Telese è ancora oggi considerata dagli
abitanti di Piedimonte Matese e del Medio Volturno come una
seconda “Patria”, condividendone interessi commerciali,
culturali e direi, sanitari.
Negli anni ’90 dell’Ottocento, l’ingegnere
Alfredo Minieri di Napoli realizzò il nuovo complesso
termale. Fu una geniale intuizione in quanto al tempo, si
viveva il periodo della Belle Epoque, le terme in genere
godevano di un momento di enorme successo sia per i benefici
“miracolosi” che se ne potevano trarre, sia per momenti di
relax che se ne potevano godere. Con geniale ermetismo, i
medici del tempo coniarono la definizione “soggiorni
climatici” per dare un nome a questa nuova frontiera del
turismo dove si poteva declinare la cura con il riposo.
Ben presto furono davvero tanti i bagnanti
di Telese, provenienti da ogni angolo della regione ma
soprattutto dalla città capoluogo: Napoli. Si decise allora
di istituire un collegamento ferroviario diretto tra la
Centrale e Telese Terme la cui stazione era chiamata
all’epoca “Telese-Cerreto-Bagni”. La relazione sfruttava la
linea ottocentesca Napoli-Telese-Benevento-Foggia progettata
dal celebre ingegnere Giustino Fiocca.
Poco prima della stazione della cittadina
termale (inaugurata nel 1868), si staccava un binario della
lunghezza di 1571 metri che dopo aver superato l’incrocio
Via Roma/Viale Minieri, si poneva sul lato sinistro dello
stesso giungendo a pochi passi dell’ingresso dello
stabilimento termale.
Il collegamento fu inaugurato il 15 luglio
1883, gestito dalla Rete Adriatica. Infatti, com’è noto,
all’epoca erano vigenti una infinità di compagnie
ferroviarie tra cui la citata Adriatica e poi Strade Ferrate
dell’Alta Italia (SFAI), Strade Ferrate Meridionali, Rete
Mediterranea (RM), Strade Ferrate Romane. Esse, insieme a
tante altre, confluiranno nel 1905 nella compagnia nazionale
unica delle Ferrovie dello Stato (FS).
La foto a corredo mostra la
locomotiva a vapore del Gruppo 1500 (1521) della Rete
Adriatica al traino del convoglio passeggeri innanzi all’ingresso delle Terme ripresa nel 1898 tra i
platani del Viale Minieri che ancora oggi lo incorniciano.
Passeggeri
e popolo in posa per la più antica foto che documenta il
servizio con la 1521.
Il
plausibile convoglio al seguito con le carrozze marcate RA. Le 1500 erano motrici costruite
tra il 1881 ed il 1886 in 72 esemplari da diversi
costruttori (Borsig di Berlino, Ansaldo di Genova, Henschel
di Kassel). Progettate dall’Ufficio Studi di Firenze,
avevano ruote alte che consentivano una buona velocità per
l’epoca di 85 km/h, grazie ai due cilindri a vapore saturo
che sviluppavano una potenza di 500 CV. Somigliavano invero
alle locomotive americane (il famoso tipo “American”) viste
tante volte nei film western. Il servizio era stagionale in
genere dal 10 Luglio al 30 Settembre, con partenza dalla
vecchia stazione di Napoli Centrale alle 7.30. Dopo una
percorrenza di oltre due ore, si era alla meta. Una sosta di
tre ore precludeva alla via del ritorno con partenza intorno
alle ore 13.00.
Nella successiva immagine si
osserva una locomotiva del gruppo 600 (le famose signorine)
ripresa nel 1909 e quindi marcata FS, in arrivo sul piazzale
delle Terme. Qualche esemplare del gruppo 600, viene tuttora
utilizzato per espletare treni turistici. All’incrocio tra
Via Roma e Viale Minieri, vi era un passaggio a livello con
quattro semibarriere per consentire il transito dei convogli
e delle locomotive in manovra in regime di sicurezza.
Foto di
fabbrica della 1506.
Ormai in
gestione FS, il collegamento viene espletato con locomotiva
625 e non di meno con il popolo in posa.
L’incrocio
di cui si parla nel testo, dopo la dismissione del servizio.
Negli anni trenta del Novecento con l’elettrificazione
della linea Napoli-Foggia, cui spetta il primato di prima
linea elettrificata della rete FS a 3000 Volt e corrente
continua, esercita con le locomotive E 626 e E 625, questo
nuovo sistema di alimentazione fu con gradualità esteso
ovunque. Il segmento ricadente nella provincia di Benevento,
era, ed è, alimentato dalla Centrale SME di Piedimonte
d’Alife con sottostazione ad Apice (tutt’ora esistente ed
attiva) munita di convertitori a vapori di mercurio che
trasformavano la corrente alternata in corrente continua a
3000 Volt.
Anche il raccordo cittadino verso le terme
telesine, beneficiò dell’elettrificazione per poter
continuare il servizio. Anzi si ha notizia altresì di un
treno merci bisettimanale dedicato al trasporto dell’ormai
famosa acqua sulfurea verso i consumatori in Italia ed
all’estero, che sfruttava il raccordo.
Con lo scoppio del
Secondo Conflitto Mondiale il collegamento in questione si
ridusse notevolmente. All’inizio degli anni cinquanta del
Novecento, il dilagare degli autoservizi e della
motorizzazione private, ne determinarono la fine. Era il
1959. Il binario di raccordo fu asportato ed il Viale
Minieri assunse l’aspetto che conosciamo attualmente ossia a
doppio senso per il traffico veicolare.
Negli anni ’60 e ’70
del Novecento, erano ancora visibili come unici testimoni di
questa piccola linea, le barriere del passaggio a livello e
qualche ancoraggio della linea aerea. Ben presto rimossi del
tutto. Nella stazione di Telese-Cerreto è ancora visibile
dal lato Benevento lo scambio con l’inizio del vecchio
binario ormai abbandonato.
Uno
scambio come un altro ma pochi ormai ne ricordano la vecchia
funzione.
L’incrocio
di Viale Minieri oggi.
Vecchio
serbatoio idrico di stazione ed il piccolo ufficio postale
ormai inutile.
Per concludere: una nota
di colore locale. Dopo che i convogli provenienti da Napoli
erano istradati sul raccordo termale, in prossimità del
quadrivio, sul treno saliva una signora col consenso del
capotreno. Vendeva ai passeggeri gli squisiti taralli
prodotti in zona alimentando il popolare luogo comune, che
l’acqua abbinata con i buoni biscotti, esaltasse le
proprietà terapeutiche. |