di Gennaro Fiorentino

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Questa volta vi parlo di un film del 1965 che, pur potendosi considerare arcaico, continua a conservare una certa freschezza, suscitando ancora oggi interesse. Il film in questione è “Il Colonnello Von Ryan” che offre un’apprezzabile prestazione recitativa di Frank Sinatra, affiancato da un cast di eccellenti artisti. L’opera è annoverabile tra quelle dove il treno assume un ruolo da protagonista. Per questo motivo è stato considerato dalla rivista Trains ed inserito nella speciale classifica al 76° posto, tra i 100 più bei film di treni. Vedi l’interessante articolo a mia firma, sul sito:

http://www.clamfer.it/05_Treni%20e%20Cinema/100TreniCinema/100TreniCinema.htm

LA TRAMA

Il film è tratto dal romanzo del 1964 “Von Ryan’s Express” (anche il titolo della pellicola in origine) dello scrittore americano David Westheimer. Si raccontano le vicende di un gruppo di prigionieri inglesi, detenuti in un campo di prigionia italiano alla vigilia del tragico 8 settembre 1943. L’ultimo arrivato nel campo è il colonnello Ryan dell’aviazione USA, abbattuto in volo nei cieli italiani e che presto si guadagnerà l’infamante prefisso di “Von” per una sua presunta accondiscendenza con il nemico. La sua reputazione sarà ampiamente riscattata quando, dopo l’armistizio, i prigionieri saranno affidati ai ben più severi tedeschi che a mezzo di un treno intendono deportarli in Germania. Dopo un tentativo di fuga a piedi, miseramente fallito, essi saranno infatti catturati dalle truppe nemiche ed imbarcati sul convoglio ferroviario. Proprio Ryan, con grande audacia e sprezzo del pericolo, sottrarrà il treno ai tedeschi, conducendo i prigionieri verso la Svizzera e dunque la libertà. Purtroppo non riuscirà a vedere compiuta la sua missione, pagando con la vita il suo eroismo ad un passo dall’agognato confine.

IL CAST

Regista del film è Mark Robson, apprezzato direttore di tante opere di successo. Da raccontare un particolare curioso. Il suo ultimo film (Avelanche Express), era altresì ambientato in un contesto ferroviario, questa volta olandese. Purtroppo non potette concludere l’incarico, causa la sua prematura morte. Il ruolo principale del colonnello Ryan, è affidato a Frank Sinatra che, benché conosciuto per la sua bellissima voce, vanta un apprezzabile curriculum come attore protagonista; ed in film tutt’altro che “musicarelli”. Comprimario è il noto attore inglese Trevor Howard (Magg. Finchman). Altresì è degna di nota la presenza dell’attore tedesco Wolfang Preiss (Magg. Von Klemment), nel ruolo del comandante del treno. Il suo volto è molto popolare agli appassionati di film ambientati durante la II GM, anche se si cita una sua lusinghiera gavetta in prestazioni teatrali.

Ambientata in Italia, la pellicola annovera la significativa presenza di attori italiani anche se non ho rilevato traccia di una cointeressenza nazionale alla produzione. Il ruolo del comandante del campo (Col. Battaglia) è affidato al bravo Adolfo Celi, mentre quello del capitano Oriani (che scappa con i prigionieri) a Sergio Fantoni. Gabriella (“dama di compagnia” del Col. Von Klemment) è una più che giovane Raffaella Carrà che all’epoca, però, già annoverava numerose partecipazioni a film di successo. Anzi la presente partecipazione fu una delle sue ultime su grande schermo, prima di essere inghiottita da una lusinghiera carriera di cantante e ballerina. Una menzione a parte vorrei riservare all’attore americano che ricopre il ruolo di macchinista delle Ferrovie dello Stato. Si tratta di Vito Scotti, di palese origine italiana ed emigrato negli States quando aveva appena sette anni. Nel credibile ruolo di muso nero, è egregiamente doppiato da Ferruccio Amendola.

I TRENI DEL FILM

Il film è animato da due convogli ferroviari. Il primo è quello impiegato dai tedeschi per deportare i prigionieri in Germania (via Innsbruck). Nello svolgimento della vicenda, è quello che occupa più spazio. È costituito da una locomotiva in trazione che è la 735.236. Queste macchine furono prodotte in numero di 400 da alcuni opifici americani (Alco e Montreal Locomotive Works) specificamente per le ferrovie italiane. La fornitura fu realizzata tra il 1917 ed il 1922 con progetto concordato ed annoverabile in un’intesa speculare all’alleanza militare. Come le cronache raccontano, sette macchine perirono in mare a seguito dell’affondamento proditorio della nave che le trasportava, da parte di un sommergibile tedesco.

Della 236 si sono in seguito perse le tracce; probabilmente oggetto di demolizione. Il materiale rimorchiato è costituito da una teoria di carri F che nella vicenda ospitano i prigionieri. Questo tipo desueto di carro, molto diffuso fino agli anni ’60, è altresì tristemente famoso come veicolo di deportazione di migliaia di sventurati ebrei. Il convoglio traina al seguito ed in ultima posizione, una vettura passeggeri per la quale farei un distinguo. Le scene girate al suo interno, sono riprese in un ambiente ricostruito in un teatro di posa.

Per quanto riguarda l’esterno, con l’aiuto della preziosa guida “Carrozze FS 1983-Edizioni elledi” sono risalito alla famiglia. Potrebbe essere della serie cosiddetta 1921 nelle sue varie declinazioni. Mi è stato di aiuto l’osservazione dell’alternanza della finestratura (costituita da monofore e bifore). L’altro treno è quello che, partendo da Milano, si lancia all’inseguimento dei fuggiaschi; pertanto occupa una piccola parte del racconto. Le immagini non ci consentono di averne una chiara immagine però si nota, senza dubbio, la presenza di un preriscaldatore Franco-Crosti. Da ciò si potrebbe immaginare trattarsi una locomotiva 743, le cui unità risalgono però con questa modifica agli anni dopo la II GM. I carri scoperti, che ospitano le truppe naziste, sono del tipo L, del tutto compatibili con l’epoca dei fatti narrati.

LOCATIONS E FANTASIE FERROVIARIE

Per estrema sintesi, la storia si svolge tra il campo di prigionia ed il treno in fuga. Per quanto riguarda il primo, non ne viene citata la localizzazione. Varie fonti mi hanno indicato negli studios della produzione, la sua ricostruzione. Esperito il tentativo di fuga, i prigionieri trovano sistemazione per la notte presso le rovine di Villa Adriana in Tivoli. Purtroppo saranno sollecitamente catturati dalle truppe di occupazione.

A Villa Adriana di Tivoli vengono ripresi tutti i fuggitivi.

In treno in vista di Roma con il cupolone di San Pietro.

Ripresa in mano la situazione dei circa 600 fuggiaschi, essi vengono affidati al treno che li dovrà trasferire in Germania (via Innsbruck). La vista del “cupolone” ce ne annuncia l’arrivo a Roma, dove saranno rifocillati.

Ma per inserire la veduta, il treno transita sul ponte della linea da Viterbo, ossia senso Nord-Sud; inopportuna. Con la sosta allo scalo realmente San Lorenzo, ne viene anche completato la formazione con l’aggancio della vettura comando.

Allo scalo merci di Roma San Lorenzo, lunga sosta per rifocillare la truppa.

Si aggancia la vettura comando; il treno è pronto a partire.

Durante il tragitto verso Firenze, grazie al piano di Ryan, i prigionieri riescono a riconquistare la libertà impadronendosi con audacia del convoglio. In occasione della sosta per rifornimento di acqua, la situazione precipita. Gabriella vien uccisa da Ryan per un tentativo di evasione. La scena è girata presso la stazione di Anagni Fiuggi posta sulla Roma-Napoli via Cassino. Pertanto anche questa volta a sud della capitale. L’assolata giornata ci dà anche modo di notare come alla vettura comando, sia stato aggiunto un terrazzino per esigenze di sceneggiatura.

Necessario rifornimento d’acqua. Nella realtà siamo alla stazione di Anagni-Fiuggi.

Il terrazzino posticcio per esigenze di sceneggiatura.

Superato per miracolo il nodo di Firenze (nella realtà Roma Osiense), solo (solo?) il posto di blocco di Milano può costituire ostacolo all’inarrestabile marcia verso la Svizzera. Senza alcuna difficoltà, che peraltro mai hanno trovato da Roma a Milano (piuttosto incredibile a chi s’intende un po’ di marcia dei treni) la palazzina che contiene l’apparato scambi sul piazzale del capoluogo lombardo, viene del tutto resa inoffensiva. Il treno può compiere l’ultimo balzo verso la libertà. I nazisti allestiscono un secondo convoglio inseguitore (ed era ora) che, coadiuvato da un intervento di aerei caccia, dovrà intercettare il folto gruppo di evasi. S’intravede un’indicazione del passo Malajo che secondo me non esiste; o per lo meno non esiste come valico ferroviario. Magari si è voluto richiamare il passo stradale Maloja. Un’epica ed eroica battaglia conclude il film con la morte del colonnello (Von Ryan). Essa si svolge sulla linea, oggi dismessa, Padova-Calalzo nei pressi della stazione di Perarolo di Cadore.

Il convoglio tedesco sulle tracce dei fuggitivi.

Battuta d’arresto per il treno inseguitore: manca una rotaia. Simbolo SS sul pancone.

Ma il contesto è integrato (per esigenze di spettacolo) dall’emozionante veduta del ponte di El Chorro presso Malaga, La passerella pedonale distrutta dall’incursione aerea, prende invece il nome di El Caminito del Rey. Ho visto e rivisto queste scene; incredulo di fronte all’ipotesi che il treno italiano sia stato portato a Malaga, dove peraltro vige uno scartamento diverso. Alla fine mi sono fatto un’idea di come si sarebbero potute svolgere le cose. In sostanza nella realtà si tratta di due contesti separati: Italia e Spagna. Gli sceneggiatori hanno creato due teatri di azione che alla fine sono stati sapientemente collegati (mi verrebbe di usare il più efficace “azzeccati”).

Ponte El Chorro nei pressi di Malaga con l’ardito passaggio pedonale.

Il materiale ferroviario FS in Spagna non vi è mai andato. La locomotiva a ben guardare non si vede mai e per quanto riguarda i carri, sono stati utilizzati dei similari spagnoli. Tutto sommato il carro F è abbastanza sostituibile. Un’ultima nota la merita la locomotiva 735 il cui parafumo, curiosamente, ha ricevuto nel film l’emblema “51” su fondo rosso, assolutamente poco ortodosso rispetto allo stile delle Ferrovie dello Stato.

La 735.236 in partenza con un vistoso “51” appiccicato al parafuno.

Per concludere, a distanza di oltre 50 anni, il “Colonnello Von Ryan” continua ad avere un certo appeal per gli amanti dei film bellici e delle ferrovie. Se vi accostate alla poltrona con la voglia di divertirvi ed emozionarvi, è il film giusto. Se poi pensate di esaminare la pellicola con atteggiamento critico e di rigore, vi indirizzerei ad uno spettacolo diverso; per non restare delusi di fronte a diverse incongruenze.

Nei titoli di coda è inserito un sentito messaggio di ringraziamento al personale delle Ferrovie italiane per la determinante collaborazione alla riuscita delle riprese.

Dopo qualche giorno dalla pubblicazione dall’articolo “Il Colonnello Von Ryan”, ci sono giunte alcune mail per rettificare o arricchire quanto era stato esposto. Con l’intento di partecipare ai lettori questi nuovi elementi di ricerca, abbiamo pensato di aggiungere questo box con le inedite notizie salienti apprese.

Tra gli altri ci ha scritto il lettore Ellis Barazzuol che afferma di essersi documentato presso il numero 11/1964 della rivista “Voce della rotaia” che dedicò al “film making” un ampio articolo. Apprendiamo così che la raccolta della famosa rivista aziendale delle FS è stata inserita nell’archivio di Fondazione. E per quanto ne sappiamo, di libera consultazione. Il lavoro risulta firmato da Alberto Ciambricco, direttore del periodico, noto ai meno giovani per essere stato altresì il prolifico sceneggiatore della serie TV il tenente Sheridan. Ma non ci allontaniamo troppo dall’oggetto del presente box.

La prima cosa che l’attento lettore mi ha fatto notare, è quella che la foto con il cupolone non è quella della linea di provenienza da Viterbo, bensì l’uscita da Città del Vaticano della linea ferroviaria internazionale, così detta più breve del mondo. Osservazione che è stata altresì condivisa dal nostro socio Giovanni Zampa. Ne prendo atto e faccio ammenda.

Un’altra importante puntualizzazione è la seguente. Mentre nessun rilievo è stato mosso circa la stazione nella quale si svolge la scena tragica che culmina con la morte di Gabriella (Anagni-Fiuggi sulla Roma Napoli), viene riferito che il pieno d’acqua si svolge altrove. È stato infatti individuato il contesto come posto sulla linea Orte-Capranica-Civitavecchia, chiusa per segmenti a partire dal 1961. Ciò benché la sceneggiatura lo descriva come un tutt’uno con quella dell’uccisione dell’eroina. Circa la storia della linea citata, Wikipedia ne offre un bell’articolo. Ulteriori ed interessanti cronologie si possono trovare sulla rivista i Treni numeri 275 e 276 a firma Paolo Blasimme.

Per quanto riguarda le scene girate verso il finale del film (per la sceneggiatura si racconta la fuga verso la Svizzera), esse furono nella realtà effettivamente realizzate in Cadore, sulla linea Padova-Calalzo. Essa, pur interessata a lavori di aggiornamento di tracciato (2003) in particolare su taluni ambienti visti nel film, è tuttora vigente.

Il lettore Barazzuol, a mia richiesta, mi ha altresì fornito qualche referenza circa la vettura. È stata riconosciuta come ABz 52092, poi diventata S93. Inoltre ci ha tenuto a sottolineare una notizia curiosa. Giacché talune scene, per lo più al buio, furono realizzate in USA, due carri F furono trasferiti oltre oceano con nave: l’imbarco avvenne nel porto di Napoli. Il viaggio si prospettava ovviamente di sola andata. La rivista citata, ci tenne tuttavia a precisare che erano esemplari destinati per obsolescenza alla rottamazione e che la cessione avvenne a titolo oneroso. Prima di concludere l’inciso, sempre da “Voce della rotaia” si apprende che la base di lavorazione nel Cadore, fu stabilita a Cortina d’Ampezzo (ricca di strutture ricettive) e che nello staff fu altresì arruolato un medico ortopedico specialista di traumatologia. Infatti si prevedevano incidenti ed infortuni sia alle star che al nutrito gruppo di stuntmen. Non ci è però dato sapere la casistica di sfortunati eventi.

Consultato per la verifica delle locations:  www.davinotti.com

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