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Testo e foto di Giacomo Rinaldo |
Nel luglio scorso, quando tutt’Italia era presa nella morsa del caldo ed io ero in piena sessione d’esami universitari, mi sono trovato di colpo bloccato nella mia camera perché positivo al coronavirus. Per distrarmi dallo studio e sfuggire alla noia di quella clausura forzata, ho passato molte ore a rifugiarmi nel modellismo ed ho trovato lo stimolo giusto per iniziare un progetto che da un po’ di tempo mi frullava in testa: costruire in scala H0 uno scorcio di una bella strada ferrata della mia regione, la linea della Valsugana, a cui sono legati i miei ricordi di bambino, di quando la percorrevo per andare a Venezia. Facendo qualche ricerca, mi sono imbattuto in una raccolta di vecchie foto degli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso. Mi hanno subito catturato per l’atmosfera pigra e sonnolenta che emanavano, per l’aspetto malinconicamente decadente degli edifici, per i colori vivaci e squillanti delle livree dei rotabili: insomma, una magia che oggi sulla linea della Valsugana si è quasi del tutto persa, cancellata dalle ristrutturazioni delle stazioni, dalla costruzione di nuove pensiline e sottopassaggi e dall’aggiornamento del materiale ferroviario. Stabilita l’ambientazione, ecco i soggetti: la stazione di Roncegno-Bagni-Marter e la “littorina” per eccellenza di quel periodo, ovvero la ALn 668, per precisione serie 1200. La costruzione è partita proprio da qui, con la tecnica che più sto apprezzando in questo periodo, per le potenzialità che nasconde e la poca attrezzatura che richiede: mi sto riferendo al modellismo di carta, o per dirla all’inglese papercraft. Sia chiaro, l’approccio non è “purista”: non disdegno l’uso di altri materiali come plastica, filo di ferro e rame e polistirene, ma cerco sempre di arrangiarmi con le mie mani senza ricorrere a prodotti già pronti. Ho impostato la scocca della ALn 668 basandomi sul progetto di modellismodicarta.it, che ho stampato e incollato su un cartoncino spesso per dare robustezza alla struttura.
La stampata della cassa su cartoncino è stata ritagliata. (modello scaricato da modellismodicarta.it) Dopo aver tagliato i finestrini con un bisturi ben affilato, ho costruito il modello e ho aggiunto vari particolari: fanali, maniglie, scalette, i respingenti e i ganci, gli scarichi dei motori sull’imperiale. Volevo che il modello avesse un telaio solido e per questo ho sacrificato una vecchia carrozza giocattolo: questa aveva i carrelli con lo stesso passo della ALn, ed è stato facile allungare di 1 cm il telaio per adattarlo alle misure. Ho modificato poi i lati dei carrelli per farli assomigliare a quelli dell’automotrice, ho aggiunto le varie strutture sotto al telaio ed ho invecchiato tutto con i gessetti colorati.
Le fasi di lavorazione del rotabile: cassa, un carrello e sottocassa. Nel frattempo, mi sono dedicato allo studio della stazione: si è trattato di confrontare i progetti quotati di epoca austroungarica (trovati sul sito dell’Archivio FS) con le poche foto del web che raffigurano l’edificio prima della ristrutturazione dei primi anni Duemila. Senza impelagarmi troppo in minuzie, ho impostato la struttura ritagliando le facciate da un cartoncino di circa 2 mm di spessore. Anche i cornicioni delle finestre e le varie modanature sono ottenuti sovrapponendo strisce di cartoncini di diversi spessori; stesso discorso per tutti gli infissi e la tettoia anteriore che offre riparo alle obliteratrici, all’orologio e ai passeggeri in attesa. Il tetto stesso ha una base di cartoncino, su cui ho incollato delle sottili lamine di polistirene incise con una forma di lamierino per simulare le tegole.
Due fasi della impostazione della stazione. Le ultime rifiniture sono l’impianto di illuminazione al neon, ottenuto con piccoli pezzi di polistirene e filo di rame, le grondaie (cartoncino sagomato) e i pluviali (cavo telefonico). La colorazione è mista: dopo aver passato una mano di stucco da muro abbastanza liquido come fondo, ho proseguito con acrilici e acquarelli.
Due immagini che mostrano la stazione completata e colorata: vista dal lato strada (foto in alto) e dal lato binari (foto in basso). Ho impostato il diorama in modo abbastanza semplice: la stazione è di certo la protagonista, ma al tempo stesso fa da sfondo all’automotrice che si trova sul binario davanti ad essa. Un facile, ma efficace accorgimento per rendere la composizione più gradevole è disporre gli elementi del diorama non paralleli ai lati della base, ma in diagonale: così ho fatto, e credo che l’effetto sia riuscito.
Impostazione della base con gli alloggiamenti per gli elementi preparati in precedenza. I binari sono vecchi Lima che ho invecchiato ad acrilico, mentre la massicciata è autoprodotta setacciando la ghiaia del piazzale di casa e colorata con le polveri ottenute grattando i gessetti colorati.
Il binario, posato sul predisposto alloggiamento, con la massicciata completa. Il piazzale, infine, è costituito da un sottile strato di stucco da muro con aggiunta di acrilico nero per dare il colore di base: l’ho steso con una spatola e testurizzato con un pennello quando era ancora umido, mentre una volta asciutto ho potuto creare crepe e spaccature. Per la vegetazione delle aiuole, avevo bisogno di ricreare un manto erboso non omogeneo ma con chiazze di erba secca e sterpaglie: ho usato un mix di filamenti sintetici da fermodellismo (verde acceso) e posidonia (giallo).
Particolare del diorama che mostra una colorita vegetazione. Per chiudere i lavori, ho pensato di animare un po’ il diorama, aggiungendo dei veicoli. La scelta è ricaduta su due miti degli anni Novanta, ovvero una Panda 30 color celeste e un Ducato bianco abbastanza malandato: entrambi sono di carta, ovviamente!
Veicoli: passi della costruzione dei rotabili. E così, dopo almeno tre mesi di lavoro, si conclude questa galoppata nel mondo delle ferrovie di fine secolo scorso: sono state serate di divertimento trascorse alla scrivania ascoltando buona musica, con la soddisfazione di arrangiarmi con le mie mani e trasformare un foglio di cartoncino in qualcosa di più complesso. Alla fine, per un po’ è sembrato anche a me di respirare l’aria di una pigra giornata di un luglio del passato alla stazione di Roncegno, con la canicola e l’unica ombra sotto la pensilina, mentre da lontano si sente il rombo del diesel della ALn 668 in arrivo.
Quattro viste del diorama completato.
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