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Riflessione semantica

di uno sprovveduto viaggiatore

Antica obliteratrice per biglietti tipo Edmondson

 

È un breve viaggio quello che oggi mi accingo ad intraprendere.

Il treno libera dai pericoli delle strade, dai problemi imprevisti del traffico automobilistico; si sale in vettura, ci si accomoda su una confortevole poltrona e si va alla meta.

Prima di raggiungere quella poltrona, però, occorre sottoporsi ad una trafila, diciamo così, burocratica.

Eccomi nella stazione, un via vai di persone, chi parte, chi arriva, borse, valige, risuona nell’atrio un vociare indistinto.

La biglietteria è là, di fronte; mi metto in fila e piano piano avanzo fino allo sportello.

- Un biglietto andata e ritorno per…

(il prezzo non è poi esorbitante!)

- Grazie

- Buon viaggio

Il biglietto rilasciato è piuttosto grande… dove lo custodisco?... posso piegarlo? E’ meglio di no e lo ficco in una tasca.

Mentre sono preso da questo dilemma, una voce risuona alle mie spalle. Sarà la voce delle coscienza? Ho sbagliato qualcosa? NO! E’ l’altoparlante che gentilmente mi ricorda:

-  … i Signori viaggiatori sono pregati prima di salire a bordo di obliterare il documento di viaggio nelle apposite macchinette…

Sono preso alla sprovvista, ripesco il documento ma rimango perplesso: obliterare… dunque devo accludere? Che cosa? Ma no, devo cancellare dalla memoria Che cosa, qualche brutto ricordo? Ah! ho capito, devo rendere illeggibile, cancellare il biglietto ma allora perché consegnarmelo così particolareggiato, direi quasi elegante? Se cancello qualcosa come farà il controllore a controllarmi?

L’altoparlante ha avvertito anche dell’esistenza di apposite macchinette, infatti eccole, ce ne sono tante e sono gialle, colore appropriato per un compito così misterioso.

Lasciamo fare alla tecnica.

Inserisco un lembo del cartoncino in una vorace fessura, uno scatto secco ed estraggo il biglietto. Nessuna cancellazione dalla mia memoria, né dal documento, noto solo una poco leggibile stampigliatura con alcuni numeri e la data odierna.

Questa è l’obliterazione? Boh!

Salgo sul treno e, nonostante i dubbi che mi tormentano, il viaggio ha inizio.