un viaggio in treno di Pio IX sulla Napoli-Pagani e sua visita a Pietrarsa - 8 e 23 settembre 1849
di Maurizio Panconesi |
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Sul finire degli anni Quaranta i tempi erano ormai portatori di una ventata rivoluzionaria che andava investendo tutta la Penisola: gli ambienti liberai - insurrezionalisti, ma non mazziniani, vedevano nel Piemonte ed in Carlo Alberto il progetto di un assetto diverso dell'Italia e il contemporaneo riaccendersi di tante speranze mai sopite. Tali fermenti sfociarono presto in sanguinosi tumulti e nelle famose “giornate” in cui si distinsero, nel Nord Italia, diverse città italiane nella loro resistenza alle truppe austriache. Anche nei territori pontifici dilagò la ventata rivoluzionaria dando luogo a manifestazioni popolari che videro il loro epilogo con l’assassinio di Pellegrino Rossi, il moderato Primo Ministro del Governo di Pio IX, avvenuto il 15 novembre 1848. Profondamente scosso da tale fatto, il Pontefice fu indotto dagli ambienti a lui più vicini a lasciare Roma per rifugiarsi a Gaeta, nel Regno di Ferdinando II di Borbone. Proprio nel corso del suo forzato soggiorno nel regno napoletano, Pio IX poté sperimentare di persona la nuova, portentosa invenzione - il treno - di cui fino ad allora aveva soltanto sentito parlare e della quale voleva dotare il proprio Stato: così, l’8 settembre 1849, su invito dello stesso Re di Napoli ed in sua compagnia, salì per la prima volta i gradini di una carrozza ferroviaria per effettuare il suo primo viaggio in treno lungo lo spettacolare tracciato della linea da Portici a Pagani. Il convoglio reale venne condotto personalmente dal progettista della linea, l’Ingegner Bayard; infatti: ... Il Cavalier Armando Bayard De La Vingtrie, Primo Ingegnere e Direttore di questa strada ferrata a guide di ferro, volle regolare (la marcia del convoglio - Ndr.), al fine di dimostrare il suo massimo rispetto verso il Romano Pontefice. Narrano le cronache dell’epoca che Pio IX scese entusiasta dalla vettura, accrescendo dentro di sé ancor più fortemente la volontà di realizzarne di simili anche nel proprio Stato. |
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La stazione di Portici al tempo del viaggio di Pio IX (foto coll. A. Gamboni).
L'imbocco della galleria "La scarrupata" nei pressi di Vietri (foto A. Mauri).
Le antiche fabbriche della stazione di Pagani in una cartolina di inizio '900 (coll. A. Gamboni). |
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Pochi giorni dopo, il 23 settembre, Pio IX, su nuovo invito del Re Ferdinando II, si recò in visita al Reale Opificio di Pietrarsa, presso Napoli, fiore all’occhiello dell’industria metalmeccanica napoletana e vanto dei Borbone, dove si costruiva il materiale ferroviario per le linee napoletane; ricevuto solennemente dal Cardinale Riario Sforza(1) ebbe l’omaggio del Generale Pizzi, direttore dell’Opificio, e di altre importanti personalità del Regno di Napoli. Ma, nonostante gli ordini impartiti in precedenza agli operai, affinché restassero ai propri posti di lavoro, l’entusiasmo e l’eccitazione furono tali che Pio IX ne venne quasi travolto(2). Il Papa visitò anche con estremo interesse la grande sala dove si stava montando la nuova, potente locomotiva da 300 cv. e, successivamente, entrò nel reparto fonderia dove, sotto i suoi occhi, vide cadere sotto i colpi di mazza, la terra di fusione che ricopriva la lastra di bronzo recante la sua effigie corredata dalla seguente iscrizione:
Pio IX Pontefice Massimo cessate le generali sventure facendo stanza in Portici visitò con l’augusto fondatore Re Ferdinando II il Reale Opificio di Pietrarsa ed al loro cospetto gli operai dello stabilimento la statua fusero XXIII settembre MDCCCXXXXIX |
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Pianta acquerellata dell'Opificio di Pietrarsa (A.S.N.). |
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Il viaggio di ritorno dal soggiorno napoletano, nell’aprile del 1850, si rivelò assai lungo e faticoso sia per le cattive condizioni delle strade a causa di giorni di intense piogge, sia per l’itinerario scelto dal Papa, che preferì la più accidentata e malagevole via per Frosinone e Velletri onde far visita a quelle città. Partito in treno dalla stazione di Portici in direzione di Caserta, proseguì poi il viaggio in carrozza non essendovi ancora linee ferroviarie. Narrano le cronache che il ritorno si trasformò in una vera odissea, con le ruote delle carrozze che sprofondavano continuamente nel fango delle precarie strade del tempo. __________
(1) Il Reale Opificio di Pietrarsa era stato fondato dallo stesso Ferdinando II di Borbone nel 1842 come fabbrica destinata alla produzione di cannoni e proiettili d’artiglieria; ma già il 22 maggio 1843 apparve un nuovo decreto reale che stabiliva la parziale conversione dello stabilimento in vista anche dell’apertura della nuova linea da Napoli a Capua: È volere di Sua Maestà che lo stabilimento di Pietrarsa si occupi della costruzione di locomotive, nonché della riparazione e dei bisogni delle locomotive stesse, degli accessori dei carri e dei wagons che percorrer devono la nuova strada ferrata Napoli - Capua. Dopo le prime due locomotive di importazione dall’Inghilterra entrate per riparazione dei cilindri motori, seguì la messa in cantiere di una nuova locomotiva completamente assemblata a Napoli ed a cui venne dato il nome di Pietrarsa. Dopo quella, si effettuò la costruzione di altre sei locomotive su modello inglese alle quali vennero assegnati i nomi Corsi, Robertson, Vesuvio, Maria Teresa, Etna e Partenope. All’epoca della visita di Pio IX, nello stabilimento lavoravano 500 operai. (2) A ricordo della storica visita del Pontefice al Reale Opificio di Pietrarsa, gli operai vollero erigere con le proprie mani una chiesa, posta di fronte all’ingresso dello stabilimento, ultimata ed aperta al culto nel 1853. La costruzione era piuttosto imponente, misurando 45 mt. per 15 e raggiungendo una capienza di circa 1000 persone. Venne demolita circa settant’anni dopo, il 27 agosto 1919, per lasciar posto a nuovi impianti. (Da: Padre Oddo Tesei, Piccolo Angelo di Dio, Tip. Trifogli, Ancona, 1986).
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(tratto da: Maurizio Panconesi, Le Ferrovie di Pio IX, Calosci 2005) |
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