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I Motori Rivarossi 1946 -1960 di Antonio Gamboni |
Quando in quel lontano 1945 la Rivarossi cominciò la produzione di treni elettrici in miniatura, questi erano azionati da motori funzionanti in corrente alternata variabile da 6 a 18 volt e solo qualche anno dopo, nel 1948, furono presentati modelli azionati da motorini in corrente continua ( 4 – 12 volt, Serie Standard ’48). Quest’ultimo sistema poté essere utilizzato per la disponibilità sul mercato degli allora moderni e minuscoli raddrizzatori al selenio che gli americani già avevano sperimentato con successo. In principio la tecnica costruttiva prevedeva per il movimento dei rotabili un carrello motore avente un guscio in bachelite in cui era allocato il motore che trasmetteva il moto alle ruote attraverso ingranaggi cilindrici paralleli del tipo ad orologeria. Questa soluzione, però, vincolava il rodiggio delle macchine a quello del carrello, pertanto, in seguito si pensò di costruire motorini unificati da poter impiegare su diversi tipi di macchine. E la soluzione tornò a tutto vantaggio del realismo dei modelli. Nel 1950, con la realizzazione della locomotiva americana Hiawatha (L 442), vi fu una grande innovazione per quanto attiene la motorizzazione: fu applicato un motore di nuovo disegno, montato su cuscinetti a sfere di appena un millimetro di diametro e lo stesso motore, contrassegnato con la sigla SL 561 per il funzionamento in c.a. e SL 592 per la c.c., fu successivamente applicato anche ad altri rotabili come è mostrato nelle tabelle che riepilogano i vari motori ed i relativi modelli sui quali sono stati montati. Con la scomparsa dal catalogo della Serie Blu, avvenuta nel 1955, fu progettato un nuovo motore in corrente continua, sempre montato su cuscinetti a sfere, molto potente e robusto e da impiegarsi per tutti i modelli in produzione. Strutturalmente simile al suo predecessore, esso aveva le espansioni polari non più formate da un pacco lamellare ma realizzate con lamierino sagomato ed il castello in ferro fu sostituito da un guscio in materia plastica ancorato, mediante viti, su una placchetta in metallo. Questo motore, il cui modello base era siglato SFN 1677, derivava dallo SFN 736 ed era disponibile in varie versioni le quali si differenziavano tra loro per l’alberino motore che terminava libero, con un pignone o con un gruppo di riduzione. E’ da evidenziare che la Rivarossi sin dal principio equipaggiò i propri modelli con motorini elettrici progettati e costruiti presso il proprio stabilimento e con tecnologie sempre di avanguardia. Di seguito sono esposti nel dettaglio i singoli motori prodotti dalla Rivarossi dal 1945 al 1958 con riferimento ai modelli sui quali sono stati montati. |
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I motori in corrente alternata |
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SL 92 – SL 93 - SL 94
Utilizzato nel 1946 per la motorizzazione dell’automotrice elettrica A.E. 2002, il carrello motore SL 94 restò in produzione fino al 1951 e, assemblato con ruote di colore rosso o nero, ebbe ref. SL 92 per il locomotore Le 626 e SL 93 per la piccola locotender americana L B&O. Questi motori, che possiamo definire della serie 90, funzionavano in corrente alternata con una tensione di alimentazione variabile dai 6 ai 18 volt ed erano equipaggiati con un rotore a tre poli e due avvolgimenti allo statore di senso contrario in modo da generare, in alternativa, due campi magnetici di direzione opposta. Così, a seconda dell’avvolgimento commutato dal relè d’inversione, il motore girava in un verso o nell’altro. Due grandi viti in ottone serravano nel loro interno le spazzole e le relative molle di pressione per l’ alimentazione dello stesso. |
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SL 708 – SFN 735
I carrelli-motore della serie 90 nel 1950 erano ancora in catalogo quali parti di ricambio ma con qualche lieve modifica: la tensione massima di alimentazione fu abbassata a 18 volt c.a. e le ruote venivano fornite a parte. Pertanto, ridotto ad esemplare unico, il motore ebbe la ref. SL 708 e fu utilizzato per i modelli AN 1, L B&O ed Le 626. Esso fu sostituito nel 1954 dal modello SFN 735, strutturalmente identico ma con tensione di alimentazione a 16 volt. Il carrello motore SFN 735 restò in produzione fino al 1955, anno di scomparsa della Serie Blu nella quale erano compresi tutti i modelli alimentati in corrente alternata. |
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SL 561 – SFN 737
Nel 1950, come detto, vi fu una grande innovazione per quanto attiene la motorizzazione: fu progettato un motore di nuovo disegno, il cui rotore era montato su cuscinetti a sfere di appena un millimetro di diametro ed ebbe la sigla SL 561 per il funzionamento in c.a.. Data la grande versatilità, esso fu applicato a numerosi rotabili e, sostituito nel 1954 dal modello SFN 737 strutturalmente identico ma con tensione di alimentazione a 16 volt, restò in produzione fino al 1955. |
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I motori in corrente continua |
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SL 504 - SL 505 - SL 506
Quando nel 1948 Rivarossi introdusse con la Serie Standard ’48 modelli funzionanti in corrente continua, sulle motrici erano montati i motori della serie 500 che si differenziavano da quelli della serie 90 per essere i due avvolgimenti dello statore sostituiti da un massello magnetico. Il nuovo motore, così modificato, funzionava con una tensione massima di 12 volt, assorbiva meno corrente e cambiava verso di rotazione per semplice inversione della polarità ai morsetti di alimentazione. I modelli in corrente continua erano più economici di quelli in corrente alternata perché non avevano il costoso relè di inversione. |
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SL 710 – SFN 734
Nel 1952 i carrelli-motore della serie 500 erano ancora in catalogo quali parti di ricambio ma con qualche lieve modifica: le ruote venivano fornite a parte. Pertanto, ridotto ad esemplare unico, il motore ebbe la ref. SL 710 e fu utilizzato per i modelli AN 1/R, L B&O/R ed Le 626/R. Nel 1954, con l’uscita del nuovo catalogo delle parti di ricambio e con la riorganizzazione dei modelli, la nuova sigla del motore fu SFN 735, strutturalmente identico al SL 710. |
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SL 592 – SFN 736
Nel 1950 fu progettato un motore di nuovo disegno il cui rotore era montato su cuscinetti a sfere di appena un millimetro di diametro; per il funzionamento in corrente continua la sigla era SL 562 . Data la grande versatilità di questo piccolo motore, esso ben si prestava ad essere applicato ai numerosi rotabili e, solo nel 1954, fu sostituito dal modello SFN 736 strutturalmente identico ma equipaggiato con un massello magnetico più potente., come detto, vi fu una grande ristrutturazione |
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SFN 1677 e sue varianti
La maggior parte delle motrici prodotte negli anni 1954/60 montavano lo stesso tipo di motore unificato di nuovo disegno: lo SFN 1677. Per le sue doti di elasticità, resistenza e basso consumo esso ben si prestava ad azionare sia la piccola locomotiva degli impianti economici “I RR” sia il grosso locomotore snodato “Le 636/R”. La caratteristica più saliente che rese famoso anche all’estero questo piccolo motore fu il suo basso consumo in rapporto alla potenza resa. Ciò perché, oltre alla diligente e minuziosa progettazione frutto di lunghi studi ed esperienze, il rotore anziché girare su comuni bussoline, era montato su supporti a sfere registrabili, di grande scorrevolezza e durata. Le sfere del diametro di 1 mm. erano contenute in bussole di acciaio cementato di cui una, quella del lato spazzole, era scorrevole nel suo alloggiamento in senso assiale mediante vite micrometrica di registro con controdado. Ogni motore veniva registrato in fase di collaudo in modo da non aver gioco dell’albero, pur consentendo ad esso la massima scorrevolezza. Il motore in c.c. SFN 1677, terminante con un alberino da collegare tramite spinotto a vite al carrello motore del rotabile, fu montato sui seguenti modelli: Le 424/R, Le 636/R, A FM/R, AN 1/R, L 442/R, L 221/R, L SP/R, A 2002/R e, completo di vite senza fine o di gruppo riduttore, servì per la motorizzazione di: L 835/R, L B&O/R, L 740/R e 280/R, per non citare che i modelli prodotti fino al 1960. |
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