"Il Ferroviere”

Italia 1946 b/n 85’

Regia di Pietro Germi

Attori: Pietro Germi - Saro Urzì - Luisa della Noce

Sylva Koscina - Carlo Giuffré - Eduardo Nevola

 

 

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recensione di  Luigi Fiorentino

 

Mi è stato chiesto di scrivere una recensione de “Il ferroviere”, un vecchio film del 1956 diretto dal grande regista Pietro Germi che trova posto in questa rubrica per il notevole contenuto di immagini di treni, tram ed auto dell’epoca. Per questo aspetto tematico lascio ad altri il compito di un breve commento.

Questa interessante parata di mezzi di trasporto, fu utilizzata dall’autore come sfondo alla storia che racconta di una famiglia italiana nel mezzo degli anni cinquanta.

Andrea Marcocci è il personaggio principale, primo macchinista delle ferrovie italiane che sta vivendo una situazione familiare molto difficile. La figlia infelicemente sposata, perde il bimbo che aspetta. Si consola lasciando il marito per un amante. Il figlio maggiore, sfaccendato e con un pericoloso giro di amicizie, va via di casa dopo una violenta lite con il padre. La moglie casalinga e punto di equilibrio della famiglia, vive il dramma nella disperazione. Solo l’ultimo figlio, il piccolo Sandrino, assiste con rammarico al difficile momento dell’esistenza familiare, nutrendo grande fiducia nel padre e convinto comunque che ogni cosa si sistemerà.

Il Marcocci provato dalla crisi di casa, provoca un incidente ferroviario che gli costa l’arretramento di ruolo ed una rinnovata sfiducia in se stesso. Contrasta la sua depressione accettando di condurre un treno passeggeri ordinario durante uno sciopero. Così perde anche la considerazione dei colleghi più cari che lo accusano di crumiraggio.

Si ritrova quindi solo e disperato in una triste vigilia di Natale. Ma proprio quando tutto sembra perduto, assisterà alla riunione della famiglia e degli amici. Quella sera, appena spenti gli echi della festicciola per la ritrovata armonia domestica, morirà purtroppo di un antico male.

Opera esemplare e bellissima, piacque molto al pubblico di quel tempo che si identificò nella figura e nella famiglia di quel lavoratore. Vidi il film in compagnia di un amico all’inizio di una primavera capricciosa e fredda. La pellicola era proiettata in una modesta ed affollata sala posta sul ponte di Chiaia. Il biglietto, tutt’altro che caro, costava 90 lire a persona. Eppure per acquistarlo dovemmo rinunziare al caffè ed al ritorno a casa in autobus.

Pietro Germi, oltre a dirigere, interpretava con molto fervore il ruolo del ferroviere insieme a bravissimi attori come: Luisa della Noce la mamma, Sylva Koscina la figlia, Carlo Giuffré il genero ed il piccolo Eduardo Nevola, Sandrino e voce narrante. Una menzione particolare merita l’impareggiabile Saro Urzì nel ruolo di collega del Marcocci e compagno di bevute in osteria. Per dare un’idea del gradimento del pubblico, si pensi che costato 80 milioni, ne fece incassare al fortunato produttore un miliardo e 200 milioni.

Girato in un classico bianco e nero con una notevole ed appropriata colonna musicale, “Il ferroviere” resta un bellissimo esercizio di grande film. Rivisto oggi, riesce ancora ad interessare ed a commuovere.

È disponibile in DVD presso i negozi specializzati.

 

       

I TRENI ED I TRAM DE "IL FERROVIERE"

di Gennaro Fiorentino

Il film si svolge a Roma e si immagina che la casa dei Marcocci sia posta in un quartiere popolare verso Centocelle. Pertanto assistiamo ad una grande esibizione di tram ATAC e di convogli della Roma - Fiuggi, oltre naturalmente a locomotori e locomotive costituenti il contesto lavorativo del protagonista. Ma andiamo con ordine.

Dopo i titoli di testa, il film si apre con un’ampia ripresa in soggettivo (leggermente accellerata) di un convoglio che entra in Roma Termini dopo essere, coerentemente, transitato per il piazzale di Roma Tiburtina. Le immagini ferroviarie sono intervallate con quelle del piccolo Sandrino che si approssima a Roma Termini per incontrarsi con il papà al termine del turno. Intanto sul suo procedere si intravedono vari tram tra i quali riusciamo a riconoscere una Mater ed una MRS. Intanto il nostro “ferroviere” entra in stazione alla condotta di un E 428 II serie matricola 173 costruito tra il 1939 ed il 1940 (vedi foto 1). Una volta riuniti padre e figlio ritornano verso casa intercettando un piccolo convoglio della Roma - Fiuggi in servizio suburbano tra Roma e Centocelle. Si tratta di materiale risalente al 1921 che ha continuato a fare servizio con onestà fino agli anni 70. La scena è ripresa di notte (vedi foto 2) ma niente paura. Ritroviamo un convoglio simile ripreso di giorno nella successiva immagine (vedi foto 3). Si notano due elettromotrici inquadranti una vettura, in modo da renderlo reversibile. L’autore avendo necessità di rappresentare l’alternarsi delle stagioni, inserisce la visione di un locomotore trifase in un contesto innevato. Si tratta comunque di un’immagine di repertorio in quanto queste macchine svolgevano il loro servizio tra Liguria e Piemonte dove non arrivavano i nostri macchinisti afferenti Roma Termini. Piccola ma perdonabile licenza poetica.

 

foto 1

 

 foto 2

Andiamo avanti. Il nostro protagonista, afflitto dalle descritte vicende familiari, ha la disgrazia di investire un aspirante suicida che morirà, malgrado la frenata rapida. Scende dal convoglio trainato ancora da una 428 e precisamente la 186 (vedi foto 4), per accertarsi dell’accaduto. Sconvolto riprende l’itinerario verso Bologna dove il suo stato d’animo gli farà ignorare un semaforo rosso, evitando per un soffio un terribile incidente con una 640 del 1907. La foto 5 ci mostra la spettacolare ed emozionante ripresa. La commissione d’inchiesta relegherà il nostro ottimo macchinista alla guida di piccole tradotte “cittadine” con una gloriosa 835 ed esattamente la 282 (vedi foto 6). La 835 costituisce un gruppo versatile che tutti i fan delle ferrovie di una certa età, ricordano nel suo instancabile impiego giornaliero per lo spostamento dei carri sui piazzali nonché sui raccordi industriali.

 

foto 3

 

foto 4

 

foto 5

 

foto 6

Passando all’argomento tram, vediamo una bella immagine di una Mater nell’immagine 7 che fa da sfondo a Sandrino che corre con la sorella (Sylva Koscina). Le Mater furono tram davvero innovativi nati dalla “fusione” di una motrice ed un rimorchio intervallati da un elemento centrale. Queste operazione di taglia ed incolla, risale agli anni 30. Queste vetture risposero per anni alle richieste dell’utenza delle linee ad elevato traffico dove prestarono servizio. Furono radiate per vetustà del 1964. Il lotto originale era di 50 macchine. Qualcuna di esse cantò il canto del cigno sulle linee Stefer, prima della fine. Infine viene proposto in varie occasioni il convoglio tranviario in servizio sulla linea 12 che dirigendosi verso la Stazione Termini, vi conduce i ferrovieri colà in servizio. Il rimorchio in primo piano reca la matricola 202 che lo fa risalire ad un lotto costruito tra il 1918 ed il 1921: radiato tra il 1959 ed il 1964. Questi tipi venivano definiti “giardiniere” per la possibilità di essere aperti durante l’estate e quindi resi più freschi.

Queste immagini sono state selezionate tra le tante del film che per ragioni di spazio abbiamo dovuto scegliere. Ma vi assicuro che la pellicola è una vera miniera del contesto ferro e tranviario del 1956.

Piccola annotazione critica. Risulta falsa la ricostruzione per esigenze di scenografia, della cabina di guida della 428 che appare inverosimile anche all’occhio meno smaliziato.

 

foto 7

 

foto 8

Il direttore del cinema “Alle Ginestre” di Napoli, dove fu altresì proiettato il film, per incrementare i già soddisfacenti incassi, pose come attrazione nella hall del locale, un piccolo circuito di treno elettrico Rivarossi. Si trattava della confezione base che per Lire 3.900 consentiva all’epoca, di avere una 835, alcuni carri, un circuito di binari ed un trasformatore. La visione del mini-plastico mi rese lo spettacolo di Germi, ancora di più indimenticabile

 

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