un servizio che avrebbe nobilitato questa zona, rendendo il centro di Rocca di Papa ancora di più a misura d’uomo.
Foto 4 - Un'altra bella immagine della Stazione Inferiore nella quale è ben evidenziato il cappio di ritorno per il rientro delle vetture tranviarie.
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Foto 5 - La Stazione Superiore come si presentava negli anni '50.
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