A cavallo tra gli anni Venti e Trenta del Novecento i mezzi di
trasporto stavano subendo grandi evoluzioni e trasformazioni
tecnologiche che avevano come obiettivo il miglioramento delle
condizioni di trasporto sia in termini di confort di viaggio che
in tempi di percorrenza.
Nel settore tranviario in Italia entravano in servizio nuove
vetture a carrelli che offrivano maggiore capienza di quelle
fino a quel momento utilizzate.
È
il caso di ATM di Milano che nel 1928 acquistò e pose sui binari
della rete cittadina oltre 500 nuovi tram, peraltro ancora oggi parzialmente
in attività sulla rete meneghina.
A partire dal 1934 anche l’azienda trasporti di Bologna, sotto la
direzione dell’ingegner Giuseppe Barbieri,
si adeguò alle nuove tendenze tecniche
realizzando
le nuove vetture tranviarie a carrelli
serie “200” (numeri sociali da 201 a 229) che ottennero un
grande successo sia dal personale di condotta che dal pubblico.
Sulla scia degli ottimi risultati ottenuti da queste vetture, lo
stesso ingegner Barbieri, che due anni dopo assunse la
direzione della UITE (Unione Italiana Tranvie Elettriche), nel
1937 fece progettare un nuovo tipo di tram anche per la città
della Lanterna, dalle caratteristiche che, per l’epoca, potevano
definirsi assai rivoluzionarie e completamente all’avanguardia.
Rispetto agli altri tram in circolazione, la vettura tipo
“Genova” (così la denominazione del nuovo tram), dalle
innovative linee filanti e aerodinamiche, fu progettata con
carrozzeria portante, più leggera, che consentiva maggiore
spunto di ripresa e velocità.
Ci piace ricordare che ben presto l’utenza appioppò
all’innovativa vettura il soprannome di Littorina, traendo
ispirazione dalle coeve e popolari automotrici termiche, che
avevano fatto del loro design slanciato un punto di
forza.
Per affrontare al meglio le condizioni di pendenza e tortuosità
delle strade genovesi, la vettura fu munita di ben quattro
motori da 45 CV ciascuno.
Dal punto di vista di confort del passeggero, le particolarità
erano rappresentate, oltre che da silenziosità ed elasticità in
corsa, dalle porte di accesso di tipo elettropneumatico e dalla
disposizione interna dei sedili girevoli che si potevano
orientare nel senso di marcia, essendo queste vetture di tipo
bidirezionale.
La UITE ordinò 100 unità del nuovo tram che venne identificato
nella serie “900” (numeri da 900 a 999), assegnandone la
realizzazione, oltre che all’interno della UITE stessa, ad
importanti aziende genovesi quali Piaggio, Bagnara e Ansaldo.
Gli equipaggiamenti elettrici invece furono ordinati parte alla
CGE e parte al TIBB.
L’11 febbraio 1939 fu effettuata la corsa inaugurale della
vettura “900” sul percorso Sampierdarena-Brignole, alla presenza
della stampa e delle maggiori autorità cittadine che rimasero
entusiaste della straordinaria modernità ed avanzata tecnologia
di queste vetture.
I nuovi tram furono consegnati e collaudati
tra il 1939 e il 1940;
dapprima entrarono in servizio sulla linea 16 tra il quartiere
della Foce e quello di Pegli e in seguito sulle linee di tutta
la rete genovese.
La nuova vettura “Genova” sul
Lungomare di Pegli in una delle prime corse
di collegamento con il centro
città
(coll. Claudio Serra).
Visto il successo ed il gradimento che ottenne
il tram tipo
“Genova”, l’azienda dei trasporti pubblici di Belgrado si
interessò per un ordine di un lotto di 15 unità che passò alla
Breda,
che però non potette
soddisfare la richiesta nei termini contrattuali. Pertanto la
UITE mise a disposizione dell’azienda jugoslava sei
vetture
(numeri sociali da 984 a 989, a Belgrado numeri da 37 a 42),
integrati poi da un secondo lotto di nove unità fornite dalla
Breda su progetto UITE, di cui una di queste fu requisita a
Innsbruck nel 1944 e circolò fino al 1977 come tram n. 60.
Le restanti otto riuscirono tuttavia ad essere fornite ma non
prima della fine del conflitto bellico.
In cambio della cessione delle sei
vetture UITE a Belgrado, la Breda promise all’azienda genovese
la fornitura di quattro vetture articolate (con brevetto di
articolazione concesso dalle Officine Meccaniche della Stanga di
Padova) che vennero consegnate nel 1942 e furono identificate
con i numeri sociali da 1101 a 1104, esteticamente molto
rassomiglianti alle vetture a una cassa serie 900.
Il 6 agosto 1942 vengono immesse
in servizio le nuove vetture articolate serie 1101-1104. Qui
vediamo la 1101
in piazza Corvetto. Sullo sfondo la galleria che la collega con
piazza Portello
(coll.
Claudio Serra).
Le quattro nuove vetture articolate a tre carrelli di cui due
alle estremità ed uno al centro sulla “giostra” di
articolazione, disponevano di 167 posti complessivi, montavano
equipaggiamenti elettrici TIBB, erano lunghe 20,512 metri e
della potenza complessiva di 240 CV.
Il 20 giugno 1944 un bombardamento aereo distrusse la
matricola
995 che nell’immediato dopoguerra fu ricostruita nel tipo
unidirezionale nelle officine UITE, seppur con alcune
sostanziali differenze
distintive
rispetto alle altre vetture del gruppo a una cassa (minore
lunghezza, una porta di accesso in più al centro).
Sia le vetture “900” che le “1100”
convissero insieme agli altri tram genovesi, molti dei quali, a
partire dalla fine degli anni Quaranta, furono accorpati per
ottenere maggiore capienza sulle direttrici principali con la
costituzione di convogli articolati a due e a tre casse serie
1200, 1600 e 1700.
Siamo a Cornigliano nei primi
anni Cinquanta del Novecento.
Nell’inquadratura il tram 947 sulla linea 16 viaggia in
direzione ponente
(coll.
Claudio Serra).
1955, via Fanti d’Italia. La vettura 983 è impiegata sulla linea
24 tra Sestri e il quartiere periferico di San Fruttuoso.
Nel 1957, con la riduzione della rete tranviaria, i collegamenti
diametrali con le periferie
furono soppressi e sostituiti da linee di autobus
(coll.
Gennaro Fiorentino).
Già nei primi anni Cinquanta però si assistette alla
soppressione di diverse linee nel centro città, lasciando
gradualmente spazio ai nuovi autobus e filobus.
Altre drastiche riduzioni del servizio tranviario si ebbero nel
1957 e nel 1960 allorquando furono
eliminate
le linee periferiche, anch’esse sostituite da lotti di nuovi
veicoli su gomma.
L’inizio dell’epilogo del tram a Genova avvenne nei mesi di
maggio e settembre 1964 quando furono rispettivamente
chiuse
le direttrici per il ponente e per la Val Polcevera attraverso
la galleria Certosa, oggi sfruttata dalla metropolitana.
Dopo qualche tempo furono radiate dal servizio anche le vetture
della serie 1100 che da diversi anni esercitavano la linea 22
tra Bolzaneto e Palmaro e che furono per poco tempo immesse
sulla linea 12 da piazza Caricamento a Prato in Val Bisagno. Le
quattro articolate furono quindi messe in vendita e a loro si
interessò l’azienda dei trasporti di Neuchatel (Svizzera) che le
acquistò tra il 1966 e il 1967, rinumerandole da 591 a 594,
impiegandole sulla linea tra Neuchatel e Boudry con annessa una
breve diramazione.
La ex vettura articolata UITE
1103 è ora impiegata sulla linea 5 tra Neuchatel e Boudry a
Neuchatel.
(Foto Schelly, coll.
Gennaro Fiorentino)
A Genova rimasero in servizio solo le vetture 900, ridotte come
numero da quando
si era rinunziato anche alle linee
del ponente e della Val Polcevera.
Ma la loro sorte durò ancora breve tempo. Infatti nel novembre
1965 fu anche la linea 16 tra la Stazione Brignole e Nervi
verso la riviera di levante,
si apprestò ad effettuare l’ultimo viaggio.
1963, piazza Caricamento. Il capolinea delle linee 12 per la Val
Bisagno e 15 per Nervi era situato
in parallelo in piazza Caricamento. Nel 1964, contestualmente ai
lavori per la costruzione della Sopraelevata,
le linee furono entrambe limitate nella zona della Stazione
Brignole
ed il capolinea di piazza Caricamento soppresso
(Archivio
Publifoto Genova).
L’unica linea a rimanere in esercizio fu quella tra il centro
città e Prato in Val Bisagno. Il servizio tranviario a Genova si
concluse definitivamente nelle prime ore della mattina del 27
dicembre 1966 con l’ultima corsa compiuta dalla vettura 935.
Le vetture 900 rimasero per diversi anni in attesa di un
compratore ma, probabilmente per via dello scartamento di 1.000
mm che adottavano, non furono mai prese in considerazione da
possibili acquirenti.
Le ultime corse dei tram genovesi
sulla linea 12 furono effettuate il 27 dicembre 1966.
Qui vediamo il tram 932 in
transito nella zona di Staglieno in direzione centro città.
Sullo sfondo il viadotto della costruenda autostrada A12
Rivarolo-Sestri Levante
(Foto
Paolo Gregoris).
Alcune sequenze del film “Actung Banditi” (di Carlo
Lizzani 1951), reperibile sui noti canali streaming,
mostra una Littorina genovese in servizio. Tra l’altro,
vi si può apprezzare come la reversibilità e la
conseguente dotazione di porte ambo i lati ne
conferissero una spiccata duttilità di esercizio con
apertura sul lato sinistro nei segmenti ad un solo
binario (fronte muro). D’altronde,
trattando della lotta partigiana (anni 1943-1944),
l’esercizio dell’innovativo tram vi appare coerente da
un punto di vista cronologico (N.d.r.). |
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