Ferdinando II, nato a Palermo il 12 gennaio 1810,

 fu il più popolare ed il più napoletano di tutti i Borbone.

Per la sua abitudine di fare scherzi

alla regina ed alla Corte, fu chiamato Re Burlone.

Forse pochi sanno che, nel 1833, i liberali di Bologna

gli offrirono la corona d'Italia.

Ferdinando II la rifiutò in quanto troppo

rispettoso del diritto delle altre dinastie.

di Luigi Fiorentino

 

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Stringevo forte la mano del mio papà mentre lasciavamo a piedi il piccolissimo paese agricolo dove avevo trascorso un periodo di vacanza presso una zia, levatrice condotta in quel triste e misero posto. La lunga e polverosa strada per la ferrovia era fiancheggiata da alcuni alberi brulli e da cespugli di vegetazione spontanea. Dopo aver superato una curva che ci fece intravedere dall’alto la sagoma di un carro armato abbandonato sul greto di un fiume, scorgemmo in uno slargo assolato un modesto e solitario caseggiato ad un sol piano con una piccola pensilina: era la stazione.

Lontano la campagna era verde e rigogliosa con robusti alberi di ulivo, dorati campi di grano e viti cariche di uva rossa. Erano infatti i primi e caldi giorni di settembre, vigilia di vendemmia e riapertura delle scuole. In quello scenario agreste di calma perfetta si udiva solo il suono del campanello di stazione che annunciava l’imminente arrivo del treno. Sul marciapiede trovammo solo alcuni paesani con i loro modesti bagagli: una valigia di cartone, una “mappata” annodata, una gabbia per volatili.

Improvvisamente l’allegro scampanellio cessò e da lontano, nella verde e solitaria campagna, comparve una nera e bellissima locomotiva avvolta in una nube di vapore trainando due carrozze ed un carro bestiame. Di lato, in mezzo a tutto quel vapore bianco, si vedeva la testa del macchinista con il cappellaccio di cotone e gli occhialini di celluloide, attentissimo all’entrata del convoglio in stazione.

Prendemmo posto sulle panche di legno di una carrozza di terza classe e, una volta sistemato sulla reticella il nostro frugale bagaglio, aspettammo con trepidazione la partenza. Il silenzio era rotto da qualche chiacchierio, una risata e su tutto incombeva la profonda voce della locomotiva con il suo ansimare.

Papà giustificò quella ritardata partenza con i molti problemi tecnici che c’erano sulla linea molto danneggiata. Eravamo infatti sulla Roma-Napoli via Cassino e la guerra, che aveva infierito con particolare ferocia, era finita solo da qualche anno. Subito dopo mi chiese se mi fossi divertito durante quei giorni di vacanza. Al mio silenzio esplicito, rispose con una promessa consolatoria: “domani a Napoli ti porterò a vedere un bel film”. Bastò quella semplice frase a rincuorarmi e rendermi felice. 

Il capostazione in marsina nera e cappello rosso diede finalmente il segnale di partenza. Mi unii agli altri nell’applaudirlo e nel gridare: “evviva, parte il treno delle tartarughe”.

Il giorno dopo il nostro arrivo a casa, papà mantenne la promessa portandomi in un modesto cinemino allogato sotto i Portici della Galleria principe di Napoli. Il programma di quel giorno era molto allettante. Infatti offriva un doppio spettacolo con un unico biglietto. C’era il famoso film “Frà Diavolo” con  l’irresistibile coppia comica americana Stan Laurel ed Oliver Hardy, che rappresentava l’attrazione principale. Esso era seguito da una vecchia pellicola italiana dal titolo “Re burlone” di Enrico Guazzoni con il grande Armando Falconi, Maria Denis e l’affascinante Luisa Ferida.

Questo film per me fu una vera rivelazione, sia per il soggetto che per l’ambientazione napoletana. Si narrava che alla corte del re burlone, Ferdinando II di Borbone, una fanciulla il cui padre era stato giustiziato per complotto politico, animava una congiura per rapire il sovrano, All’impresa avevano aderito anche ufficiali ed alti dignitari della corte. Anche se nel Regno erano state effettuate opere pubbliche di grande utilità, il malcontento del popolo verso il Re era vivissimo.

La congiura fallisce e molti congiurati vengono condannati a morte fra cui due ufficiali della Guardia. Ma sarà lo stesso Sovrano a consentirne l’evasione il giorno previsto per la fucilazione. Essi, unitamente alla fanciulla cospiratrice, troveranno asilo presso lo Stato Pontificio.

Film epico e bellissimo, con visioni superbe della Reggia di Caserta con il suo famoso e prezioso presepe settecentesco. Ciò contribuisce a restituire e far comprendere l’atmosfera festosa e popolare della Corte borbonica.

Non mancano riferimenti storici come l’inaugurazione della Ferrovia Napoli-Caserta nel 1843, voluta appunto da quel sovrano. Questo film purtroppo, è praticamente scomparso dai canali convenzionali quali cineteche, archivi storici e nondimeno, riproduzione su supporti VHS o DVD. Lo serbo tuttavia nella mia memoria con senso di vivo piacere, non disgiunto dal contesto nel quale ne potetti assistere alla proiezione.

All’uscita del cinema, animati da vivo entusiasmo per il doppio spettacolo cui avevamo assistito, fummo investiti da una marea di gente: alcuni con maschere, altri con trombette e singolari strumenti musicali. Tutti ballavano e cantavano in un’atmosfera gioiosa e felice. Le strade erano ricche di luminarie multicolori ed i balconi erano addobbati con palloncini colorati.

I negozi, bar e pizzerie erano aperti. Numerose erano le bancarelle illuminate con luci ad acetilene. Vendevano spighe arrostite, zucchero filato, noccioline e fette di cocco. L’aria era impregnata dagli odori provenienti da queste caratteristiche mercanzie.

Si ammiravano tipiche e curiose postazioni addobbate con disegni di fiori finti ed attrezzate con tavolini e sedie. Vi si potevano gustare caratteristiche zuppe di cozze o di “maruzze” cotte sul posto in capaci pentoloni.

Le pietanze venivano servite agli avventori in larghi piatti di terracotta da camerieri in costume da pescatore. Anche noi volemmo fare onore alla festa, consumando una grandissima e dolce fetta di melone d’acqua, rossissimo, dolcissimo con un sapore indimenticabile.

Che serata bellissima fu quella: era la grande festa di Piedigrotta del 1948.

Venditore di zuppe di cozze e maruzze con banco vendita allestito in occasione della Festa di Piedigrotta (coll. A. Gamboni).

 

RIFERIMENTI FERROVIARI

 

di Gennaro Fiorentino

 

Rileggendo l’articolo ho notato una singolare quanto forse involontaria coincidenza. Il suo estensore parla di un treno a vapore sulla linea Roma-Napoli via Cassino che lo riporta a casa dopo un periodo di vacanza. Lo stesso treno, anche se sul solo segmento Napoli-Caserta che oggi fa parte della linea appunto Napoli-Roma via Cassino, costituisce uno degli episodi rimarchevoli del film di cui si parla.

Nella realtà questa linea fu aperta l’11 Dicembre 1843 con una lunghezza di km. 32, 842. L’idea della sua costruzione si dovette, come già detto, al re Ferdinando II di Borbone che ne intendeva fare uno strumento di strategia bellica così com’era orientata verso nord ossia verso lo Stato Pontificio. Tuttavia l’occhio era anche rivolto alla comodità che se ne sarebbe potuto ottenere per il collegamento verso l’amenità del Palazzo Reale di Caserta con il suo spettacolare parco, sia per la famiglia reale che per il popolo. Il  progetto venne affidato all’ingegnere Clemente Fonseca, già capitano della stato maggiore dell’Esercito. La stazione di partenza fu collocata tra la porta del Carmine e la porta Nolana, sull’area che sarà occupata molto più tardi da quella della Ferrovia Circumvesuviana ed a lato di quella già in esercizio all’epoca verso Portici-Nocera e Castellammare.

Il suo itinerario non era davvero dissimile da quello odierno via Cancello, fatto salvo il segmento iniziale che, secondo le cronache dell’epoca, passava sotto il torrente dell’Arenaccia.

Le vetture erano classificate in tre classi con il costo del biglietto adeguato al tragitto nonché alla sistemazione prescelta. Per la percorrenza complessiva del tratto in esercizio si  andava da una tariffa di 14 grani in III classe fino a 45 grani in I classe. Erano previste quattro corse per ogni senso nel corso della giornata. Il percorso completo veniva coperto in circa un’ora ed un quarto.

Appena qualche tempo dopo ossia il 25 Maggio 1844, la ferrovia sarebbe giunta a Capua con un ulteriore balzo verso nord di km 11,190.

La Stazione di partenza da Napoli della Regia Strada Ferrata per Caserta (da Rivista Militare).

Dal 1843 al 1859, una volta sola Ferdinando II rischiò la vita in ferrovia, e fu prima del 1848, in una ricorrenza della festa di San Gennaro, quando, dopo aver assistito al miracolo, tornò a Caserta, dove erano stati spediti qualche ora prima i bagagli e sei cavalli storni bellissimi, dai quali fu tirata la vettura che lo aveva condotto al duomo. Giunto il treno reale a Cancello, prima di entrare nella stazione, il macchinista Antonini, morto nel 1868 in un disastro ferroviario, non s'era accorto che il treno reale entrava in un binario, dove era fermo il treno dei cavalli. Ma il Coppola, capo macchinista, con fulminea prontezza, riuscì a fermarlo, tanto da far sfondare con la locomotiva soltanto la parte dell'ultimo carro, dal quale uno dei cavalli scivolò sulla rotaia. Fermato il treno, il Coppola narrò l'accaduto al re, che se n'era appena accorto. Questi, che sedeva fra i generali Cellamare e Saluzzo, scese subito dal treno, e considerato il pericolo corso, s'inginocchiò a capo scoperto sul marciapiede della stazione, e con tutti i presenti recitò tre avemmaria per ringraziare la Vergine, e una preghiera a San Gennaro, che lo aveva voluto miracolosamente salvo, il giorno della festa sua. E rivolgendo la parola al Coppola, lo invitò a recarsi il dì appresso alla reggia, desiderando rivederlo. L'indomani il Galizia portò al Coppola, prima che questi si presentasse alla reggia, una polizza del Banco di trecento ducati, ma questi se ne mostrò poco contento. Il re, saputa la cosa, lo chiamò, né il Coppola fu imbarazzato nel confermare il suo scontento, giacché, più del danaro, tenea all'onore di essere ammesso alla presenza reale. Il re aggiunse un aumento di dieci ducati allo stipendio mensile del suo salvatore, il quale ne fu soddisfatto. (da R. De Cesare - "La fine di un regno")

 

Ricevuta rilasciata dal Ristorante 'O Re Burlone di Gaeta

per un pranzo consumato in data 19 agosto 1968.

 

 

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Pane, coperto e ... caciara

Vino

Acqua minerale

Spaghetti

Cannelloni

Fritti

Frutta

Caffè

Totale

Tasse 15 %

A pagare

 

 

L. 500

L. 400

L. 150

L. 500

L. 400

L. 1.400

L. 400

L. 160

L. 3.910

L. 590

L. 4.500

 

 

(coll. A. Gamboni)

 

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