Il Museo
delle Ferrovie da Campo di Francoforte
di Gennaro
Fiorentino
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Non sarà sfuggito
ai naviganti di questo sito l’aver dedicato un piccolo
paragrafo alle ferrovie “Decauville” nel corpo
dell’articolo “L’uomo tranquillo”. Esse sono quelle
ferrovie che in Francia sono chiamate tali dal nome del
loro inventore, in ambito di cultura anglo-americana
“narrow gauge” (scartamento stretto) ed in Germania
“feldbahn” (ferrovie da campo) per il loro utilizzo
spesso come ferrovia militare sui campi di battaglia.
Tuttavia, al di là delle definizioni, non si può
schematizzare il loro impiego in quanto, alle diverse
latitudini, esse hanno avuto un esercizio praticamente
universale dal trasporto minerario a quello agricolo, da
quello industriale a quello passeggeri passando
naturalmente, per quello bellico. Il comune denominatore
di questo impiego era, di certo, proprio lo scartamento
ridotto rispetto a quello standard dei canonici 1435 mm.
Internet è ricco di siti che documentano in maniera
soddisfacente la genesi, la vita e l’esercizio di molte
di queste ferrovie che chiamate ridotte, spesso lo sono
solo per la larghezza del binario svolgendo un’attività
che nulla ha da invidiare ad una ferrovia con
scartamento standard. Sulla scia dell’interesse
suscitato dalla nota sulle ferrovie “Decauville” in me e
nei nostri navigatori, mi sono lasciato intrigare dalla
notizia che a Francoforte (D) ci sia addirittura il
Museo dedicato a questi singolari veicoli ferroviari.
Quindi, prendendo l’opportunità di un mio soggiorno
nella nota città dell’Assia, mi sono recato in visita a
questo Museo, curioso di vedere cosa ci fosse
conservato. Innanzitutto si capisce che un tal genere di
esposizione, completata da una periodica attività di
esercizio, non possa trovare posto in un edificio ma
abbia bisogno di spazi esterni. Infatti la sua sede è in
un vasto campo posto nell’immediata periferia della
metropoli.
Arrivarci non è
difficile anche grazie agli ottimi trasporti pubblici.
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La locomotiva n. 4
(matricola museale) di costruzione Orenstein & Koppel (O&K) del 1906
(cartolina coll. G. Fiorentino) e la sua splendida targa originale
(foto G. Fiorentino). |
Sono stato accolto
dal signor Jorg Winterling il quale si è dimostrato
dotato di uno spirito di ospitalità pari soltanto ad una
non comune dose di simpatia, mettendomi a disposizione,
perché io potessi visitare e fotografare in assoluta
libertà, tutto il piazzale nonché i tre capannoni che
qui chiamano “halle”. La lingua tedesca ha costituito un
ostacolo alle mille domande che avrei voluto porre
passato il primo momento di stupore di fronte a
quell’organizzazione che, tuttavia, la reciproca piccola
conoscenza della lingua inglese ha in parte attenuato.
Ho potuto così comprendere che l’apparato che mi si
prospettava, più che essere un Museo, era un laboratorio
basato su un carattere di Associazione.
La sua vita conta
oltre 30 anni e quella sede, peraltro di considerevole
ampiezza e abbastanza vicina alla città, costituisce la
terza tappa di un peregrinare. A questo punto si
intuisce che cercare un posto per sistemare le decine di
locomotive, carrozze passeggeri, merci e vagoncini
industriali, corredandoli di officina con il suo
apparato di attrezzature, possa nel tempo aver
costituito una notevole impresa. Spero, per i nostri
amici tedeschi, che questa possa essere la soluzione
definitiva. Bisogna altresì aggiungere che l’ampio
piazzale è corredato da un circuito, ritengo di alcune
migliaia di metri che, una decina di volte l’anno e
secondo un calendario prestabilito, è teatro di
passeggiate vapore vivo per rallegrare i centinaia di
ospiti che qui pervengono per passare una giornata
all’aria aperta, godere del caratteristico odore del
carbone ed anche delle giornate modellistiche talvolta
abbinate.
Comunque questo
circuito è delimitato da un cancello di tipo ferroviario
chiuso con lucchetto. Penso che esso sconfini in altrui
proprietà di cui in occasione delle cicliche sortite,
venga concesso l’utilizzo.
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Locomotiva n. 6
(matricola museale) durante una periodica sortita con un
convoglio passeggeri e merci. Costruttore Henschel del 1939.
La vetturetta passeggeri è di costruzione Busch anno 1942.
I carri merce:
scoperto Jaeger 1914; coperto O&K 1942 (cartolina coll. G.
Fiorentino) e la sua splendida targa originale (foto G.
Fiorentino).
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Non mi è facile
poter descrivere con meticolosità le cose che sono
esposte, o per meglio dire, visibili. Infatti è tanto e
vario il materiale che è davvero un’impresa. Anche
perché ho avuto l’impressione che questa Associazione,
più che finalizzare il proprio patrimonio ad essere
ammirato, ha interesse di restaurare e tenere ogni cosa,
per quanto possibile, in efficienza. Quindi direi più
che Museo, Atelier; il che gli conferisce un’atmosfera
di singolare fascino ed interesse. Le statistiche citano
che il parco completo ammonti a 16 locomotive a vapore,
16 locomotive diesel ed alcuni elettrici. Oltre carri
merci, vetture passeggeri, vagoncini industriali ed
altro. Comunque tutti il materiale rotabile viaggia su
uno scartamento omogeneo di 600 mm. Proprio all’ingresso
si può visitare il primo capannone. In esso sono
custodite le vaporieree che vengono utilizzate a turno
durante le giornate di vapore vivo. Sono rappresentate
le più famose fabbriche di locomotive che operavano in
Europa a cavallo tra il secolo ‘800 e ‘900 di cui molte
sono entrate nella leggenda. Cito alla rinfusa: Jung,
Henschel, Orenstein & Koppel (O&K), Heilbronn,
Decauville. In un angolo, neanche troppo nascosto, mani
laboriose quanto esperte attendono alla completa
ricostruzione di una macchina di cui si intravede come
originale solo il telaio con il rodiggio e la caldaia.
Di nuovo
all’aperto e con il rammarico che un più comodo ricovero
di quei gioielli, mi avrebbe dato una diversa
opportunità per fotografare. Il piazzale che mi si
prospetta è davvero grande con la sua brava colonna
idraulica ed un meno romantico, erogatore di gasolio. Il
materiale accantonato è davvero copioso. Ci sono tanti
vagoncini industriali per il trasporto di vari
materiali. Mi colpisce la presenza di una locomotiva di
acquisizione non recente e che, secondo il nome del
mittente riportato su di una fiancata, viene addirittura
da un cementificio indiano. Passo a visitare la “Halle”
più lontana che ritengo sia in via di completamento. Mi
spiego: la parte edile la vedo completa mentre noto i
segni di un frenetica attività per crearvi l’armamento.
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Il grande piazzale all'ingresso ed in prospettiva il padiglione 1
(foto G. Fiorentino).
L'erogatore di
gasolio per la TD (foto G. Fiorentino).
La colonna idraulica
(foto G. Fiorentino).
La locomotiva indiana in attesa di urgente restauro
(foto G.
Fiorentino).
Il
suo tender: si notino
indirizzo del mittente e del destinatario a mo' di pacco postale
(foto G. Fiorentino).
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Capisco che per un
manipolo di appassionati, anche se portatori di
entusiasmo da vendere, sia davvero un’impresa anche
mettere un bullone vicino ad un binario potendo spendere
tempo e risorse ritagliate dalla propria vita
quotidiana. Vedo ricoverati alcuni carri merci in
eccellente stato di conservazione e restauro. Ci
portiamo al capannone medio, anch’esso costruito da non
molto tempo. Lo trovo non vastissimo ma molto
accogliente ed ordinato. Trovo alcuni locomotori diesel
con alcune carrozze passeggeri. Queste ultime in ottimo
stato e dal curioso arredamento interno dotato di stufa
e micro-toilette. Non ci dimentichiamo che siamo sempre
sullo scartamento di 600 mm. e pertanto lo spazio è
limitato. Mi incuriosiscono le scritte in carattere
cirillico poste sui lati: penso alla provenienza come da
qualche stato della liquidata Unione Sovietica. Più
tardi saprò che esse provengono invece da un ramo delle
Ferrovie dello Stato Bulgare. Ritorno sul piazzale molto
soddisfatto di quella bella mattinata trascorsa in
questo Museo-Atelier. In cuor mio auguro lunga vita ai
suoi valorosi tra Amministratori e Soci. La cultura
ferroviaria deve davvero molto a questi protagonisti per
la conservazione di un patrimonio che diversamente
sarebbe finito preda della fiamma ossidrica. Mi
riprometto di riferire ai naviganti del sito circa la
mia visita, anche se solo un sopraluogo di persona
potrebbe arricchire l’occhio e lo spirito per le belle
cose che vi sono custodite e curate con amore.
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Un miniconvoglio
di vagoncini industriali
(foto G. Fiorentino).
Una bella teoria di
carri merci scoperti in eccellente stato di manutenzione (foto G.
Fiorentino).
Alcuni locomotori
diesel pronti per le periodiche sortite
(foto G. Fiorentino). |
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La vettura passeggeri di provenienza bulgara (da sito internet).
Il suo curioso
interno (foto G. Fiorentino).
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La scheda del Museo:
Frankfurter Feldbahnmuseum e. V.
Am Romerhof 15 f
D 60486 Frankfurt am Main
Telefono 0049069709292
Sito web (in Tedesco)
www.feldbahn-ffm.de
e-mail
ffmev@feldbahn-ffm.de
Apertura programmata di massima: Sabato e Domenica
Aperture ed eventi straordinari secondo il calendario
pubblicato sul loro sito
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