di Carlo Costamagna

 

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Come recita il logo stesso “Gius. Conti & C.Industria giocattoli, Conti era una fabbrica di giocattoli operante a Milano già dal 1889. Successivamente la produzione si trasferì a Bollate (MI) presso uno degli stabilimenti di proprietà degli importanti industriali Borroni che gradualmente subentrarono nella proprietà fino ad assumerne il controllo totale pur mantenendo il marchio degli antichi fondatori. Ma fin qui ancora di trenini non se ne parla: Conti produceva giocattoli, attrezzi ginnici, giochi da giardino, ma tutti di genere classico e i materiali impiegati erano quasi esclusivamente cartone, gesso, legno e stoffa.

Fu solo dopo l’ultima guerra che, con l’ingresso in azienda di tre appassionati ex-ferrovieri – i cugini Parretti - la produzione si arricchì con i trenini in scala “00”.

I cugini Parretti erano titolari del marchio Co.Mo.G.E. col quale avevano anche già iniziato a produrre in proprio a Milano il loro primo eccellente modello: la littorina ALe 880 (immagine del testo).

La combinazione apparve subito favorevole per entrambe le parti e la produzione artigianale dei brevetti Co.Mo.G.E. fu trasferita presso lo stabilimento di Bollate per trasformarsi in vera attività industriale. Siamo nel 1946 e le prime confezioni di “Treni Conti Brev.Co.Mo.G.E” vengono con successo immesse sul mercato.

   

Panoramica dello stabilimento Conti nel 1950.

Catalogo giocattoli Conti databile 1947/48.

Negli anni successivi, con l’entusiasmo dei Parretti, nel frattempo entrati nel quadro societario, e la favorevole crescente risposta del mercato, la produzione fu incrementata con una vasta gamma di modelli e accessori, raggiungendo la massima espansione alla metà degli anni ’50.

Poi cominciarono a sentirsi le conseguenze di quelle mutazioni del mercato e della concorrenza cui la dirigenza non diede risposte sufficienti a scongiurare la crisi che investì l’azienda nel 1959. Nel 1960 l’impresa G. Conti & C. cessò definitivamente di esistere e la sola linea di produzione dei treni fu rilevata dalla ditta “Oreste Cicchetti & C.” che ne continuò la produzione, prima a Bollate, poi a Milano nella propria sede, fino alla seconda metà degli anni ’60.

Dopo seguì un oblio durato trent’anni finché alcuni non più giovani si sono ricordati del loro trenino d’infanzia. Oggi i treni Conti sono ricercati e oggetto di culto per molti. Benché per tanto tempo dimenticati o stigmatizzati dai modellisti come produzione scadente, sono oggi ampiamente rivalutati per ciò che rappresentano.

   

  

Catalogo 1950/51.

Catalogo 1953/54.

I treni Conti erano innanzi tutto dei giocattoli di qualità, di quella qualità che si ricercava un tempo: la robustezza dei materiali, la durata dei meccanismi, la semplicità d’impiego. I mantelli fusi o pressofusi in alluminio, parti rotanti in acciaio, carrelli e castelli motori in ottone. Oggetti sostanzialmente indistruttibili, con motori – prima in C/A , poi in C/C- potentissimi e senza rischi di usura o di guasto derivante dal cattivo o esagerato impiego. Quando una macchina Conti non funziona correttamente, quasi sempre dipende dal maldestro intervento di qualche inesperto manutentore …  

L’aspetto estetico era importante ma non nel senso della fedeltà riproduttiva del reale: i modelli potevano esser di fantasia o ispirarsi alla realtà, ma nulla di paragonabile al moderno concetto di riproduzione modellistica.

Dal punto di vista commerciale, Conti non soffrì particolare concorrenza nazionale fino alla seconda metà degli anni ’50. Rivarossi – che era coeva – aveva una clientela diversa essendosi orientata subito – con l’utilizzo delle materie plastiche – a concetti moderni che sacrificavano la robustezza in favore della fedeltà riproduttiva. Fu alla fine degli anni ’50 e soprattutto negli anni ’60 che la concorrenza di Lima divenne insostenibile senza convertirsi alla plastica, molto meno costosa e ormai simbolo della modernità in contrapposizione ai materiali metallici, percepiti dal mercato come “vecchi”. Lima, che esordì con produzioni davvero scadentissime sotto ogni aspetto, oltre a guadagnare l’enorme potenziale di clienti che fino ad allora erano restati col naso attaccato alle vetrine, sottrasse a Conti la nuova potenziale clientela di taglio medio ed erose la vecchia clientela: un solo carro Conti costava quanto una intera confezione base di Lima …

 

art 290 - Locomotiva a due assi prodotta dal 1948 al 1954.

   

art E 530 - Locomotore a due assi prodotto dal 1950 al 1953.

 

art "Cucciolo" - Locomotore a due assi prodotto dal 1950 al 1953.

art 4001 - Locomotore a tre assi prodotto dal 1956 alla fine.

 

Eppure anche i cugini Parretti all’inizio della loro storia produssero treni che all’epoca erano d’avanguardia, primi ad esser riprodotti in scala “00”:  come gli elettrotreni ETR 212, ETR 330, le littorine ALE 880 rarissimi e autentici miti del collezionista, di grande valore e di grande bellezza: purtroppo talmente poco diffusi da non poter esser apprezzati come dovrebbero. Notevolissima anche la altrettanto introvabile locomotiva 685 di incredibile fascino ed imponenza.

D’obbligo anche ricordare il locomotore 424 - prodotto dall’inizio alla fine - fu campione di vendite e, per quanto grossolano, fu apprezzatissimo per la sua straordinaria potenza. Dotato di due motori e tutti gli assi aderenti, questo modello non aveva rivali per possibilità di traino.

Ed anche al loro crepuscolo i Parretti riuscirono a creare un ultimo mito: il “Settebello”, restato per lungo tempo l’unica riproduzione esistente. Anch’esso, anche se approssimativo rispetto ai canoni del modellista, ebbe comunque grande successo, apprezzato anche dai cultori di Maerklin, fu prodotto appositamente anche in versione per C/A con armamento a tre vie.

E’ giusto ricordare anche l’opera della ditta Cicchetti, sotto la cui direzione avvenne una parte molto significativa dell’intera produzione e in particolare la gran parte dei “Settebello” e del derivato “Belvedere”.

 

art E 424 - Prima versione prodotta nel 1947.

art E 424 - Versione successiva in livrea verde.

   

art 444 Belvedere - Prodotto dal 1957 alla fine.

Il Settebello - Prodotto dal 1958 alla fine.

   

art 528 - Bagagliaio a carrelli cm 20.

art 545 - Vettura Pullman a carrelli cm 20.

 

art 515 - Vettura a due assi cm 12,5 realizzata in diverse livree.

 

art 521 - Pianale a due assi con automobilina cm 11,5.

art 534 - Pianale a due assi con camioncino cm 11,5.

   
 

art 540 - Pianale a carrelli con due autopullman cm 20.

 

art 1030 - Passaggio a livello in lamiera laccata (1950).

art 1038 - Stazione automatica in lamiera laccata (1950).

 

Lampioni e segnali vari realizzati in lamiera laccata (1950).

 

Le immagini che corredano l'articolo sono tratte da:

- Ferrovia elettrica Conti, Storia e produzione - 2006

 

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