- i difficili inizi -

di Antonio Gamboni

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Correva l’anno 1946 ed a Stoccarda, una città provata duramente dalla seconda guerra mondiale, i fratelli Edwin ed Hermann Faller iniziavano una piccola attività: costruire giocattoli in legno con la denominazione “Hermann Faller company”. Ben presto però, i giovani imprenditori trasferirono la fabbrica a Gütenbach, loro città natale, cambiando, nel contempo, il nome in “Gebrüder Faller” (Fratelli Faller).

Le prime realizzazioni consistevano in kit di costruzione denominati “Marathon” contenenti parti sia in legno che cartoncino stampato con le quali era possibile assemblare delle casette.
Purtroppo le cose non andarono bene tanto che nel 1949 la “Gebrüder Faller” fu costretta a licenziare tutto il personale.

  

Copertina e due intercalari del depliant a corredo della scatola di costruzione "Marathon" del 1948.

 (da sito internet)

Attratti dalla nascente passione per il trenino elettrico, Edwin ed Hermann non si arresero ed iniziarono una produzione di accessori per fermodellismo in scala “00”, sempre sotto il marchio “Marathon”, ma con il logo (un abete) che sarà il simbolo Faller per molti anni.

Scatola di costruzione "Marathon" su due livelli con logo 'abete' (1949).

(da sito internet)

Dopo questa fase sperimentale che durò un paio di anni, i fratelli Faller decisero di produrre modelli più raffinati, ma già montati. Le costruzioni di questa prima produzione (una stazione, una chiesetta, un mulino ad acqua ed un passaggio a livello) erano realizzati in legno e cartone, poggiavano su una basetta in masonite. Ma ciò che dava un tocco di realismo a questi piccoli fabbricati era la tecnica impiegata per rivestire le pareti. Dopo averle trattate con una miscela di acqua e colla bianca, si cospargevano con semola di grano bianco. I tetti, invece, erano fatti in legno sottile scanalato e verniciato in rosso scuro.

       

       Cataloghini Faller del 1951 e 1952 (coll. A. Gamboni).

Stazione di 'Waldenbuch' versione big (1954).

Mulino ad acqua tipo grande (1954).

Altra novità introdotta dalla Faller fu l’applicazione all’interno del modello di un piccolo motore per rendere mobili la ruota di un mulino ad acqua e le pali di un mulino a vento. Progettato da Hermann, il moto era impresso da una piccola spazzola che, vibrando alla frequenza della corrente alternata di alimentazione (14 Volt), faceva attrito su un piccolo disco di alluminio e lo faceva girare. In tempi successivi, questo motorino sarà messo in catalogo per far funzionare delle luci lampeggianti.

Vegetazione Faller realizzata con fil di ferro e segatura impastata con colla (1950).

Alle citate costruzioni, ben presto la Faller affiancò tutta una vegetazione realizzata con fil di ferro e segatura fornita da una vicina segheria. Dopo aver selezionata la polvere di legno con setacci di diverse dimensioni, si procedeva a colorarla in verde e farne un impasto con colla. Per far fronte alle crescenti richieste, i fratelli Faller per aumentare la produzione costruirono una ‘macchina vibrante’ e, poiché il forno di essiccazione non era sufficiente, parte della lavorazione fu estesa alle famiglie di Gutenbach le quali si servivano per lo scopo di stufe da cucina domestiche.

Vegetazione Faller realizzata con fil di ferro e segatura impastata con colla (1950).

     

       Cataloghini Faller del 1953 e 1954 (coll. A. Gamboni).

Nel 1953 Hermann Faller chiese a Fritz Schmalz, un suo vecchio amico che aveva lavorato come meccanico presso una ditta che produceva materie plastiche, di assisterlo per iniziare lo stampaggio in polistirolo di alcuni particolari. Iniziò così la sostituzione di porte, finestre e tetti in cartone con nuove parti in plastica. Ben presto si passò alla costruzione in plastica dell’intero modello.

Sono del 1954 i primi due modelli interamente in plastica: il chiosco (art. 212) ed il mulino a vento (art. 233); ad essi seguirono molti altri.

Chiosco (art 212) con confezione originale e pagina del catalogo 1953.

Poiché il montaggio di questi modelli fatto dai concittadini dei Faller presso le loro abitazioni aveva un costo elevato, si decise di vendere le casette in kit e non più assemblate.

La motivazione data alla clientela fu che era più divertente costruire le case da soli. Ed il trucco funzionò tanto che, da allora, schiere di fermodellisti di tutto il mondo si sono divertiti nel costruire i modellini di edifici FALLER.

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