Savigliano (Cuneo) è uno di quei posti di cui basta pronunziare il
nome per dimenticare la città e ricordare invece lo storico
opificio di
materiale ferroviario che vi è ospitato. Però non è l’unico luogo a
dare questa sensazione. Capita anche per Monfalcone (cantieri
navali) e, per esempio in tutt’altro campo, anche per Sangemini
(acqua minerale).
Non a caso ho definito l’industria ferroviaria
storica, in quanto fondata nel lontano 17 Luglio 1880 con il
capitale sociale di ben un milione di lire. La sua collocazione fu
intenzionale avendo preso il posto delle officine della Ferrovia
esercente la linea Torino-Cuneo. L’oggetto sociale della nuova
azienda non solo era quello della costruzione e manutenzione di
materiale ferroviario, ma anche quello di realizzazione di
carpenteria metallica pesante. Ciò è testimoniato dalle capriate
della stazione centrale di Milano e di numerosi ponti in ferro
costruiti nei suoi capannoni. Oggi l’industria di Savigliano non sta
attraversando un bel periodo per carenza di commesse. È appena il
caso di accennare che il 1° Agosto del 2000 la proprietà
dell’opificio è stata trasferita dalla Fiat all’Alstom, impresa
internazionale di costruzioni ferroviarie.
Dopo queste considerazioni, si comprende come sia
venuto abbastanza normale che per motivi, per così dire, ideologici,
si pensò a questa graziosa cittadina per ospitarvi il Museo
Ferroviario Piemontese. Esso nacque con la legge regionale 56/96.
Varie banche locali provvidero a finanziare l’impresa mentre il
comune di Savigliano donò il suolo. Esso fu scelto tenendo d’occhio
una sua opportuna accessibilità alla rete che avrebbe dato la
possibilità di introdurre il materiale rotabile nonché di tanto, in
tanto, di far circolare qualche rotabile idoneo a viaggiare.
Uno stuolo di appassionati, per lo più volontari,
si occupa oltre che della quotidiana gestione del Museo anche del
restauro e della manutenzione ordinaria di un apprezzabile parco di
rotabili con rilevante interesse museale. Ciò tuttavia avviene
altrove, come si dirà più avanti.
La visita inizia da una leggiadra palazzina. Essa
ospita sia la reception con annessa boutique, sia un’ala dedicata al
modellismo con esposizione di alcuni plastici, una collezione di
modelli ed oggetti a tema. Ma prima di poter procedere all’acquisto
del biglietto ed entrare, l’attenzione del visitatore viene attratta
dalla presenza sul piazzale laterale di un curioso complesso
bloccato che ricorda vagamente un ETR 460. Si tratta dello
sfortunato prototipo ATR 410 (Pendolino a trazione termica),
costruito a metà degli anni ’90 da Fiat Ferroviaria utilizzando la
cassa degli ETR 470/480. Sono in pratica due unità simmetriche,
collegate ed ambedue dotate di cabina di guida. L’equipaggiamento di
trazione, formato ovviamente da motori IVECO di origine camionistica, rappresentò da subito, il tallone di Achille
dell’innovativo progetto. Essi, attraverso inverter IGBT,
trasformavano l’energia termica, in energia elettrica che alimentava
i motori calettati sugli assi.
Immagine dell’ATR 410: Pendolino sperimentale
a trazione termica.
Le regioni Trentino e Valle d’Aosta, manifestarono
un certo interesse a finanziare il progetto prevedendone un utilizzo
sulle rispettive reti regionali. Purtroppo i collaudi furono a dir
poco disastrosi. Per un problema congenito di raffreddamento, il
percorso sperimentale Chivasso-Aosta, prese un tempo record di 8
ore. D’altro canto il modesto successo di analogo collaudo in
Trentino, lasciò il dubbio circa la corretta compatibilità della
sagoma alle gallerie una volta attivato il congegno di pendolarismo.
Infatti nel timore di procurare un danno, esso fu tenuto bloccato
durante le prove. Malgrado la repentina scomparsa di questo
prototipo dall’esercizio attivo, la Rivarossi ebbe modo di produrlo
in scala HO che tuttavia arrivò sugli scaffali dei negozi con il
marchio Lima.
Intrapresa la nostra visita, attraversiamo la
reception dopo aver fatto staccare il biglietto, e ci troviamo nel
suo versante posteriore dove tanto materiale attende di essere
ammirato sotto una graziosa pensilina. Viene spontaneo di andare ad
ammirare per primo il famoso prototipo 461-1001, locomotore
diesel rimasto esemplare unico. Fu costruito dalla Fiat di
Savigliano nel 1961 con motorizzazione tedesca Daimler. E’ l’unica
macchina italiana con rodiggio Co’Co’ (singolari ed unici carrelli a
tre ruote). Fu presto acquistata dalle FS che intendevano
utilizzarla per treni rapidi e valutare eventuali sviluppi del
progetto. In fase di collaudo raggiunse la ragguardevole velocità di
160 km/h.
Locomotiva diesel sperimentale 461-1001.
Purtroppo, malgrado la presenza di numerose
soluzioni innovative, la sua carriera fu costellata da seri
inconvenienti tra i quali la ripetuta rottura di bielle. Dopo un
ventennale accantonamento che ne faceva prevedere la rottamazione,
nel 2009 fu acquisita nel patrimonio museale a futura memoria di un
moderno quanto sfortunato esemplare.
È la volta di ammirare due belle macchine a
vapore. La prima immatricolata come 422.009, è in realtà
una delle tante prede belliche qui pervenute dopo la prima guerra
mondiale e proveniente dalle Ferrovie Prussiane. La presente risale
al 1905 e la sua costruzione si deve alla celebre industria Hanomag.
Erano macchine di semplice concezione. Una volta arrivate in Italia,
vennero affidate a depositi prevalentemente dislocati nel Nord
Italia dove svolsero un onorevole servizio. La loro lenta ma
inesorabile radiazione, cominciò negli anni ’30 concludendosi alla
metà degli anni ’50. La 422.009, dopo un periodo di impiego come
macchina di un raccordo industriale, fu acquistata dal Museo verso
la fine degli anni ’70. Dopo un opportuno restauro, fu resa atta al
servizio. Oggi rappresenta l’unica in Italia idonea alla marcia ed
una delle due nel mondo.
Locomotiva 422009: preda bellica di
provenienza delle Ferrovie Prussiane.
La seconda è la loco tender FTN (Ferrovia Torino
Nord) relativamente moderna in quanto risalente al 1935, di
costruzione Breda. Erano macchine semplici, essenziali,
affidabili. Furono acquistate sia dalla Compagnia della Ferrovia Torino-Ceres, sia dalla Ferrovia Torino Nord (Canavesana).
Quest’ultima è pervenuta al Museo di Savigliano per solo scopo
espositivo non essendo atta alla marcia.
Locomotiva Breda FTN (Ferrovia Torino Nord)
matricola 23.
Locomotore trifase 431.027.
Molto interessante appare la presenza di un
locomotore trifase: il 431.027. Esso rappresenta un
esemplare di quella grande famiglia di macchine alimentate con
questo innovativo sistema che, pur tra molte difficoltà di avvio,
evidenziò presto i vantaggi rispetto alla trazione a vapore. Ciò fu
dimostrato in particolar modo con l’inaugurazione dei grandi trafori
alpini, agli albori del secolo ‘900 che, proprio per la loro
lunghezza, mal sopportavano il problema degli scarichi delle pur
gloriose locomotive a carbone. Malgrado questi bestioni
richiedessero un sistema di catenaria molto complesso, da costruire
e da mantenere in efficienza, comunque offrirono la soluzione di
tanti problemi. Da notare che la trazione trifase si sviluppò
proprio tra Piemonte e Liguria, dove la natura offriva opportunità,
grazie all’energia idroelettrica, di avere un’alimentazione economica
e pulita. La trifase, tra alterne vicende, servì la rete ferroviaria
fino al 1976.
La 431.027 vide la luce negli stabilimenti TIBB di
Vado Ligure, nel 1924. Essa fu impiegata in prevalenza sulla
relazione Torino-Genova e Genova-Ventimiglia. Potremmo dire che solo
l’avvento universale del sistema a corrente continua, determinò il
pensionamento precoce di questo geniale modo di alimentare i treni.
Le fa da contraltare il 626.248 del
1937 appartenente ad uno dei primi e valorosi gruppi in corrente
continua. Questo locomotore fu costruito proprio a Savigliano nel
1937. Non sono pochissimi gli esemplari di questa famiglia ancora
oggi in giro per l’Italia, ormai solo in veste di reperto
museografico. Il 626 prestò servizio per trainare sia convogli
passeggeri che merci. Quello esposto è in condizioni di marciare in
proprio anche se avrebbe bisogno di un serio intervento estetico.
Il glorioso locomotore del gruppo 626 a
corrente continua.
Esemplare di carrozza tipo Corbellini: oggetto di profondo restauro
quasi completato.
Passando ad altre attrattive, parliamo di un
esemplare della carrozza serie “Corbellini”, dal nome del
senatore che ne ideò il gruppo, del 1951. Questo modello di carrozza
intendeva offrire un prodotto innovativo nell’insoluto ed eterno
problema del pendolarismo. Penso che fu apprezzata per le soluzioni
nuove che offriva. Ad esempio il vestibolo centrale che sostituì in
un certo senso, il modello “cento porte”.
Prima di lasciare la parte espositiva, vale la
pena di soffermarsi su due veicoli abbastanza originali. Il primo è
uno spartineve. In realtà la sua carcassa è quella di un locomotore
trifase demotorizzato modello 550. Quando la corrente continua stava
prendendo piede, al locomotore E 550.173, non restava che essere
rottamato. Si pensò quindi ad un provvidenziale riadattamento che lo
riportò a nuova vita con la nuova funzione di carro spartineve e con
la sigla VNX 806.221.
Per finire la selezione su una parte dei veicoli
esposti, merita di essere citata una curiosità. Sono qui pervenuti
dal vicino stabilimento ferroviario di Savigliano, alcuni carrelli
“avanzati” dalla fornitura dei carri in servizio sotto la Manica
nell’Eurotunnel e destinati al trasporto dei veicoli. Una
commessa che fu, per l’appunto, aggiudicata allo stabilimento Fiat
Ferroviaria.
Non si può lasciare il parco museale, senza aver
dato almeno un’occhiata, all’esposizione ospitata nella palazzina
dove peraltro si trova una discreta biblioteca a tema, ricca di 2400
volumi. Questa esposizione comprende alcuni plastici,
modelli ed anche una
bella riproduzione della locomotiva FS gruppo 170 (già gruppo 1501
della Rete Mediterranea), in grande scala. Nella realtà,
di questo gruppo furono costruiti 73 esemplari tra il 1873 ed il
1889. Potevano raggiungere l’apprezzabile velocità di 80 km/h.
Spartineve costruito su un locomotore
trifase privato del motore.
Carrello da Fiat Ferroviaria destinato ad
un carro trasporto auto presso Eurotunnel.
Scorcio di uno dei plastici esposti nella
palazzina servizi e biblioteca.
Modello in grande scala della locomotiva
1501 (Rete Mediterranea) reimmatricolata 170 nel parco FS.
La nostra visita virtuale finisce qui e spero sia
stata di interesse del lettore al quale raccomando senz’altro un
sopralluogo personale al Museo Ferroviario Piemontese, che di certo
troverà molto gratificante.
Esso gli darà modo di vedere tante altre cose ferroviarie che la
limitatezza dello spazio non hanno consentito di descrivere.
Uno sguardo al domani.
Il Museo di Savigliano è un organismo
perfettamente in vita e con la prospettiva di un enorme parco di
veicoli da restaurare. C’è solo l’imbarazzo della scelta.
A tale proposito va precisato che tutto quanto
esposto, rappresenta solo una parte del suo ingente patrimonio
ferroviario. Infatti oltre a quanto si riesce a vedere sul grande
piazzale di fronte al parco espositivo, non accessibile ai
visitatori per motivi di sicurezza, può
contare anche su quanto disponibile presso la grande officina di
restauro, collocata al deposito di Torino Ponte Mosca appartenente
al GTT (Gruppo Trasporti Torinese).
Panorama sul grande piazzale ricco di
veicoli ferroviari da restaurare.
A testimonianza di ciò, è notizia recente del
termine del restauro funzionale del veicolo ALn 776.1001, prodotto
dalla Fiat nel 1939. Esso è stato eseguito nelle officine Meccanica
Moretta e reso possibile grazie all’acquisizione di due motori
originali provenienti da un ALn 56 serie 1900 del deposito di Paola.
L’automotrice rimessa in ordine di marcia, apparteneva ad una
piccola serie destinata alle Ferrovie Egiziane. Purtroppo la
commessa non fu mai consegnata e le sette sorelle, tante erano le
“Littorine” destinate a varcare il Mar Mediterraneo, furono invece
dirottate sulla Ferrovia Biella-Novara. Ne sopravvisse solo una che
oggi è ritornata a nuova vita grazie alle premure del MFP ed agli
Enti che ne hanno finanziato l’operazione.
Informazioni pratiche
Sede espositiva Via Coloira 7
Savigliano (Cuneo)
Telefono 017231192
Facilmente accessibile con treno (linea per
Cuneo/Limone oppure per Savona)
Collegata alle principali autostrade del
Nord-Ovest
Sito web:
www.museoferroviariopiemontese.com
Apertura: Giovedì 14.30/17.30
Sabato-Domenica-Festivi 10/12 e 14.30/17.30
Viene richiesto un biglietto d’ingresso che al
momento è di € 5,00
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