di Antonio Gamboni

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Per realizzare un circuito sul quale far correre i nostri treni elettrici occorre, come noto, oltre che collegare insieme varie sezioni di binario sia curvi che diritti anche inserirvi deviatoi ed incroci. Se il tracciato che vogliamo ottenere non è del tipo ad anello ma mistilineo, a volte non si riesce a “chiuderlo” a meno che non si faccia uso di particolari sezioni allungabili e ciò perché i binari adoperati non sempre sono progettati e costruiti secondo una buona geometria, intendendo per tale il modo di combinare le varie sezioni (diritte e curve) sia tra loro che con scambi ed incroci. Tanto più la geometria è perfetta tanto più un minor numero di sezioni particolari sarà necessario per la chiusura del circuito.

Prima di entrare nel vivo dell’argomento, analizziamo quale relazione devono verificare la sezione curva e quella diritta di un binario al fine di rispondere ad una buona geometria. Vediamo, quindi, come si determina il raggio di curvatura a partire da una sezione diritta e viceversa. Con riferimento alla figura 1, sia AB’ la sezione di binario curvo con angolo di settore α e raggio r = AO ed AB la sezione di binario diritto ad essa tangente in A e di lunghezza d tale che la perpendicolare condotta per B incontri il punto medio dell’estremità della rotaia curva in B’. Applicando una semplice formula trigonometrica al triangolo rettangolo A’B’O, scriviamo:

Se le dimensioni degli scambi verificano questa uguaglianza, tutti gli elementi risultano modulari e non vi è necessità di introdurre frazioni di sezione base di binario o, addirittura, sezioni di dimensioni particolari. In conclusione, per una perfetta geometria degli schemi, la lunghezza del binario diritto, il raggio di curvatura e l’angolo di settore della sezione curva devono soddisfare la (2).

Ciò detto, passiamo ad esaminare la produzione di Rivarossi nella scala “00/H0” nei primi 25 anni.

Al suo esordio, avvenuto come noto nel 1945, Rivarossi propose un binario denominato Serie 1000 con basetta in bakelite marrone e rotaie in profilato di ottone rifacendosi un poco a quanto già introdotto da Trix. L’elemento diritto (D.E. 1000) era lungo cm 18 e la sezione curva (C.E. 1000) aveva un raggio alla mezzeria di cm 36 ed un angolo di settore di 30°. Nell’ipotesi che il punto di partenza sia stato un cerchio di binari da cm 75 di diametro, applicando la formula (2) vien fuori un binario diritto di cm 17 e non cm 18. Forse queste misure furono scelte per avere una certa compatibilità con i binari della Märklin. Ricordiamo che in origine la produzione Rivarossi era per funzionamento in corrente alternata.

Questi primi binari prodotti da Rivarossi avevano una basetta alta con le traversine in rilievo in modo da poter inserire una fine ghiaia negli spazi vuoti. Le rotaie erano di ottone trafilato e nichelato e venivano collegate alla basetta mediante una paziente avvitatura nella parte inferiore; in un secondo tempo, le piccole viti furono sostituite da ribattini in alluminio serranti il binario stesso, un sistema ancora piuttosto elaborato ma che non richiedeva la filettatura al disotto delle rotaie.

     

I primi binari erano realizzati con rotaie trafilate ed avvitate su basette in bakelite a 12 traversine;

in tempi successivi le viti furono sostituire da ribattini in alluminio (coll. G. Vitiello).

Gli scambi, venduti in coppia destro/sinistro, erano lunghi cm. 13,5 (pari ai 3/4 di R.C. 1000 e 3/4 di C.E. 1000) e comandabili elettricamente a distanza con tensione a 26 volt tramite l’apposita pulsantiera; sezioni di 1/4 , 1/2 e 3/4 di binario, sia curvi che diritti, ne consentivano un modulare inserimento nei circuiti. Quando nel 1946 fu pubblicato il primo vero catalogo della Rivarossi, i binari ebbero nuove referenze RD 1000 (ex D.E. 1000) ed RC 1000 (ex C.E. 1000) pur restando inalterati nelle dimensioni. Unica variante fu un numero maggiore di traversine per ogni sezione. Tutto il materiale d’armamento era fornibile a due o a tre rotaie a seconda della circolazione di rotabili a pattino laterale o centrale.

Coppia di deviatoi SS - SD da impiegare per il sistema a due rotaie.

Parte delle rotaie e controrotaie sono dipinte in argento e fanno corpo unico con la basetta,

pertanto lo scambio non poteva essere superato a bassa velocità (coll. A. Gamboni).

Classico circuito con binario di raddoppio. Sezioni di quarti di binario, sia curvi che diritti,

hanno consentito una perfetta chiusura del circuito.

Nel 1948, un nuovo binario curvo apparve in catalogo con ref. RC 2000. Aveva un raggio di curvatura di ben cm 60 ed un angolo di settore di 20°; pertanto ci volevano 18 sezioni per formare un cerchio di cm 120 di diametro. Il fatto che ci lascia perplessi è che cerchi formati da RC 1000 ed RC 2000 erano sì concentrici ma la distanza di interbinario era un poco grande.

A soli cinque anni dall’inizio delle attività, la Rivarossi, seguendo le tendenze del mercato, spostava le proprie attenzioni sempre più verso il sistema con alimentazione in corrente continua. Fu così che nel 1950, ispirandosi ai colori del galletto, primo emblema della Casa comasca, la produzione fu divisa nelle seguenti quattro Serie: Serie Blu (rotabili per funzionamento in corrente alternata), Serie Rossa (rotabili per funzionamento in corrente continua), Serie Verde (rotabili economici a livello giocattolo) e Serie Gialla (fabbricati ed accessori).

Confezione con binari curvi RC 1000 della "Serie Blu" (coll. A. Gamboni).

 

 

Sezioni di binario curve "Serie Rossa" e due rotaie diritte,

  l'una "Serie Blu" e l'altra "Serie Rossa",

con 20 traversine. (coll. A. Gamboni).

Per il funzionamento della Serie Verde fu studiato un tipo di binario molto economico e ridotto all’essenziale: le rotaie, RD/V (diritto cm 18) ed RC/V (diametro cm 75), solo su tre traverse in bakelite; nelle confezioni, poi, il cerchio, sempre da cm 75 di diametro, si componeva di sei rotaie curve aventi quattro traversine.

   

Sezioni di binario diritto e rotaie curve della

"Serie Verde" con solo tre traverse  (coll. A. Gamboni).

Il 1954 fu l’anno delle grandi innovazioni. Con i nuovi rotabili furono presentati anche i nuovi binari dalla geometria tutta ridisegnata. Denominato “binario modello”, le rotaie non sono più montate su alte basette in bakelite ma fissate a traversine in fibra tramite una graffatura in metallo; inoltre la lunghezza dell’elemento diritto (RD 20) fu portata a cm 20 ed il raggio delle curve a cm 40 (RC 80) ed a cm 60 (RC 120) con angolo di settore di 20°; inoltre i nuovi deviatoi erano l’esatta sovrapposizione di un RD 20 ed una RC 120 il tutto in perfetta armonia con la formula (2) per RC 80 e con ottima approssimazione per RC 120:

cm 20 (RD 20) = cm 40 (RC 80) x sen 30° = cm 60 (RC 120) x sen 20°

Circuito con binario di raddoppio come quello della precedente figura, a meno della posizione degli scambi.

Con la nuova geometria non sono più necessarie le frazioni di sezioni per chiudere il circuito.

Alcune pagine del catalogo 1954 sono dedicate a schemi di tracciati con tutte le indicazioni qualitative e quantitative del materiale d’armamento da impiegare, materiale che nel 1961/62, con la scomparsa dei codici alfanumerici, subisce un incremento notevole mettendo a disposizione dei fermodellisti plasticisti due tipi di incrocio, una coppia di scambi in curva ed un deviatoio inglese.

       

Confezioni di binari con basetta in fibra e scarpetta chiara RD 20 e RC 120 (coll. G. Vitiello).

 

Deviatoio elettromagnetico SS 120 con marmotta e tre spinotti, ed incrocio sinistro RIS (coll. G. Vitiello).

     

Binari diritti 3101 nella nuova confezione, e deviatoio sinistro 3324 con nuovo motore e spinotto tripolare.

Queste nuove rotaie hanno le traversine in plastica (coll. G. Vitiello).

Confezione di binari di tipo economico per rotabili della "Serie rr" (coll. A. Gamboni).

In questo stesso anno viene anche presentato un prezioso ausilio formato album dal titolo “I treni H0 - Sistema Rivarossi”. In realtà si tratta di un corposo manuale di ben 166 pagine corredate da foto per realizzare tracciati interamente con materiale Rivarossi, dai binari alla rete aerea, dalle apparecchiature elettriche ai fabbricati ferroviari. Sono, inoltre, forniti tutti gli schemi elettrici per il collegamento di scambi, segnali ed altre apparecchiature elettriche, nonché utili informazioni per realizzare alcuni automatismi. Non mancano, infine, suggerimenti per impianti relativi al Tramway Rivarossi.

I treni "H0" sistema Rivarossi, edizione del 1971 (coll. A. Gamboni).

Complesso tracciato, comprensivo di schema elettrico, realizzato con i binari della nuova produzione.

Due immagini del plastico realizzato dalla Rivarossi con il circuito di sopra.

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