Convoglio composto da motrice e rimorchiata
“di tipo estivo” in servizio sulla linea 28, Napoli-Ponticelli (Archivio ANM).
L’annuncio della soppressione della linea
34, che coincide anche con l’eliminazione delle
ultime motrici a due assi napoletane, le
“Balilla”.
Orbene, questa tranvia, che per poco
più di un anno costituì l’estrema propaggine
delle tranvie napoletane verso la periferia
cittadina, fu soppressa proprio cinquanta anni
fa, esattamente il 26 ottobre del 1964, anno
infausto per le linee di tram a Napoli che già
il 1° aprile avevano perso la storica, gloriosa
linea 3. Ora, mi sembra che il miglior modo per
commemorare questa linea solo apparentemente
marginale sia ripercorrerne brevemente la storia
…
Già nelle prime
elencazioni di tranvie concesse alla Societé
Anonyme de Tramways Napolitains (S.A.T.N.: la
“Belga”) – tra le linee definite “fuori di
città” – appare un collegamento tra Napoli e
Barra, in seguito prolungato fino a Ponticelli:
bisogna ricordare, infatti, che oltre un
centinaio di anni fa (perché questi sono i
tempi!!!) Barra, Ponticelli ed altre realtà
limitrofe al capoluogo campano erano Comuni a sé
stanti, con proprie amministrazioni. Ne consegue
che, quando la S.A.T.N. numerò le proprie linee
ed inserì quelle extraurbane nella serie “20”,
il nostro tram acquisì il numero 28. Nel 1919, a causa di profondi
contrasti tra la “Belga” e il Comune di Napoli,
a questo rimasero in gestione le linee urbane
(tramite la A.T.C.N.: Azienda Tranviaria del
Comune di Napoli), mentre la S.A.T.N. continuò
ad esercitare le interurbane che però – dato il
progressivo accrescersi delle tranvie e forse
anche per segnare nettamente la differenziazione
dei due esercizi – vennero inserite nella nuova
serie “50”, conservando però la cifra finale,
sicché la ‘nostra 28’ divenne 58 e con questo
numero pervenne all’A.T.C.N. nel luglio del 1927
quando la S.A.T.N. venne definitivamente esclusa
dal servizio tranviario riunificato sotto le
insegne del Comune di Napoli.
Un orario S.A.T.N. del 1914 e una guida di
Napoli del 1921 ci testimoniano il ‘passaggio’
numerico
della linea per Ponticelli da 28 a 58 (coll. A.
Gamboni - M. Pirone).
Attenzione, però: nel 1925 un
provvedimento del Governo fascista aveva
sottratto l’autonomia a molti dei Comuni che
cingevano Napoli e che nel frattempo, a causa
dell’espansione del tessuto cittadino, erano
stati quasi in esso inglobati, definendoli
Comuni aggregati e sottoponendoli
all’amministrazione del capoluogo campano: tra
questi anche Barra e Ponticelli. Poteva allora
una linea divenuta urbana conservare il numero
58? Secondo gli Amministratori e i dirigenti
aziendali dell’epoca certamente no, per cui fu
necessario operare un’ulteriore
riclassificazione: fu così che la linea Napoli –
Barra – Ponticelli divenne 34!!!
Ma qual era il percorso della 34 e delle linee
che l’avevano preceduta? Partendo da piazza
Municipio – che all’epoca era il capolinea
urbano di molte linee dirette verso i Comuni
vesuviani – il tram percorreva via Marina,
raggiungeva via Reggia di Portici e quindi corso
San Giovanni a Teduccio. Qui, un po’ prima del
deposito aziendale, svoltava a sinistra su via
Nicolangelo Protopisani arrivando così a Barra
da dove puntava verso Ponticelli dopo aver
percorso il tratto più impegnativo, l’acclive
Cavalcavia Abbeveratoio. Il capolinea suburbano
era sito in piazza Aprea in prossimità di una
nota basilica dedicata alla Madonna della Neve.
Motrice a due assi in servizio
sulla linea 34 fotografata a Ponticelli
con lo sfondo della chiesa di S. Maria della
Neve (coll. V. Simonetti). Le vicende successive a
quest’ultimo mutamento tabellare sono molto
scarse. In pratica, ricorderemo solo la
sospensione della linea per motivi bellici nel
1943 e il suo ripristino in forma ridotta – alla
fine del conflitto – sulla tratta Napoli-Barra:
in questo periodo la tranvia assunse la
classificazione di 34 barrata, linea che
peraltro fu mantenuta in servizio come ausilio a
quella per Ponticelli anche dopo la sua
riattivazione.
Due diverse immagini del 34 nel dopoguerra
(ambedue le foto dell’Archivio ANM risalgono al
1949).
Anche se limitata a Barra la linea è sempre
servita dalle potenti motrici GE 57.
Da notare
anche che il tram n. 27 (a destra) è ripreso in via Stella
Polare, strada che tutte le linee “vesuviane”
percorrevano nel dopoguerra per arrivare alla
Ferrovia. Ad aprile del 1950,
precisamente il giorno 16, unitamente a tutti i
tram provenienti dalle zone vesuviane, il 34
venne limitato (per motivi di viabilità:
ricordiamo che, a causa dei danni subiti
dall’armamento in via Marina, tutte le linee
erano costrette a percorrere Corso Umberto I)
alla Ferrovia, capolinea che raggiungeva
transitando per via Stella Polare (oggi Corso
Lucci).
Le linee ATAN dirette verso la zona vesuviana in un
pregevole disegno conservato nell’Archivio ANM.
È chiaramente distinguibile il ramo che si
dirige verso Barra e Ponticelli.
Il 34 comincia ad essere servito da motrici a
carrelli: qui vediamo la 972,
ancora allo stato d’origine e dotata quindi di 4
motori LC 224 (coll. A . Cozzolino).
Fu alla fine degli anni ’50, quando la vecchia
Stazione Centrale venne demolita e il tessuto
urbano dell’intera piazza Garibaldi e delle sue
adiacenze fu totalmente sconvolto, che il 34,
unitamente al 56, il tram diretto a San Giorgio
a Cremano (unico superstite delle linee
vesuviane che sarebbe stato soppresso a maggio
del 1963), mutò di nuovo la sua percorrenza in
ambito urbano: in pratica, l’unico capolinea del
34 rimaneva quello di Ponticelli, mentre in
città il suo percorso assumeva una sorta di
circolarità, visto che il tram, proveniente da
via Marina, sostava brevemente in via Vespucci
per immettersi poi in corso Garibaldi; di qui,
svoltando a destra, imboccava via S. Cosmo fuori
porta Nolana, dirigendosi poi verso Corso Lucci
e riprendendo il suo itinerario “suburbano”. E
questo era il suo percorso quando sopravvenne la
soppressione …
Ultimi anni di servizio del 34 con la presenza
di motrici di tipo “Meridionale”
già in dotazione all’impianto di Fuorigrotta: la 970 è
in attesa di una coincidenza.
(da F. Ogliari,
Terra di primati).
Un’ultima notazione sul tanto vituperato
materiale rotabile utilizzato sulla linea 34:
dapprima, furono adoperati tram a due assi con
elevata potenza (GE 57, CT 136) che erano in
grado di superare – anche se al traino di una
rimorchiata (e capitava spesso) – il detto
cavalcavia Abbeveratoio. In seguito, per lo
stesso motivo, furono impiegate motrici a
carrelli a 4 motori, sia le ultime dotate di LC
224 sia, in tempi più recenti, un gruppetto di
CT 139K trasferite, proprio per le
caratteristiche percorsive del 34, dall’impianto
di Fuorigrotta a quello di San Giovanni.
Due diversi modelli di tram a 2 assi
presenti sul 34, una vettura dotata di motori CT139K
(282: Archivio ANM) ed una fornita di CT
136 (710: Archivio fotografico Ruggieri). |