La
cerimonia dell’inaugurazione del primo tratto della strada ferrata
del Bayard, quello da Napoli al Granatello di Portici, si svolse
secondo un ben preciso protocollo contenuto in un programma impresso
in 600 copie dalla Stamperia Reale e che prevedeva con minuzia ogni
fase della stessa.
Siamo ai primi di ottobre
del 1839 e, poiché la stazione di Napoli non era al momento
ultimata, il viaggio inaugurale con S. M. a bordo fu previsto da
Portici a Napoli. Per questo motivo Ferdinando II dovette
trasferirsi dal mattino con tutta la famiglia reale e la corte
presso
la Villa Carrione
al Granatello di Portici, sotto un grandioso padiglione ornato con
arazzi e velluti cremisi accanto al quale era stato eretto un
altare. Qui, poco dopo le ore undici Sua Maestà, dopo aver ricevuto
il Bayard e gli ingegneri che avevano collaborato alla realizzazione
dell’opera, prese posto con essi sul convoglio inaugurale per
tornare a Napoli.
I vari
discorsi di circostanza furono conclusi dal Re il quale,
esprimendosi in lingua francese, formulò l’augurio di vedere
proseguita la ferrovia fino al mare Adriatico.
Frontespizio del Programma per l'inaugurazione del tratto
Napoli-Portici della Strada Ferrata del Bayard (coll. A. Gamboni).
Ciò
premesso, entriamo in argomento e vediamo come era composto il treno
inaugurale sul quale viaggiò Ferdinando II di Borbone. Alla luce
della iconografia esistente e delle mie recenti scoperte, questo
primo convoglio era alquanto diverso da quello ricostruito nel 1939
in occasione del centenario ed oggi esposto nel Museo Nazionale
Ferroviario di Pietrarsa.
Dalla
formazione del treno inaugurale indicato sul programma, si evince
che esso si componeva di ben nove carrozze trainate da una
locomotiva con tender. Al centro vi era la vettura del Re interposta
tra due carrozze aperte di prima classe alle quali erano agganciate,
in successione, da una parte una seconda classe ed un waggon
scoperto di quarta e dall’altra una di terza ancora con un waggon
scoperto di quarta classe. Se confrontiamo questa piantina con la
tela del Fergola, possiamo avere un’idea di come erano fatti i
diversi rotabili.
Nell'allegato al Programma per l'inaugurazione sono
riportate le composizioni:
del primo convoglio che percorse la tratta da Napoli
a Portici e
quella del Convoglio Reale, con Ferdinando II a bordo, che
fece il viaggio Portici-Napoli (coll. A. Gamboni).
Il Convoglio Reale riprodotto in modo speculare per poterlo
confrontare con la descrizione di cui sopra.
(particolare da una tela di S. Fergola)
Dopo aver esaminata la composizione del Convoglio Reale, passiamo ad
una descrizione dei singoli rotabili iniziando dalla locomotiva.
La locomotiva
Sappiamo per certo, dalle cronache e dai
dipinti coevi dell’epoca, che il convoglio inaugurale fu trainato
dalla locomotiva “Vesuvio”. Perché,
allora, per le celebrazioni del centenario fu replicata la “Bayard”,
macchina che, come
ho già scritto in altre occasioni,
giunse a Napoli il 1° dicembre 1839 dopo la “Longridge” e la
“Vesuvio”?
Ordine di messa in servizio delle locomotive tratto dai
Processi Verbali della
Società (archivio SNSP).
La locomotiva "Vesuvio" tratta dal "Poliorama Pittoresco" e
dalla tela di S. Fergola.
A mio avviso, la risposta potrebbe essere la
seguente. Gli unici disegni costruttivi disponibili all’epoca del
centenario, tra l’altro molto dettagliati e quotati, erano quelli
relativi alle tavole allegate al testo del Minard-Mililotti. Se a
questo, poi, si aggiunge la leggenda metropolitana che la “Vesuvio”
e la “Bayard” erano gemelle, allora il gioco è fatto: si realizza la
“Bayard” e gli si “applica” la targa “Vesuvio”.
E così fu. Dunque,
targa giusta, ma locomotiva errata.
Tavole con i disegni della "Bayard" riportate in allegato
al "Minard" (coll. A. Gamboni).
La locomotiva "Bayard" con la targa "Vesuvio"
replicata nel 1939 in occasione del centenario.
(da "Il treno in Italia")
Quando in previsione delle celebrazioni del 150°
anniversario (1989) si volle rievocare il treno storico, qualcuno
fece notare che su quella locomotiva andava messa la targa con la
scritta “Bayard”. Molto bene e giusto, solo che questa volta, anche
se la locomotiva aveva la targa giusta, non era la “Vesuvio”, quindi
sbagliate sia la locomotiva che la targa (v. foto a lato). Eppure, osservando con la
dovuta attenzione il quadro del Fergola e le incisioni del Poliorama
Pittoresco, si poteva restaurare la ricostruzione del 1939
apportando le poche modifiche che differenziavano le due locomotive
(“Vesuvio” e “Bayard”).
Un’ultima riflessione: i
riquadri rossi sulle pareti del tender li aveva solo la
“Vesuvio” e non la
“Bayard”.
La replica del così detto "Treno storico" restaurato nel
1989 ed oggi al Museo di Pietrarsa (foto F. Cirillo) .
Le carrozze
Passiamo ora ad analizzare le carrozze. Per
stabilire la loro tipologia ci dobbiamo rifare a diverse fonti
iniziando dall’atto di Società stipulato nel 1837 che, all’articolo
14, prevedeva per la costituzione del parco rotabile la fornitura di
dieci diligenze; venti char-à-bancs coperti; e centoventi wagons, o
char-à-bancs scoperti.
Un’altra
descrizione è presente a corredo
dell’incisione tratta dal n. 39 de “L’Omnibus Pittoresco”,
pubblicato il 12 dicembre 1839. In esso è scritto: “Dietro all’anima
di questo carriaggio vengono incatenate fino ad undici carrozze con
diversi nomi cioè, le Berline dove si paga grana 20 per ogni posto,
i char-à-bancs
dove si paga grana 15, i Wagons coperti dove si paga grana 10, i
Wagons scoperti dove si paga grana 5. Quali di questi posti sono i
migliori? D’inverno o colla pioggia nelle Berline si va come in
carrozza chiusa e l’opposto nei Wagons scoperti, gli altri posti non
hanno differenza, se differenza si può chiamare sedere su scanni
coperti di castoro o di tela”.
Con il n. 12 è indicata
la Berlina di prima classe, con il 13 gli Char-à-bancs coperti,
con il 14 i Wagons
coperti e con il 15 i Wagons scoperti (coll. A. Gamboni).
Da quanto esposto possiamo dedurre che le vetture
della strada ferrata del Bayard erano divise in: berlina o diligenza
(prima classe), carrozza o wagon di seconda classe (tipo chiuso e
aperto), char-à-bancs di terza classe (tipo aperto) e wagon di
quarta classe scoperto (o terza di eccezione).
Tornando al treno inaugurale, iniziamo dalla
carrozza del Re. Notiamo subito che
nel quadro del Fergola Ferdinando II occupa una vettura aperta a tre
moduli di colore rosso, del tipo Char-à-bancs e non la
Berlina reale ricostruita per il centenario. Se si fossero letti i
documenti dell’epoca, si sarebbe saputo che, al 3 ottobre del 1839,
la vettura reale non era ancora pronta perché mancava di
tappezzeria. Ecco, quindi, la sostituzione.
La carrozza reale, secondo la raffigurazione del Fergola, e
la Berlina ricostruita (foto A. Gamboni).
Circa le
carrozze della Corte e degli invitati ritratte dal Fergola, esse sono
ben diverse da quelle ricostruite per il treno storico, come si nota
dalle immagini che seguono.
Tipo di wagon coperto dal "Poliorama Pittoresco" e da S.
Fergola.
Passiamo, infine, ai wagons scoperti,
quelli occupati dai militari in piedi. Anche di questi, nessuna
traccia nel convoglio di Pietrarsa, nel quale, invece, troviamo una
vettura mista e degli Char-à-bancs coperti.
Tipo di wagon scoperto (quarta classe) dal "Poliorama
Pittoresco" e da S. Fergola.
È proprio di questi giorni una scoperta
sensazionale: il rinvenimento dei disegni originali dei
rotabili della strada ferrata del Bayard. Da essi ho potuto
riscontrare che il materiale trattato nel presente articolo risulta
pienamente rispondente e che il Bayard per le carrozze della sua
ferrovia si rifece a quelli
già circolanti sulla coetanea Paris-St. Germaine. Infatti tra i rotabili di questa ferrovia francese che troviamo la
berlina,
i wagons scoperti e quella carrozza mista di Pietrarsa che, guarda
caso, non risulta essere stata impiegata dal Bayard.
Disegni della berlina e della vettura mista della
Paris-Saint Germain e, sotto,
foto della berlina e vettura mista realizzate nel 1939 per
il convoglio inaugurale (foto A. Gamboni).
Giunti alla fine delle nostre osservazioni,
dobbiamo necessariamente concludere che la replica del treno storico
esistente nel Museo di Pietrarsa non corrisponde al vero e, quindi,
anche i modelli messi in commercio che tale convoglio hanno
riprodotto.
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