di Andrea Cozzolino

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Nella quarta strofa dell’Inno d’Italia Goffredo Mameli ricorda alcuni degli episodi più significativi delle rivolte di popolazioni italiane contro l’oppressione straniera, dalla battaglia dei Lombardi contro il Barbarossa nel 1176 ai Vespri Siciliani. E menziona anche Giovan Battista Perasso, detto “il Balilla”, che – secondo la tradizione – diede inizio alla sollevazione dei genovesi contro gli absburgici nel 1746:

 

Dall'Alpi a Sicilia

Dovunque è Legnano,

Ogn'uom di Ferruccio

Ha il core, ha la mano,

I bimbi d'Italia

Si chiaman Balilla,

Il suon d'ogni squilla

I Vespri suonò.

 

Sulla figura, a metà tra storia e leggenda, del “ragazzo di Portoria” la retorica fascista costruì, com’è noto, l’«Opera Nazionale Balilla», tesa alla “fascistizzazione” dei ragazzi tra i 9 e i 13 anni, e Balilla divenne in quel tempo ben presto sinonimo di “ragazzo”. Del resto, si sa che con questo nome la FIAT battezzò la più fortunata delle vetture ‘piccole’ prodotte a ridosso delle “grande crisi” del ’29.

 

     

Nel 1930 l’Azienda Comunale dei Trasporti di Napoli ordinava alle Officine Ferroviarie Meridionali due tram a carrelli “tipo Peter Witt” forniti di due porte, una anteriore ed una centrale, secondo il modello delle “28” milanesi. Alle due vetture prototipo sarebbero seguite altre quattro unità consimili e – tra il 1934 e il 1935 – ben cento tram “di serie” dotati però di porte estreme. Ma, nello stesso periodo, l’Ente Autonomo Volturno, divenuto gestore del servizio autotramviario di Napoli dal 1° gennaio 1931, si rese conto della necessità di dotarsi, per l’utilizzo su specifici percorsi, di motrici di più ridotte dimensioni, che tuttavia seguissero, nello schema generale, il modello delle “Peter Witt”. Fu così deciso di affidare alle stesse O.F.M. la costruzione di due tram prototipo, utilizzando allo scopo il truck di due vetture di due diverse serie: nel primo caso ci si servì di quello di un tram della serie “O.F.M. 1912”, la 544, nel secondo di quello di una carrozza costruita nel 1922 dalle Officine Meccaniche Italiane di Reggio Emilia (una “Reggiane”), numerata 639. In ambedue i casi si trattava di un Brill 21/E, che venne però allungato alla misura di mm 2400. Ambedue i nuovi tram erano portatori di una significativa novità: la cassa metallica a sala unica, che li accomunava alla serie ‘maggiore’ non meno della forma, che ripeteva esattamente lo schema delle “Peter Witt”, ma in piccolo. Come chiamare allora queste vetture se non “Balilla”?

La 544 e la 639 differivano significativamente tra loro: la prima era bidirezionale, secondo l’uso più comune del tempo, la seconda unidirezionale come le “Peter Witt”, ma i due tram erano accomunati dalla motorizzazione, essendo ambedue dotati di due motori CGE CT 139K che erogavano una potenza complessiva di 114 CV.

La vettura bidirezionale 544 e i suoi interni:

si notino i sedili predisposti per essere adeguati al senso di marcia (Archivio Storico Ansaldo).

Il prototipo unidirezionale 639 (Archivio Storico Ansaldo).

Nel 1935 alle vetture prototipo seguirono trenta unità di serie, anch’esse realizzate tutte servendosi di truck Brill 21/E (sempre opportunamente “allungati”) provenienti da tram demoliti appartenenti a gruppi ormai obsoleti. Unica differenza fu la motorizzazione, giacché su queste vetture – fornite di controller tipo B4, si preferì montare due motori Ansaldo LC 245 (116 CV). Anche all’interno si ripeteva lo schema delle “Peter Witt”, qui con undici posti a sedere disposti lungo le fiancate; la capienza complessiva delle vetturette, che vennero classificate nella nuova serie 401÷430, era di 50 passeggeri.

La motrice 422 in servizio sull’8 ritratta di fronte

alla vecchia Stazione Centrale di Napoli (foto Konrad, coll. Bevere).

In epoca pre-bellica, le “Balilla” vennero impiegate pressoché esclusivamente sulle linee 8 (nera e rossa) e 24 che dalle adiacenze della Ferrovia raggiungevano con diversi itinerari il Vomero, e gran parte delle immagini di questi tram li ritraggono infatti in servizio su queste linee, alle quali rimasero ‘fedeli’ anche durante e dopo la II Guerra Mondiale. Solo che, alla fine del conflitto, le “Balilla” erano diventate 27 (a parte i due prototipi) perché la vettura 408 era stata demolita per i danni subiti durante un bombardamento, mentre 402 e 420 erano state “sacrificate” dall’Azienda per realizzare la sezione anteriore delle due articolate a cassa metallica 1151 e 1152. Quanto alle due vetture prototipo, la 639 fu riclassificata prima 402 e poi 400 (mentre il n° 402 veniva “riempito” dalla 430); la 544 fu invece “adeguata” alle altre “Balilla”, resa unidirezionale e rinumerata 399.

La 544 è diventata 399, è stata modificata in unidirezionale ed assegnata al deposito Garittone.

Qui è a piazza Dante, capolinea della tramvia 62 (coll. Marzorati).

Nel dopoguerra le “Balilla” vengono spesso utilizzate sulla linea 12 (piazza Dante-piazza Nazionale).

La 426 è ritratta al corso Umberto I (Archivio fotografico Ruggieri).

Ancora anni ’50: la 425 esercita la storica linea 3 (Archivio fotografico Ruggieri).

 

Con la trasformazione in filoviario del servizio tramviario vomerese, le “Balilla” vennero distribuite tra gli impianti aziendali di Garittone (utilizzo esclusivo sulla linea 62), di Fuorigrotta (dove operarono soprattutto sulla linea 4 per Agnano, ma anche in supporto alla 3) e di San Giovanni (linea 29). Dopo il 1960, anno in cui sia le tramvie per i Comuni del Nord che la 4 scomparvero, le “Balilla” furono quasi tutte concentrate a San Giovanni e utilizzate sulla “nuova” linea 4 (Barra-Piazza Vittoria) e sulla 29 rossa (Barra-Piazza Nazionale). Gradualmente allontanate dal servizio nella prima metà degli anni ’60, furono tutte radiate a fine ’64 (soppresione della tramvia 34) ed inviate alla demolizione nell’anno successivo. Ultima motrice a circolare per le strade cittadine (declassata a “Servizio Impianti Fissi”) fu la 423 (peraltro privata delle matricole), sopravvissuta in efficienza per qualche mese alle sue consorelle. E ancora oggi ci si chiede perché – di un tram-simbolo della rete napoletana – non si sia pensato si preservare almeno un esemplare!

Negli ultimi anni di servizio le “Balilla” vengono utilizzate

sulle linee 4 (motrice 424, coll. Ogliari) e 29 rossa (motrice 404, coll. Amori).

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