Tutti gli appassionati di ferrovie sanno cos’è la
Transiberiana, una lunghissima ferrovia che tra mille
difficoltà orografiche unisce remote regioni della Russia
tra nevi perenni ed un terreno detto permafrost che mette a
dura prova l’ancoraggio delle traversine ferroviarie. Per
trasposizione, un po’ enfaticamente è stata definita
“Transiberiana d’Italia” la linea ferroviaria Sulmona -
Carpinone. Malgrado da alcuni anni sia chiusa al traffico
regolare, è risorta recentemente come ferrovia turistica
grazie all’impegno di Fondazione FS e del Direttore Ing.
Luigi Cantamessa. In tal guisa assicura un flusso turistico
interessante, che percorre le ragioni Abruzzo e Molise
attraversando un paesaggio tra i più belli d’Italia.
Venendo al lato modellistico della cosa, qualche anno fa, in
occasione di un evento a cui il Clamfer, Club al quale
appartengo, era stato invitato, noi soci fummo sollecitati a
costruire “qualcosa” di espositivo-funzionante. Nel mio
caso, nell’ormai lontano 2010, avevo già approntato 2 moduli
a norma “Fremo” appunto per interagire con qualche Mostra che,
prima o poi, avremmo organizzato. L’entusiasmo mi prese la
mano ed ai primi 2 si aggiunsero altri 2 moduli, uno
raffigurante una piccola stazione di testa ed un altro una
zona montuosa con paese sovrastante una stazione fantasma, con percorso da punto a punto.
Dopo gli interessanti riscontri ottenuti nella prima
esposizione, ve ne fu una seconda l’anno successivo dove il mio
plastico era presente arricchito di un nuovo modulo. Siamo
così giunti al 2015 allorché mi sono presentato all’evento
con ben 8 moduli, diciamo a norme Fremo, ma in realtà con
qualche licenza costruttiva sui materiali impiegati e sulle
geometrie di binario. Trattandosi di una mostra da tenersi
non in un contesto modellistico, ma alla Fiera del Baratto
nella Mostra d’Oltremare, ho potuto concedermi qualche
libertà, come particolari non in scala rigorosamente H0 e da
me costruiti alla buona, privilegiando il movimento che
attira tantissimo.
Schema del percorso con indicazione dei relativi moduli. Le
dimensioni disomogenee dei moduli non sono casuali,
ma studiate in base allo “stivaggio” successivo di essi nel
garage di casa.
Ho notato un’altra cosa nel corso delle manifestazioni:
assegnando un nome di fantasia agli impianti non sempre
si riscuote interesse, mentre utilizzando nomi esistenti nella
realtà come località ben conosciute dai napoletani (nella
fattispecie stazioni nella nostra regione o limitrofa, come
“Alfedena” o “Castel di Sangro”), il successo è quasi sempre
assicurato. Ascoltando i discorsi delle persone in visita mi
accorgevo che tanti le conoscevano, vi erano transitati col
treno ai bei tempi o avevano la casa di montagna in quei
luoghi, alla faccia della crisi..! Venendo a noi, il
ristretto budget e l’esigenza di trasporto senza fare
troppi danni mi hanno indotto a non andare troppo per il
sottile nella costruzione. Strutture di legno ricavato dai
bancali recuperati qua e là, edifici in cartoncino
riciclato, abeti ricavati dai rametti di un vecchio albero
di Natale sintetico che mia madre stava gettando via,
impianto elettrico con quadro di controllo rustico, ma
efficace...: potevano costituire fonte di
approvvigionamento. Insomma di questi tempi anche il nostro
meraviglioso hobby sta lievitando nei costi anche perché se
devo destinare una spesa consistente preferisco privilegiare
il plastico “buono” operativo nel mio garage e di cui
parleremo in altra occasione. Questo plastico itinerante è
nato proprio dall’esigenza che il mio fisso, costruito lungo le
pareti della stanza del garage, è intrasportabile ed
indivisibile, concepito ad esclusivo uso personale (per lo
spazio limitato solo un amico per volta potrebbe
accedere). Mi sono cimentato in questa costruzione a moduli
forse anche per assicurarmi un divertimento in più quando
andrò in pensione (spero) presentandomi a tutte le mostre
d’Italia possibili ed immaginabili.
Il modulo 1 con la piattaforma girevole, il deposito ed il
serbatoio dell'acqua.
I moduli 1 e 2 con il deposito e la stazione di Castel di
Sangro.
In effetti il movimento che si realizza sul plastico è un
incrocio in stazione tra 2 automotrici o treni corti, data
la minima lunghezza dei marciapiedi. Il treno 1 parte dalla
stazione di testa (Castel di Sangro), arriva nella stazione
d’incrocio (Alfedena) e attende il treno 2 che parte dalla
stazione nascosta per Alfedena che, qui giunto, licenzia il
treno 1 che arriva nella stazione nascosta e libera il treno
2 fermo ad Alfedena, che raggiunge Castel di Sangro. Dopo
una sosta temporizzata, inverte la marcia ed il ciclo
continua. Si muove un solo treno per volta e la sequenza
logica è ottenuta tramite 3 normali relè bistabili.
Coppia di
automotrici in transito sul ponte a tre luci tra Castel di
Sangro ed Alfedena (modulo 3).
Incrocio di convogli nella stazione di Alfedena (modulo 4).
In primo
piano la ALn 668 in livrea pubblicitaria “Kimbo”.
Maurizio Falco effettua l'incrocio dei convogli nella
stazione di Alfedena.
Il cappio di ritorno dell’ultimo modulo è meccanicamente
collegato, ma elettricamente diviso da scarpette isolanti,
nel senso che il treno entra in galleria e percorre il
cappio, uscendo e rientrando da 2 gallerie, si arresta
tramite reed e inverte la marcia. In pratica la racchetta è
un rettilineo ripiegato. Invece con manovra manuale e con
locomotiva in testa percorre tutto il cappio, attrezzato con
il solito meccanismo atto a consentirne il percorso. un
pedale opportunamente collocato realizza tramite uno dei
relè l’inversione di marcia, cosicché il convoglio merci o
treno storico-speciale a trazione a vapore può entrare in
galleria ed uscirne senza ulteriori manovre.
Abitato
realizzato sulla parte coperta del percorso ( modulo 7), e
...
... uscita
dalla galleria per immettersi nel cappio di ritorno ( modulo
8).
Visione
completa del modulo 8.
Posso anche simulare una trazione simmetrica a vapore con
una
locomotiva in testa ed un’altra in coda al treno di cui una
demotorizzata (in analogico questa composizione non sarebbe
possibile, a meno di andamento a “fisarmonica” del
convoglio). Insomma questo piccolo plastico sinora mi ha
dato abbastanza soddisfazioni dal punto di vista
dell’esercizio. Sono allo studio altri interventi “dinamici”
sul paesaggio, così da offrire ai piccoli visitatori e non,
altri spunti d’attrattiva che colpiscono anche più di un
particolare fuori scala di cui i “puristi” mi perdoneranno.
Il materiale utilizzato è Rivarossi con la coppia di ALn 668
xmpr, Lima con la doppia di 663 e la 668 in livrea
pubblicitaria “Kimbo” che al vero circolava proprio su
questa linea. Completano la dotazione un diesel Roco D 345 e
delle carrozze Rivarossi serie galletto.
Rosario
Saccone controlla la marcia regolare dei modelli.
Purtroppo questo plastico non esiste più: lo spazio
concessogli nel mio box ha avuto altre destinazioni,
pertanto ho dovuto smantellarlo. Dopo ben 4 manifestazioni
alla Mostra d’Oltremare ha ben figurato in composizione
ridotta, con il nome di Plastico Villa Flora al Congresso
Fimf organizzato dal Clamfer nel 2017 e nel 2018 a Pietrarsa
nell’ambito di una importante manifestazione modellistica, al
cospetto di “giganti “provenienti da tutta Italia. Ma adesso
rivive in alcuni suoi elementi, nel mini plastico modulare
“Tre Ponti” di cui, se avrete la pazienza di rileggermi
parleremo una prossima volta.
Il modulo
sopravvissuto durante la realizzazione.
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