note di viaggio di Andrea Cozzolino

con foto di A. Bertagnin

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Il 4 marzo 2012, giornata delle “ferrovie dimenticate”, è stato organizzato un treno storico

che ha percorso quella che viene orgogliosamente definita “La Transiberiana d’Italia”.

L'iniziativa è stata assunta dall’Associazione Culturale Amici della Ferrovia LE ROTAIE ed è stata sponsorizzata dai Comuni attraversati dalla ferrovia, recentemente soppressa (come è noto agli appassionati)  

anche nella sua tratta residua da Castel di Sangro a Sulmona.

Il tracciato della Isernia - Sulmona ed il biglietto

del treno storico.

Cenni sulla linea e sulle sue vicende

 

Per le sue caratteristiche tecniche costruttive e d’esercizio la linea può essere considerata un capolavoro di ingegneria ferroviaria. In fase progettuale fu deciso di non superare la pendenza massima del 28 per mille. Il raggio minimo fu stabilito in 250 m che consentiva una velocità di 55 km/h (oggi con i miglioramenti attuati si arriva a 80 Km/h). Il percorso raggiunge una lunghezza di circa 129 Km di cui poco più di Km 25 distribuiti in 58 gallerie (la più lunga misura 3.109 metri), 103 opere d’arte principali tra ponti e viadotti per 5.457,50 metri, 374 opere d’arte minori tra acquedotti, ponticelli, paravalanghe, e cavalcavia per 648,10 metri e 21 stazioni comprese quelle estreme di Isernia e Sulmona.

Agli inizi del 1970 la trazione a vapore scompare definitivamente e la linea vive un periodo relativamente tranquillo fino agli inizi degli anni ‘80 durante i quali si riduce però drasticamente il traffico merci. Sopravvissuta alla guerra, che pure aveva provocato non pochi danni alla linea, la ferrovia rimane vittima della politica dei «rami secchi». Intanto, però, si comincia a ravvisare nel treno non solo un mezzo di trasporto di servizio, ma anche turistico e di svago.

In quest’ottica vengono istituite le nuove fermate della Maiella e del Parco Nazionale d’Abruzzo per consentire escursioni agli amanti della natura. Nell’inverno del 1987 nasce poi, ad opera della Sangritana, «il trenino della neve» per i numerosi appassionati degli sport invernali che, da Pescara, potevano raggiungere Roccaraso, ma una serie di difficoltà ambientali e tecniche fanno abbandonare ben presto il progetto. Tra il 1994 e il 1995 vengono chiuse le biglietterie, le gestioni merci e varie stazioni sono declassate a semplici fermate e quindi abbandonate a se stesse. Fino al 13 dicembre 2008 vi era comunque un residuo servizio di quattro coppie di treni tra Sulmona e Carpinone, più una coppia Sulmona-Castel di Sangro.

 Nei giorni festivi vi erano due coppie di regionali Sulmona-Napoli. A partire dal 14 dicembre 2008 c’è stata una riduzione delle corse, che sono diventate due coppie nei giorni feriali mentre nei festivi circolava solo una coppia da e per Napoli. Dall’11 ottobre 2010 il tratto Carpinone-Castel di Sangro è stato chiuso: Trenitalia ha motivato questa limitazione con la necessità di effettuare manutenzione straordinaria ai mezzi.

A partire dal 12 dicembre 2011, con l’entrata in vigore del nuovo orario ferroviario, sono sparite le ultime due coppie di collegamenti tra Sulmona e Castel di Sangro e viceversa, residui dei già tagliati collegamenti diretti tra Napoli e Sulmona. Secondo quanto affermato dallo stesso Assessorato ai Trasporti della Regione Abruzzo il numero di persone che viaggiava abitualmente sulla linea era di 40. Ed è stata proprio la Regione a non voler ulteriormente pagare il proprio contributo per mantenere in esercizio una linea con un traffico così scarso, ma che – crediamo – meriterebbe invece (come l’entusiasmo dei Comuni attraversati e dei suoi rappresentanti ha dimostrato) di essere mantenuta in vita se non altro come ferrovia turistica, dal momento che attraversa luoghi che possono senza alcun dubbio suscitare l’interesse sia di chi frequenta le località sciistiche di Roccaraso, Rivisondoli e Campo di Giove, sia di chi vuole (come è stato scritto giustamente nel dépliant offerto dagli organizzatori ai partecipanti al viaggio) “assistere a un documentario girato dal vivo, immersi tra i colori e i profumi dell’Appennino, che scorre dai finestrini di un treno”.

 

Per gentile concessione del collezionista E. Bowinkel.

 

La manifestazione

 

Si è trattato di un “evento” di grande portata visto che è stato non solo possibile percorrere di nuovo in treno l’intera tratta ferroviaria (non a caso era stato necessario un intervento durato tre giorni per liberare i binari dalla neve!), ma soprattutto utilizzare materiale storico che Trenitalia aveva fatto giungere addirittura dalla Lombardia.

Il convoglio era composto da una “doppia” di D 343 (precisamente la D343.1030 e la D.343.2026), da un carro chiuso, da un bagagliaio (all’interno del quale era stato ricavato un simpatico banco-bar!!!), da una carrozza di I classe e tre di III, due delle quali erano centoporte!!!

Il successo della manifestazione è stato superiore alle previsioni, come ha dimostrato il grande afflusso non solo di appassionati, ma di intere famiglie che hanno voluto trascorrere serenamente quella che - a parte la stanchezza - può certamente essere definita “una domenica particolare”.

Il convoglio storico composto da una “doppia” di D 343, da un carro chiuso, da un bagagliaio,

da una carrozza di I classe e tre di III, due delle quali erano centoporte.

Il Clamfer (Club Amici della Ferrovia) ha aderito alla manifestazione con la sapiente “regia” del suo segretario Gennaro Fiorentino ed è stato rappresentato da sei suoi membri che hanno “raggiunto” il treno (partito da Campobasso alle 8.47) ad Isernia, dove è giunto alle ore 10.20 circa tra l’entusiasmo di una numerosa folla che ha preso posto sul convoglio molto ordinatamente, dato che era stata prevista l’assegnazione previa dei posti e l’emissione dei relativi biglietti, da ritirare presso un banchetto in stazione dove era possibile anche acquistare uno speciale annullo filatelico.

Una rappresentanza dei soci Clamfer: A. Bertagnin (per l'occasione ha affidato ad altri la sua fotocamera),

A. Cozzolino, G. Fiorentino, R. Saccone e G. Auricchio.

Una singolare immagine: il socio G. Caracciolo (medico) in posa dinanzi ad una nota pubblicità!

La prima stazione toccata dal treno è stata quella di Carpinone, dove (come è noto) la linea si sdoppia, da un lato raggiungendo Campobasso, dall’altro cominciando a percorrere la tratta oggi dismessa, lungo la quale il convoglio ha effettuato fermata a Carovilli e a Vastogirardi per raggiungere – intorno a mezzogiorno – la stazione di S. Pietro Avellana-Capracotta. Qui vi è stata una sosta graditissima: accolti dal gruppo musicale folk “Montemiglio” e da un Comitato di Sindaci dell’AssoMab, i partecipanti hanno potuto acquistare prodotti tipici presso gli stands appositamente allestiti, ma soprattutto è stato offerto loro un eccellente buffet, che è stato possibile consumare nello spiazzo antistante alla stazione che era stato dotato di banchi e posti a sedere: un’organizzazione perfetta, favorita dalle ottime condizioni meteorologiche!

Unico neo è stato il ritardo con il quale si è risaliti in treno ad onta dei fischi che le locomotive emettevano cadenzatamente per richiamare i passeggeri ai propri posti. Ma era la conseguenza – come detto – di una fermata particolarmente apprezzata.

L'appetito vien mangiando e ...

... una volta rifocillati, si riprende il viaggio.

Da S. Pietro Avellana in poi la linea ha offerto ai passeggeri del treno tutte le sue splendide vedute paesaggistiche, sia quelle legate alla configurazione stessa del tracciato che quelle derivanti dall’altitudine e dall’innevamento provocato da recenti, abbondantissime nevicate. Più delle parole, i paesaggi “immortalati” nelle foto che corredano queste righe potranno far comprendere al lettore il fascino del viaggio compiuto.

Una sequenza di suggestive immagini della linea.

Siamo così arrivati a Rivisondoli-Pescocostanzo, la stazione più alta della rete italiana dopo quella del Brennero (m. 1268,62 s.l.m.), per poi ridiscendere tra panorami “mozzafiato” fino a Sulmona, stazione raggiunta con circa un’ora di ritardo. A Sulmona, a beneficio soprattutto degli appassionati di ferrovie (ma non solo!), erano esposti alcuni rotabili, storici e non, degni di notevole interesse: innanzitutto, l’imponente carro spazzaneve S 244.001 che – precedendoci – ci aveva consentito di percorrere la linea, poi la locomotiva a vapore 940.044 e ancora un treno formato da due carri soccorso al traino della D 345.1008, la loco da manovra 214.4215 …….

Stazione di Sulmona: la locotender 940.044 armata di spartineve.

Due suggestive immagini del treno storico per una giornata da non dimenticare!

Il viaggio di ritorno, benché caratterizzato da notevoli ritardi sulla prevista tabella di marcia, ha consentito di poter meglio gustare le bellezze naturalistiche che la tratta offre ed anche di poter meglio “fraternizzare” coi compagni di un viaggio che rimarrà certamente impresso nella memoria dei partecipanti come una giornata da non dimenticare!!!!

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