No, non c’è un errore nel titolo,
avete letto bene, vesuviane con la “e” finale,
perché - sull’esempio di altre pubblicazioni
presenti su questo sito - ho voluto raccogliere
ed illustrare, se avrete la bontà di seguirmi,
le cartoline della mia collezione che
raffigurano non solo la ferrovia
Circumvesuviana, ma anche quella che fu la
ferrotramvia del Vesuvio, che - partendo da
Pugliano - raggiungeva la stazione inferiore
della celeberrima funicolare: un collegamento
che potremmo oggi definire ‘turistico integrato’
e che purtroppo, un po’ per le “intemperanze”
pregresse del vulcano e molto per le incapacità
e le inerzie degli uomini, ormai non si può più
testimoniare se non per immagini ...
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Cominciamo con
una notissima
cartolina
raffigurante
l’interno della
stazione di
Torre Annunziata
che si può
presumibilmente
far risalire
agli anni ’50
del XX secolo.
Vi vediamo
raffigurato un
convoglio
proveniente da
Napoli al traino
dell’elettromotrice
CD0101, una
delle trentasei
che costituivano
all’epoca la
dotazione
della
ferrovia. Da
Torre
Annunziata, oggi
come allora, si
dipartono la
linea diretta a
Castellammare e
a Sorrento e
quella per
Poggiomarino,
che qui si
unisce con la Napoli-Ottaviano-Poggiomarino-Sarno.
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Proseguiamo verso Poggiomarino ed incontriamo la
stazione di
Boscoreale,
all’interno
della quale - in
occasione di una
coincidenza -
vediamo
l’incrocio di
due convogli
della vecchia
dotazione della
ferrovia. Il
tracciato
percorso dai due
treni, nonché la
stazione qui
raffigurata da
qualche anno non
esistono più: la
linea, un tempo
a binario unico
e non poco
tortuosa, è
stata interrata
e raddoppiata
(inaugurazione
2009). Poiché
sulla vettura di
coda del treno
diretto a Napoli
(a
sinistra) si
legge la
matricola AC509,
la cartolina
dovrebbe essere
datata a prima
del 1956 quando
la terza classe
fu - senza alcun
merito! -
promossa a
seconda. |
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Arriviamo così a Poggiomarino, snodo molto
importante per
la ferrovia
Circumvesuviana,
dal momento che
– come si è
accennato – vi
confluiscono la
strada ferrata
proveniente da
Torre Annunziata
e quella che vi
arriva da Napoli
attraverso
Ottaviano. Del
resto, ne è
testimonianza il
vasto piano
binari con i
suoi molteplici
incroci. Si
tenga presente
però anche che –
essendo questo
il capolinea di
una delle due
linee e che
all’epoca della
foto i convogli
erano composti
da motrici e
rimorchiate –
alcuni scambi
erano necessari
anche per
posizionare le
elettromotrici
in testa al
treno “saltando”
le carrozze. |
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Immagini di ferrovie vuol dire non solo immagini di
treni, ma anche
di stazioni,
come questa di
Castellammare
Terme, oggi
dismessa, che
costituiva una
delle più ardite
ed eleganti
realizzazioni
lungo
l’itinerario che
porta a
Sorrento.
Progettata
dall’ing.
Marcello Canino
e inaugurata nel
1940, si
presentava come
un susseguirsi
di terrazze
panoramiche tra
il Golfo e il
Vesuvio, idea
suggerita
soprattutto
dalle finestre
senza infissi
destinate ad
offrire maggiore
spazio alla
vista del
passeggero.
All’interno, un
sistema di scale
mobili collegava
la strada
al
sovrastante
piano del ferro. |
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A seguire, la stazione di Vico Equense, qui vista
dall’interno e
con tanto di
convoglio che si
allontana in
direzione di
Napoli e, sulla
destra,
un carro
merci fermo sul
binario di corsa
n. 3 ancora oggi
utilizzato per
il ricovero di
materiale di
servizio.
Caratteristica
di questa
stazione,
costruita in
pieno periodo
bellico, è
l’elegante
rivestimento con
archi ciechi in
tufo del muro a
ridosso della
montagna
sovrastante, che
conferisce un
sapore di
rustico
all’intero
complesso
architettonico. |
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Ancora verso Sorrento: due binari (necessari per le coincidenze dei treni
da e per Napoli)
caratterizzano
la stazione di
Piano, una
piccola, ma
importante
entità qui
raffigurata
presumibilmente
negli anni ’60.
Non visibile
nella foto, ma
tuttora presente
anche se
scarsamente
utilizzato, un
tronchino di
servizio con
piano di carico
destinato agli
sporadici casi
di trasporto
merci. |
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Inalterata nel tempo, la stazione di Sant’Agnello, l’ultima prima di Sorrento,
appare perfettamente integrata nell’ambiente circostante. A pochi passi dalla
piazza centrale del paese (sulla destra l’edificio municipale) non ne modifica
però, le preesistenti volumetrie grazie alla sua posizione “defilata”. |
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Nel 1936 la S.F.S.M.
(Strade Ferrate
Secondarie
Meridionali)
incorporò la Ferrovia Napoli-Nola-Baiano,
rendendola parte
integrante della
sua rete. Negli
ultimi anni del
XX secolo la
linea è stata
completamente
ammodernata ed
il suo tracciato
originario
notevolmente
modificato con
il conseguente
spostamento di
molte stazioni.
Così è stato
anche per quella
di Pomigliano
d’Arco (una
delle più
importanti della
ferrovia) che
era stata
ristrutturata
proprio nel ’36
e che qui
vediamo ritratta
dall’interno nel
periodo in cui
ancora era
frequentata dai
convogli
avorio-rosso che
per decenni
hanno
caratterizzato la Circumvesuviana. |
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La stazione
terminale di
Baiano
fotografata
nell’immediato
dopoguerra
(immagine a
sinistra con il
treno composto
da motrice e due
carrozze) e
negli anni ’80
del XX secolo,
quando ormai
l’esercizio
della linea era
già svolto da
elettrotreni
bidirezionali.
Tra gli autobus
presenti nella
cartolina di
destra,
obbiettivamente
meno fascinosa
dell’altra,
ricca invece di
un ‘sapore
d’antico’, vi è
anche - sulla
sinistra,
verniciato in
blu scuro - un
FIAT 306/3 - Cameri di
proprietà della
stessa
Circumvesuviana.
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Due diverse
immagini della
“Ferrovia del
Vesuvio” nella
tratta iniziale
del percorso, ad
aderenza
naturale,
che da
Pugliano (e
prima dalla
Stazione
“Olivi”:
immagine a
sinistra)
conduceva verso
la cosiddetta
“Stazione
Centrale” dalla
quale partiva il
tratto a
cremagliera.
Qui, peraltro,
le due motrici
(rispettivamente
la 1 e la 2,
appartenenti
alla dotazione
originaria della
ferrovia e
pertanto
risalenti al
1903) sono
ritratte mentre,
in discesa dal
Vesuvio, stanno
raggiungendo il
capolinea
inferiore.
Curiosamente,
ambedue le
“didascalie”
delle cartoline
sono errate. Nel
primo caso è
indicata la
località
“Bellavista” che
si trova in
comune di
Portici e nulla
ha a che vedere
con la ferrovia
vesuviana,
mentre nel
secondo si parla
di “stazione”
mentre la
motrice è
raffigurata in
piena linea
anche se
effettivamente a
breve distanza
dalla stazione
terminale.
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Per concludere, ecco la motrice
n. 4
(appartenente
alla seconda
dotazione della
ferrovia: 1913)
mentre percorre
il tratto a “gramagliera”.
Qui – a
supportare
l’ascesa delle
motrici e a
frenarle in
senso inverso –
erano degli
appositi
spintori,
locomotori
forniti di ruote
dentate, che
consentivano ai
rotabili ad uso
dei passeggeri
di superare un
dislivello di
ben 325 metri . |
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Foto del titolo:
Seiano di Vico Equense: la stazione (sulla sinistra) e il
celebre ponte
costruito nel
1944 sul Vallone
d’Arco che
collega due
gallerie, quella
che unisce Vico
a Seiano
(visibile sullo
sfondo) e quella
di Montechiaro
che conduce fino
a Meta.
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