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di A. Cozzolino e A. Gamboni
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Il 23 aprile del 1961, esattamente cinquanta anni fa, veniva chiusa l’ultima delle linee tramviarie provinciali napoletane ancora esistenti, la Napoli-Frattamaggiore (unitamente alla breve diramazione da Grumo Nevano a Casandrino). Era, per certi versi, la fine di un’epoca che aveva mosso i suoi “primi passi” nel 1881 (e quindi centrotrenta anni or sono) per iniziativa dell’industriale belga Éduard Otlet, che aveva ottenuto la concessione per costruire una linea di tram a vapore che dal capoluogo campano raggiungesse Caivano attraverso Casoria ed Afragola, sfruttando la direttrice di Capodichino. Ed infatti la linea di Otlet, che in realtà già aveva aperto dall’anno precedente una breve tratta da Capodichino (ove avevano sede la rimessa principale e l’officina dei tram) ad Afragola, partiva dal capolinea urbano del largo del Tiro a Segno (oggi largo Cilenti), percorreva una “sede propria” che la portava in salita fino alla Doganella, raggiungeva piazza Capodichino e di qui, voltando a destra, raggiungeva in progressione S. Pietro a Patierno, Casoria, Afragola e Caivano. |
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Tappa successiva dell’espansione delle tramvie provinciali fu la realizzazione della linea per Aversa, che proprio a Capodichino si diramava dal tronco preesistente e percorreva in rettilineo la provinciale per Roma toccando, in progressione, Secondigliano, Melito e Colonne di Giugliano (dove nasceva una diramazione per l’interno di Giugliano); di qui il tram piegava sulla destra attraversando il Comune di Sant’Antimo per ricongiungersi alla strada per Roma in località Cappelluccia e quindi arrivando, attraverso vie interne al Comune, al capolinea di Aversa, sito in piazza Magenta, ove era stata costruita una “stazione” terminale della tramvia.
Un tratto significativo del percorso urbano delle Tramvie Provinciali. Nella pianta si scorgono: in basso, segnato in rosa, il segmento di itinerario in sede propria, sulla destra il deposito di Capodichino e infine, dopo la piazza omonima, le linee dirette verso San Pietro (e quindi Caivano e Frattamaggiore) e verso Secondigliano (e Aversa). (documentazione proveniente dall’Archivio CTP). |
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Cianografia della stazione di Napoli delle tramvie provinciali, costruita in piazza Capuana nel 1886. (da F. Ogliari - Terra di primati)
Prospetto principale della stazione di Aversa, capolinea della tramvia proveniente da Napoli e di quella diretta ad Albanova (oggi Casal di Principe). (disegno di A. Gamboni) |
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Anche Napoli ebbe la sua stazione terminale, costruita in piazza Capuana, nel sito precedentemente occupato dal mercato dei maiali, in prossimità del carcere di San Francesco, in seguito edificio destinato ad ospitare la Pretura. La stazione fu inaugurata nel 1886, due anni dopo che Otlet aveva ceduto il suo pacchetto azionario alla Societé Anonyme de Tramways Provinciaux (S.A.T.P.), anch’essa a capitale belga. Tra la fine del XIX e il principio del XX secolo le linee dei tram provinciali furono progressivamente elettrificate, prima la Napoli-Aversa, aperta all’esercizio il 5 maggio 1901, poi la Napoli-Caivano il 13 maggio dell’anno successivo. Nel frattempo, la S.A.T.P. aveva ottenuto la concessione per un’ulteriore linea, che si dipartiva da quella di Caivano in località Villa Elisabetta e si dirigeva, attraverso i Comuni di Casavatore, Arzano e Grumo Nevano, a Frattamaggiore. Questa linea, che nacque già elettrificata, fu inaugurata il 7 luglio del 1904. Un’ulteriore diramazione da Grumo a Casandrino fu realizzata poi nel 1910. Ultima delle linee S.A.T.P. fu la Aversa-Frignano-Albanova, aperta il 21 maggio 1912, mentre un collegamento previsto con Acerra attraverso il Comune di Licignano non vide mai la luce anche per il sopravvenire della prima Guerra Mondiale. |
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Negli anni tra le due guerre le linee dei tram provinciali vissero, tutto sommato, un’esistenza abbastanza tranquilla, sicché l’Azienda poté dedicarsi a migliorare e ad incrementare il servizio adeguando sia le strutture delle linee che il materiale rotabile. Tutti sforzi (anche economicamente) notevoli che furono vanificati dalle ingentissime perdite subite durante il secondo conflitto mondiale. Si può infatti affermare che le distruzioni provocate alle linee e ai tram soprattutto dall’esercito tedesco in ritirata a fine settembre del ’43 furono la causa prima della progressiva decadenza dei servizi della S.A.T.P. che si ritrovò a dover fronteggiare un vero e proprio disastro, visto che, soprattutto del materiale mobile, era andato perso oltre il 50%.
Lavori di costruzione della tramvia da Napoli a Frattamaggiore. (foto Archivio TPN) |
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Primi tram elettrici in servizio sulla linea di Caivano e collaudo della tramvia da Napoli a Frattamaggiore. (immagini Archivio TPN) |
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Convoglio delle tramvie provinciali in transito per Casoria, lungo la linea per Caivano (coll. E. Bowinkel).
Motrice e rimorchiata in arrivo alla stazione di Aversa (coll. E. Bevere). |
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Così, gradualmente il servizio peggiorò e cominciarono le polemiche tra la Società, che avrebbe preteso dalle autorità italiane grosse cifre a fronte dei danni di guerra subiti, e queste ultime, che non solo asserivano di non essere in grado di poterle erogare, ma che soprattutto contestavano l’entità delle somme pretese. Fu così che si arrivò, nel 1956, allo scioglimento della Società belga cui subentrò T.P.N. (Tranvie Provinciali di Napoli), avente per azionisti il Comune e la Provincia di Napoli. La nuova Società, in parte seguendo l’esempio della S.A.T.P. che aveva già noleggiato non pochi autobus per garantire il servizio, preferì dismettere progressivamente le linee tramviarie sostituendole con autolinee proprio entro il 1961.
Convoglio tramviario a Frattamaggiore (coll. V. Simonetti). |
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Verso la fine dell’esercizio tramviario: nella seconda metà degli anni ’50 piazza Capuana è però ancora piena di tram provinciali. Si noti il differente accesso alle motrici 118 e 119. Nella foto di destra, una motrice TPN proveniente da San Pietro a Patierno attraversa corso Garibaldi diretta verso il capolinea di piazza Capuana: col passare degli anni la manutenzione delle vetture diventa sempre più precaria (Archivio CTP). |
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L’ingresso della stazione delle TPN negli anni ’50 del XX secolo (Archivio CTP) |
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Unica sopravvivenza in zona della trazione elettrica fu la filolinea Napoli-Aversa-Teverola, inaugurata fino a Secondigliano nel 1964 e nella sua interezza nel 1970 e che tuttora, prolungata fino a Teverola nel 2001 (un altro anniversario!), sopravvive a testimonianza delle antiche tramvie provinciali di un tempo.
Due testimonianze della filovia Napoli-Aversa: un filobus Alfa mille (vettura n. 13) fotografato mentre esce da Aversa per dirigersi verso Napoli (foto M. Kaiblinger) e un moderno AnsaldoBreda F19 (vettura n. 103) mentre percorre la tratta da Teverola ad Aversa (foto F. Quaranta). |
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L'articolo è una sintesi di quanto ampiamente trattato in: A. Cozzolino - A. Gamboni: Napoli - i tram per la Provincia
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