di Gennaro Fiorentino

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Profittando di un po’ di tempo libero durante le recenti festività di fine anno, sono andato a riguardarmi qualche DVD delle collezioni edite nel tempo e dedicate alle opere di Eduardo De Filippo. Mi sono limitato a guardare quelle che avevano veste cinematografica, tralasciando dunque le registrazioni di commedie eseguite in teatro.

Non mi sono per niente annoiato, riuscendo a carpire ed apprezzare nuove sfumature che magari in una precedente visione mi erano sfuggite. Veramente si tratta di film dotati di grandi qualità che il più delle volte il tempo ha esaltato anziché rendere stantie.

Ma ho fatto anche una scoperta che mi ha abbastanza sorpreso e che sono qui a raccontarvi. In diversi di questi film ricorre la presenza di tram che non sempre hanno attinenza necessaria con il procedere della storia. In altri termini Eduardo, che oltre ad esserne l’insostituibile protagonista ne era anche l’abile regista, aveva il gusto di far apparire dei tram proprio per il piacere di vederli stampare sui fotogrammi delle sue pellicole.

Ciò ci porterebbe a pensare, ma a questo punto rientriamo nella pura illazione, che il nostro regista abbia avuto anche nella vita reale una particolare simpatia per tale veicolo elettrico che magari la sua notorietà non gli consentiva di utilizzare quotidianamente. Insomma in un ipotetico club di amici del tram, il nostro illustre personaggio ben volentieri ne avrebbe fatto parte. Tutto ciò come dicevo è una mia personale fantasia. Allora a questo punto ci affidiamo alle immagini dei film in questione in modo che il lettore possa con la sua sensibilità, decidere se condividere le mie fantasie….tramviarie.

 

 

NAPOLI MILIONARIA

 

Il film è del 1950 ed è tratto dall’omonima commedia del 1945. La trama è abbastanza nota. Il protagonista Gennaro Iovine, di professione conducente di tram, si trova coinvolto in una retata di tedeschi durante l’epilogo della seconda guerra mondiale. Al rientro, dopo la prigionia e mille peripezie per riguadagnare la via di casa, trova la propria famiglia che aveva lasciato in una condizione modesta ma dignitosa, in preda ad una vera e propria frenesia da benessere. L’arrivo delle truppe di occupazione ha trasformato la moglie ed il figlio in abili approfittatori tra borsa nera ed attività illegali, mentre la figlia intrattiene una relazione più o meno seria con un militare americano. Il suo racconto della prigionia suonerà alle orecchie dei familiari come una melodia stridente e stonata, presi come sono dalla loro ebbrezza da danaro e da business.

Una serie di eventi tra i quali la malattia della bimba di casa, l’arresto del figlio e la gravidanza della figlia, riporteranno sui binari della realtà la durezza della vita quotidiana.

All’inizio del film appare una straordinaria scena ripresa nella piazza della Porta Capuana. Un convoglio delle Tramvie Provinciali con ben due rimorchi, effettua la manovra sul cappio di ritorno mentre su un percorso indipendente ma adiacente, scivola via un tram cisterna incaricato della nettezza delle strade cittadine. Successivamente vediamo un’altra inquadratura storica ossia un tram della serie “Officine” mentre transita accanto al Palazzo Reale di Napoli. Infatti non solo da decenni il tram non circola più in tale area ma addirittura la piazza oggi è isola pedonale.

Il nostro protagonista, che come detto di professione è conducente di tram, viene altresì ripreso alla guida di una vettura tramviaria nel deposito “Carlo III” posto in Via Tanucci.

Un’ultima annotazione, cito la presenza di Totò nel ruolo di un amico del nostro, personaggio non presente nella commedia, che svolge il lavoro di pulitore delle gole delle rotaie tramviarie per liberarle dalla sabbia ed altri materiali estranei.  

Porta Capuana a Napoli, oggi piazza G. Leone, una volta capolinea delle tramvie provinciali, rete creata all’inizio del secolo scorso ad ispirazione delle tramvie vicinali belghe. I convogli talvolta con ben due rimorchi come si vede in foto, pervenivano in piazza attraverso un binario posto sotto il muro perimetrale della Pretura. Poi, effettuato il cappio di ritorno (vedi foto), andavano a porsi su uno dei binari di stazionamento di cui la stazione era dotata ed in attesa della partenza. L’immagine ci offre anche un’altra singolare visione ossia quella di uno dei tram cisterna. Essi, in numero di 4, erano di proprietà comunale ma affidati all’Azienda Tramviaria per l’esercizio dell’innaffiamento stradale. Furono radiati nel 1966 ed il loro utile servizio mai più sostituito. La prospettiva dei due circuiti affiancati ma indipendenti, ci da l’illusione ottica di una collisione che in realtà non c’è.

Il protagonista del film, “nell’esercizio delle sue funzioni”, riporta la vettura in deposito. La scena fu girata nel deposito di Via Tanucci (Piazza Carlo III) che qualche tempo dopo sarebbe diventato filoviario. Come si vede, il conducente è affiancato da una persona che evidentemente fungeva da tutor. La vettura è la 363. In realtà tale matricola le fu attribuita dopo la ricostruzione avvenuta a cura delle officine Mater di Napoli tra il 1938 ed il 1940, per sanarne non pochi difetti di costruzione. Con la chiusura del presente deposito, finì la sua carriera in quello del Garittone al servizio delle linee di Capodimonte. Fu radiata intorno al 1955. Circa la linea che è quella del 12, essa nel dopoguerra collegava Piazza Dante a Piazza Nazionale.

Immagine  di repertorio ovvero dell’epoca in cui fu girato il film (1949). Il grande palazzo è il Palazzo Reale di Napoli e la piazza prospiciente è quella del Plebiscito. La grande area non risulta ancora invasa dalle auto come ci saremmo abituati a vedere negli anni ’70 ed ’80. Poi un saggio sindaco negli anni ’90 le restituì dignità bandendo i parcheggi, anche quelli dei bus pubblici e costituendo un’ isola pedonale. Qui vediamo il transito di un tram della serie “Officine” costruita prima della guerra sulla scuola americana delle vetture a carrelli Peter Witt dal nome del suo geniale inventore.

 
 

 

FILUMENA MARTURANO

 

Ecco un altro film del 1951 ma tratto anch’esso da una commedia del 1945. Eduardo ne fu il registra ed attore principale. La trama è arcinota. La protagonista, interpretata da Titina De Filippo, ex prostituta e mantenuta per trent’anni dal ricco commerciante Domenico Soriano, decide di farsi sposare e stabilizzare dunque il suo rapporto. Lo fa con uno stratagemma. Purtroppo l’escamotage viene svelato e dunque l’atto reso nullo. Presa dalla disperazione, come ultimo tentativo per convincere “Don Domenico” a sposarla, confessa di essere mamma di tre figli di cui uno, ed uno solo, è di sua paternità.

Lo scaltro commerciante cercherà in tutti i modi di sapere quale sia suo figlio e riconoscerlo davanti alla legge. Non ci riuscirà e dovrà convincersi che solo sposando “Filumena” ed adottando di conseguenza i suoi tre figli, potrà includere anche il proprio.

Il film, e nondimeno la commedia, si concludono in maniera ottimistica con un matrimonio riparatore, ancorché tardivo, che restituisce finalmente dignità alla protagonista ed ai suoi tre figli.In questa pellicola compaiono alcune sequenze che ci permettono di vedere un tram napoletano in primo piano. Il protagonista, alla ricerca del proprio figlio, decide di pedinare quello che svolge il lavoro di giornalista. Lo intercetta sul Viale Elena, oggi Viale Gramsci, in attesa del tram della linea 3. La vettura non si farà attendere assumendo le sembianze di una “Meridionale” con la matricola 996. Seguiranno una serie di inquadrature riprese all’interno del veicolo, cui, per esigenze cinematografiche e per non dare noia al regolare esercizio, si farà ripetere per varie volte il circuito tra la piazza Principe di Napoli, oggi Piazza della Repubblica, Viale Elena e Via Galiani (oggi addirittura isola pedonale). Questo itinerario nella realtà non è stato mai servito da nessuna linea ma costituiva un anello di servizio molto utile per consentire, in casi particolari, ai tram di poter tornare indietro. In questo caso ne costituì un utilizzo geniale anche se, all’occhio attento di non pochi spettatori, non sfuggì la ripetizione del percorso nel contesto della sceneggiatura.

Ma c’è anche un’altra scena da citare sia pure di breve durata. Sempre alla ricerca del vero figlio, Domenico Soriano lo individua nel titolare di un negozio di guanti, posto nell’androne di un palazzo del Corso Umberto. Ebbene mentre ne spia l’attività e gli atteggiamenti, transita lungo l’ampia arteria un tram a carrelli modello “Officine” a doppio faro.

Una bella vettura della serie Meridionale sta imboccando il Viale Elena Si tratta della 996 appartenuta ai moderni tram a carrelli immessi in servizio nell’anteguerra. Questa vettura purtroppo non  è sopravvissuta essendo stata radiata nel 1984. Il binario sul quale sta transitando, in realtà faceva parte di un circuito di servizio tra località Torretta, Viale Elena, Via Galiani, Via Pergolesi In altre parole esso serviva solo per invertire la marcia dei tram in casi particolari.

Vediamo sempre lo stesso tram 996 che partecipò alle riprese; s’immagina in servizio sulla linea 3 che in realtà transitava poco lontano. Il protagonista Soriano accompagnato dal suo fedele servitore, sale in vettura da una fermata posticcia per poter pedinare uno dei suoi presunti figli.

Ancora un appostamento per il nostro povero Domenico Soriano. Il soggetto è un altro dei figli di Filumena. Questa volta commerciante di guanti  e camice in un androne del corso Umberto (Rettifilo). Una sbirciatina alla situazione mentre sul Corso transita una vettura della serie "Officine".

 
 

 

NAPOLETANI A MILANO

 

Il terzo film che vi propongo è del 1953 e rappresenta un soggetto originale non ispirato ad alcuna commedia. Secondo il mio personale giudizio, si tratta di una trama che si muove su uno svolgimento improbabile quanto fiabesco. Nell’immediato dopoguerra, una ricca industria di Milano deve espropriare un suolo a Napoli dove purtroppo vive in condizioni precarie, un gruppo di famiglie. Queste, capeggiate da una specie di capopopolo Salvatore Aianello (Eduardo De Filippo), faranno barricate in senso stretto ed in senso lato, per opporsi al disegno di esproprio. La loro vertenza trarrà vigore da un crollo con vittime provocato dallo sbancamento.

La società proporrà un compromesso offrendo a tutti i residenti un lavoro nella opulenta Milano presso la sede centrale. I napoletani accettano e nella nuova sede di lavoro, si distingueranno per solerzia. Inoltre con la loro dedizione ed inventiva, consentiranno alla ditta di superare un difficile momento di crisi finanziando il loro datore di lavoro con una sorta di colletta presso i napoletani nel mondo.

Non solo. La modesta Nannina (Anna Maria Ferrero), la giovane ragazza della brigata napoletana, si ritaglierà un ruolo importante in un negozio di abbigliamento conquistando anche il cuore del bello e giovane ingegnere milanese.

Alla fine del film, in un improbabile gemellaggio tra Napoli e Milano, con rispetto e ossequio reciproco, si ipotizza una linea tramviaria che unisce piazza Duomo a Milano (simbolo cittadino) alla località di Posillipo (non di meno uno dei luoghi più caratteristici della città partenopea).

A questo punto il tram diventa protagonista. Si ritrovano su una tipica vettura tramviaria milanese ossia una rappresentanza della serie “28” tutti i personaggi del film. La motrice 28 diventa per miracolo del cinema una vettura della serie meridionale matricola 1028, e con il suo carico di passeggeri festanti impegna il cappio di ritorno a Mergellina. Intanto la scena viene chiusa su un inquadratura del Golfo di Napoli suggellata dalla parola “Fine”.

Piuttosto in maniera surreale, un tram classico milanese del tipo a carrelli chiamato modello 28, s’infila sotto un ponte nelle adiacenze del Duomo. Esso raccoglie a bordo tutti i protagonisti del film in un viaggio ottimistico e corale che sancirà rispetto e dignità tra milanesi e napoletani.

Ecco il tram è sbucato dal ponte milanese e si ritrova a Napoli, sul cappio di Mergellina. La vettura in questione è una Meridionale con la matricola 1028 in servizio su una linea tramviaria che non “può” esistere da Milano a Posillipo. Si noti la cassetta delle poste verosimilmente in servizio su tutte le linee che transitavano per la Stazione Centrale. Nella realtà la vettura 1028 subì la ricostruzione degli anni ’70. Adottò una particolare livrea in occasione dei Campionati del Mondo di calcio. Fu radiata nel 2001.

La 1028 ha quasi completato il cappio di ritorno a Mergellina. La ripresa si sposta tra la coda della vettura ed uno scorcio sul Golfo di Napoli mentre transita una carrozzella. Tra pochi secondi la parola FINE sancirà l’ottimistico finale del film.

 
 

 

RAGAZZE DA MARITO

e

MARITO E MOGLIE

 

Per finire un breve accenno ai due film: “Ragazze da marito” e “Marito e moglie”. Ambedue del 1952, rappresentano due soggetti originali sceneggiati e diretti da Eduardo di cui ne è anche interprete.

Il primo si svolge a Roma e racconta la storia di una famiglia borghese con tre figlie femmine. La mamma (Titina De Filippo) è animata dal comprensibile desiderio di “sistemare” le tre figlie nel migliore dei modi mentre il papà (Eduardo de Filippo), modesto impiegato ministeriale, cerca di assicurare alla famiglia un livello di vita che il suo reddito non può permettergli.

 I proponimenti si infrangeranno di fronte alla dura realtà della vita. Da un lato le figlie dovranno accontentarsi di modesti sposi tra i quali Giacomino (Peppino De Filippo) di professione piazzista. Mentre il papà per il desiderio di cercare extra ai suoi guadagni che soddisfino le sue esigenze, dovrà accettare mazzette che lo porteranno al licenziamento.

E proprio il pretesto di una divertente scenetta dove Giacomino ed il suo “compare” vendono pentole in piazza dei Cinquecento a Roma, offre l’opportunità di una bella sfilata di tipici tram romani.

Circa il secondo, si tratta di una pellicola espressa in due episodi. In uno dei due Eduardo ricopre il ruolo di un improbabile inventore che avrebbe ideato la scopa magica per prevenire le bucature degli pneumatici delle auto.

Alla ricerca di un acquirente del suo brevetto s’incontra con un ingegnere milanese in un bar posto a Napoli nelle adiacenze del Ponte della Sanità sul Viale Amedeo di Savoia.

Il locale tutt’oggi esistente, si trova leggermente sottoposto rispetto al piano stradale. Dunque, mentre si svolge la conversazione tra i due personaggi, si può osservare il transito di una vettura tramviaria in servizio sulle linee di Capodimonte.

Il piazzista Giacomino (Peppino de Fillippo) ha aperto il suo vetusto furgone per vendere pentole di discutibile qualità. Gli dà man forte il suo palo ossia un giovanissimo Carlo Croccolo. La scena non sfugge ad un solerte vigile che pretende di vedere gl’improbabili documenti per poter vendere nella piazza dei Cinquecento alla stazione Termini di Roma. Intanto sullo sfondo sfilano vari tram romani tra i quali il singolarissimo tram snodato di costruzione Mater. Si trattava di una serie nata nell’anteguerra collegando con un mantice una motrice ed un rimorchio ad otto finestrini. Svolsero un lavoro egregio fino agli anni ’60 quando furono gradualmente ritirati dal servizio.

 
 

Per concludere possiamo dire che al di là dell’interesse specifico per i tram, i film citati sono davvero dei piccoli capolavori che il tempo ha minimamente obsoleto. La loro visione offre l’opportunità di vedere all’opera i “De Filippo” nonché uno stuolo di bravissimi attori già famosi o che lo sarebbero diventati.

Tutte le opere citate sono reperibili in formato DVD a prezzi molto abbordabili in quanto per lo più inseriti in collane distribuite in edicola ed allegate a riviste di grande tiratura. La qualità è davvero molto buona in quanto le pellicole da cui sono tratti, sono state sottoposte a restauri per la parte video ed audio.

 

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