Una delle figure professionali meno
note in ferrovia è probabilmente quella del
frenatore. Egli rappresentava la più
bassa qualifica tra il personale viaggiante ed
era costretto a condizioni lavorative molto
disagiate; di contro poteva rappresentare un’opportunità per l’inizio di una carriera
ferroviaria, fruendo dei concorsi interni.
Il frenatore era nato con il treno, chiamato a
risolvere il problema della frenatura dei
convogli dalla cui efficacia dipendeva (e
dipende tutt’oggi) la velocità degli stessi. Ai
primordi della ferrovia l’unico strumento
frenante manovrabile direttamente dal
macchinista era il controvapore, ma non era né
efficace, né immediato, né modulabile; semmai
poteva essere usato nelle situazioni di
emergenza. Il sistema più semplice per arrestare
i primi convogli era quello di dotare i veicoli
di un freno manuale, che aveva anche funzione di
freno di stazionamento.
Il freno era azionato da
un agente, il frenatore, che, manipolando un
volantino o una leva, aveva il compito di
azionare i ceppi dei freni, serrandoli o
allentandoli, rapidamente o gradualmente,
secondo i comandi impartiti dal macchinista,
attraverso una sequenza di fischi.
La segnalazione, ancora oggi
riportata nell’ art. 7 del “Regolamento sui
Segnali” di RFI - Edizione 1947 - ristampa 2016,
è la seguente:
-
tre fischi brevi e vibrati:
ordinavano la pronta chiusura di tutti i freni;
-
più di tre fischi brevi e
vibrati: erano il segnale di allarme ed
ordinavano la pronta ed energica
chiusura di tutti i freni. Lo
stesso segnale valeva anche per
richiamare l’attenzione del
personale delle stazioni e della
linea per l’adozione delle
possibili misure di sicurezza,
come l’istradamento verso il
cosiddetto binario di
salvamento;
-
un breve
fischio: ordinava il
parziale allentamento dei freni,
usato soprattutto nelle forti
discese;
-
un fischio lungo seguito da
altro breve: ordinava il completo
allentamento dei freni.
Replica di vettura mista circolante nel
Regno delle Due Sicilie conservata presso il
Museo Ferroviario di Pietrarsa (NA).
Si noti la postazione bifronte del frenatore in
posizione centrale sull'imperiale della vettura
(foto A. Gamboni).
Modello in scala di una carrozza di III classe
esposta presso il Museo Ferroviario di Pietrarsa
(NA)
marcata FS, ma risalente alle SFR
anno 1863 (foto
A. Gamboni).
Carro merci con garitta frenatore serie H della Società S.F.A.I.
(anno 1856).
In caso di necessità, poteva trasportare 32
uomini (foto coll. A. Gamboni).
La frenatura determinava anche le prime regole
sulla composizione dei treni.
Il convoglio viaggiatori doveva avere tutte le
vetture con impianto frenante abilitato (cioè
con frenatore); il treno merci, invece, in base
alla velocità di marcia ed alla acclività della
linea, poteva avere un certo numero di carri non
frenanti. In condizioni plano-altimetriche
favorevoli si prevedeva almeno un carro frenante
su cinque. L’ultimo carro doveva essere sempre
frenante per intervenire in caso di sganciamento
accidentale del convoglio; in questo caso il
frenatore di coda aveva anche la funzione di
protezione della coda (*).
Non tutti i carri merci erano dotati di freno e,
con l’avvento del freno pneumatico continuo, se
questi veicoli venivano inseriti nella
composizione del convoglio interrompevano la
progressione della condotta pneumatica, dando
origine ai cosiddetti treni a frenatura mista:
pneumatica e manuale. Per evitare questo
inconveniente, alcuni di questi carri furono
semplicemente dotati di condotta pneumatica
passante.
Treno "omnibus" fotografato a Roccaraso nei
primi anni del 1900 (dal sito internet scala eNNe).
Con il trascorrere degli anni e con lo sviluppo
repentino del traffico ferroviario, si ebbe la
necessità di comporre treni più veloci, più
pesanti, più sicuri e più economici (il
frenatore rappresentava un’importante voce
di spesa). Questo spinse le ferrovie a
studiare ed a sperimentare vari tipi di sistemi
frenanti, comandati direttamente dal macchinista
e agenti su tutto il treno. Non si trovarono
valide soluzioni fino a quando l’ingegnere
George Westinghouse brevettò nel 1869 il freno
pneumatico continuo. Il principio di
funzionamento di questo freno, con poche
modifiche, è giunto fino ai nostri tempi.
Locomotiva "Viterbo" costruita nel 1894 dalle
Officine Sociali di Torino per la Rete
Mediterranea.
Cerchiata in giallo, la pompa per il freno Westinghouse
(foto coll. A. Gamboni).
I convogli viaggiatori furono relativamente
rapidi nell’adottare la frenatura pneumatica
continua. La Prima Guerra Mondiale, che richiese
treni veloci e pesanti, ne accelerò la
diffusione che continuò nel periodo tra le due
guerre.
Più lenta fu l’adozione del “Westinghouse”
(così veniva chiamato in gergo dai ferrovieri)
nei treni merci. Pertanto i frenatori operarono
nel nostro paese fino agli anni sessanta ed un
po’ oltre, ovviamente furono impiegati sempre
più sporadicamente ed in casi particolari. Fino
agli anni ottanta, su alcune tratte
particolarmente acclivi e con treni merci
pesanti, era previsto un frenatore, generalmente
sul carro di coda (frenatore di coda). Questi
interveniva in caso di prolungata fermata in
linea per frenare i carri così da immobilizzare
il convoglio con maggior sicurezza. I carri
merci con garitta per frenatore circolarono fino
agli anni ‘90 del secolo passato.
Carro chiuso per derrate alimentari con cassa
metallica e garitta frenatore anno 1926 (foto coll.
A. Gamboni).
Veniamo adesso al duro lavoro del frenatore.
Inizialmente il frenatore operava normalmente in coda al
veicolo in una postazione sopraelevata per avere
la visuale della linea che gli permettesse di
prevenire i comandi del macchinista; condizione
possibile solo di giorno ed in condizioni di
buona visibilità. Inizialmente egli viaggiava
allo scoperto, poi in garitte.
Convoglio della Napoli-Nocera (1843) in un
dipinto di S. Fergola.
Si noti, al centro del treno, una coppia di
frenatori operanti allo scoperto (foto di A.
Bertagnin).
Le garitte erano ambienti angusti, dotate
di scomode panchette di legno e caratterizzate
dall’entrata di numerosi spifferi; non avevano
né riscaldamento, né illuminazione; c’era una
piccola finestrella frontale che permetteva la
visione, non proprio gradevole, dello
sballottamento del carro contiguo e pertanto si
era più fortunati se si era accomodati in coda.
Immaginiamoci, allora, con quale spirito un
frenatore saliva sul carro, sapendo di dover
iniziare un turno notturno, con temperature
esterne sotto lo zero! Allora si andava alla
ricerca di un bene di conforto, di un compagno
di viaggio, così molti portavano con sé della
grappa, corroborante bevanda alcolica che si
trovava a buon mercato. Questa abitudine,
assolutamente vietata dal regolamento di
servizio, diventò ben presto una vera e propria
piaga. L’abuso etilico, infatti, oltre a
provocare nel tempo gravi patologie epatiche,
nell’immediato dava una abbondante orinazione e
induceva lo stato ebbrezza fino a quello
dell’incoscienza. Tale situazione poteva portare
ad urinare nei pantaloni e, con il gelo, si
potevano verificare casi di congelamento ai
genitali, fino alla gangrena. L’agente, inoltre,
sotto l’effetto dell’alcol non era in grado di
operare, mettendo a rischio la sicurezza
d’esercizio.
Ambulante postale con garitta frenatore
delle "Regie Poste" esposto nel Museo
Ferroviario di Pietrarsa.
La carrozza è a tre assi e verniciata in
verde vagone, colore adottato fino al 1936.
(foto A. Gamboni)
A tale proposito si racconta che in caso di
frenatura “lunga” del convoglio, il macchinista
scendeva irritato dalla locomotiva per
controllare con la mano la temperatura dei
cerchioni e scovare il frenatore inadempiente;
questi, come contromisura, tendeva durante la
marcia a serrare leggermente i freni,
penalizzando la marcia del treno e sottoponendo
l’ignaro macchinista a rischio di penalità sia
per ritardo ingiustificato sia per l’eccessivo
consumo di carbone.
Oggi la figura del ‘frenatore’ non esiste più,
ma la sua epopea ha lasciato un’eco che per
vari anni risuonò sotto le pensiline delle
nostre stazioni. Alla partenza, il macchinista,
prima di avviare il treno, osava emettere un
breve fischio; era inconsapevolmente la vecchia
abitudine di avvisare i frenatori: “allentate
tutti i freni!”.
Carro di servizio con garitta frenatore della
Circumvesuviana ripreso nella stazione di Piano
di Sorrento.
(foto A. Cozzolino del 29-06-2011)
(*) Protezione coda: In caso di arresto
prolungato del treno in linea, l’agente, dotato
di apposita segnaletica (Bandiera o lanterna
rossa o petardi), si disponeva lungo il binario
ad adeguata distanza dalla coda del treno per
segnalarne la presenza ad eventuale treno
sopraggiungente al fine di evitarne la
collisione. |