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ubriacatevi, ubriacatevi sempre!
Di vino, di
poesia, di virtù, come vi pare ...
(Charles
Baudelaire)
Il vino è stato celebrato nella letteratura, nella
pittura e nelle ferrovie: sì, perché oltre ad aver ispirato
scrittori e poeti, oltre ad averla illustrata nei dipinti celebri
pittori, questa nobile bevanda è stata al centro dell’attenzione di
quanti si interessarono di ferrovie fin dalla comparsa di questo
nuovo mezzo di locomozione. Produttori di uve, mosti e vini da
taglio individuarono nel treno un veloce mezzo di scambio per poter
collegare tra loro le aree di produzione con le zone in cui era
prevalente la presenza di aziende dedite alla vinificazione,
all’imbottigliamento ed al commercio del vino.
Interno dello stabilimento "Cinzano"
di Santa Vittoria d'Alba.
Sulla destra, il
binario di raccordo ferroviario (da cartolina postale).
Fu così che dalla Sicilia sbuffanti treni a
carbone, formati da carri che trasportavano uva e vini di ottima
qualità, superato lo stretto di Messina sui “ferry boat”, che
finalmente collegavano le due sponde, risalivano tutta l’Italia per
raggiungere le cantine della Toscana, del Piemonte e della Francia.
Anche dalla Puglia, principalmente da San Severo,
iniziarono consistenti scambi commerciali di vini verso il nord
Italia, l’Austria e la Germania. Dalle cantine partivano carretti
carichi di botti verso la ferrovia per essere caricati su carri
scoperti, ed è evidente che la vicinanza degli stabilimenti alla
stazione era importante, anche per collegare questa, con binari di
raccordo, alle aziende più importanti.
Questo sistema di trasporto presentava, d’altra
parte, molte lacune sia per la scarsa protezione del prodotto, sia
per la possibilità di spillare dalle botti il loro contenuto durante
le soste che intervallavano le lunghe trasferte e, non da ultimo,
per atti di brigantaggio, per cui spesso gli imprenditori
effettuavano estenuanti viaggi a bordo del treno, armati, per
difendersi da assalti e salvaguardare il carico.
Il crescente volume di movimento di questo
prodotto, sia tra le Regioni Italiane che con l’Estero, spinse ben
presto sia la Rete Mediterranea che la Rete Adriatica a mettere in
servizio carri specializzati per il trasporto del vino, spronate
anche dalla presenza, in Italia, di carri francesi strutturati con
una o due botti fissate al telaio e protette con coperture.
Convoglio composto da carri a due botti
(da foto d'epoca).
Ponte per il carico delle botti sui
pianali (da cartolina postale).
Sono state proprio alcune foto relative a carri
francesi ed italiani che, scattate sul finire del XIX secolo e
pubblicate in una serie di articoli apparsi negli scorsi numeri del
“Bollettino FIMF”, mi hanno incuriosito inducendomi a riprodurre una
serie di questa tipologia di vagoni in scala H0.
Ho così realizzato un carro ‘monofoudre’ con
garitta, dall’aspetto particolare per i tiranti che ancorano al
telaio (autocostruito) la botte proveniente da una bottega di arte
presepiale. Nella realtà il vagone appartenne alla Ditta A.
Schule-Vincennes (Seine). Il risultato, a mio avviso abbastanza
soddisfacente, mi ha spinto a continuare nella costruzione dei carri
più caratteristici, assolutamente introvabili nei negozi di
modellismo.
È poi uscito dal mio banco di lavoro il carro ‘bifoudres’
della ditta ‘Gay- Montel’ di Montpellier, caratteristico per la
copertura rigida a protezione del carico e botti a vista.
Il carro "monofoudre" della ditta
A. Schule-Vincennes (Seine), e ...
... e quello "bifoudres" della ditta
‘Gay- Montel’ di Montpellier.
Il carro che però ha destato in me più interesse e
del quale non potevo evitare la realizzazione in scala H0, fu
costruito dalla “Miani & Silvestri” ed immatricolato nella Rete
Mediterranea: ha tre botti disposte trasversalmente, protette con
tetto e teloni laterali scorrevoli che danno un tocco di particolare
curiosità al modello.
Il quarto vagone è ricavato dalla riduzione in
scala H0 del disegno della Tav. 81 del servizio materiale della Rete
Adriatica e si riferisce ad un carro serbatoio per trasporti
vinicoli, della serie Le. A differenza dei precedenti, questo carro
non dispone di botti, ma è costituito da un serbatoio in acciaio,
laccato all’interno, completamente rivestito all’esterno con un
fasciame di legno, per isolarlo dalle variazioni di temperatura e
poggiante su di un telaio in acciaio con garitta.
Carro costruito da "Miani & Silvestri" per la
Rete Mediterranea.
Carro tipo Le a serbatoio unico per trasporti
vinicoli della R.M.
L’ultimo modello è stato da me realizzato per
dedicarlo al ferry-boat “Cariddi” ed è una semplice elaborazione di
un pianale Maerklin a sponde basse, sul quale ho caricato quattro
botti, fissate con catenella e marcate ‘Terre Lilibetane-Marsala’. Nella realtà la RM noleggiava a privati carri pianali a
sponde basse, da questi attrezzati con botti, disposte
trasversalmente, per trasportare vino, mosti ed uve pigiate. Questo
carro, accoppiato ad un carro chiuso con garitta alta
(caratteristico dell’epoca) per trasporto ‘agrumi di Sicilia’, forma
il carico sul ponte binari del traghetto.
Carro Maerklin con carico di quattro
botti per trasporto vino.
I carri privati con botti in legno, all’epoca
mobili o fisse, avevano alcune limitazioni perché il legno non
isolava bene il vino dalle variazioni di temperatura e di umidità
stagionale; inoltre, non si potevano usare gli stessi carri con
botti fisse per mosti bianchi e rossi poiché le botti si
impregnavano di pigmenti ed aromi. Fu così che le amministrazioni
ferroviarie iniziarono a commissionare la costruzione di carri
cisterna con serbatoi in cemento od in acciaio che, se da un lato
ottimizzarono il trasporto dei vini e dei mosti, d’altra parte
tolsero dai binari quei vagoni che, con le loro botti a vista,
facevano correre la mente all’operosità delle cantine, alla gaiezza
delle libagioni ed alla festosità di un brindisi ... PROSIT!
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