di Andrea Cozzolino

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Il 1913 potrebbe essere (come vedremo il condizionale è d’obbligo) l’anno dell’immissione in servizio sulla rete napoletana di venti tram che, nelle elencazioni in nostro possesso (che partono dalla metà degli anni ’20), sono definite “Franco CT 125”. In esse appaiono classificati 51÷70, numeri che però – in parte – corrispondono ad altrettante motrici aperte appartenenti al più vasto gruppo 31÷70 acquistato dalla S.A.T.N. (Societé Anonyme de Tramways Napolitains) a ridosso dell’arrivo nel capoluogo campano delle trenta motrici di prima fornitura.

Ora, se è vero che il 1912 segna molto probabilmente la fine dell’utilizzo delle motrici aperte, non è impossibile che i truck del residuo gruppo di queste (molto più difficile individuare la sorte e l’eventuale rinumerazione di 31÷50) siano stati utilizzati per realizzare altrettanti tram chiusi, le cui casse – all’aspetto – sembrano essere simili a quelle delle precedenti motrici “belghe” e che potrebbero esser state quindi costruite dalla “Società Franco Belga” (donde l’appellativo di “Franco”), mentre la novità sarebbe costituita dall’utilizzo dei motori CT 125 prodotti dalla CGE proprio a partire dal 1913. Del resto, non vi sono in questo lasso di tempo ordinativi di truck alla Brill che possano ‘coprire’ questo piccolo gruppo. Forniti di una motorizzazione abbastanza potente (due motori per complessivi 86 CV) questi tram furono dapprima indirizzati verso le linee vomeresi per essere successivamente utilizzati (una volta arrivate vetture ancor più potenti) su linee pianeggianti. Rinumerati dall’Ente Volturno 301÷320, essi furono completamente ristrutturati nel 1936. Le loro casse furono sostituite con quelle delle rimorchiate del gruppo 1401÷1420, costruito dalle O.F.M. appena dieci anni prima. Diciotto esemplari del gruppo sopravvissero anche alla Seconda Guerra Mondiale e vennero ricompattati nella serie 201÷218.

Da dati degli anni ’50 sappiamo peraltro che due sole unità, 203 e 208, arrivarono indenni fino al 1957 impiegate sulle linee in uscita dal deposito “San Giovanni”.

 

Affiancate in deposito, le motrici 67 e 68 posano per un’immagine ufficiale. La cassa appare più moderna di quella delle vetture ‘belghe’ più anziane. Ma è frutto di ‘costruzione’ o di ‘ricostruzione’? (Archivio E.A.V.).

       

Ancora la motrice n. 67, qui ritratta in servizio sulla lunga linea 4, che univa il Museo alla Torretta (coll. E. Bevere) e la n. 59 mentre percorre via Nazario Sauro in servizio sulla linea 25. Non si può fare a meno di restare ammirati di fronte all’eleganza della palificazione tramviaria (coll. A. Cozzolino).

       

Due immagini del dopoguerra, entrambe risalenti al 1949, delle “vecchie” CT 125. La cassa ormai sostituita e omologata ad un disegno unificato non lascia più trasparire le caratteristiche originarie di questi tram.

(ambedue le immagini provengono dall’Archivio A.N.M.)

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