di Maurizio Panconesi
|
Fuori, al di là dei vetri, una nebbia fitta avvolge cose e persone
nella campagna, volendo quasi fagocitarle, assorbendole dentro di
se. Fu in una fredda sera di fine autunno come questa,
calata sulla Bassa Emiliana, quella nella quale voci lontane, perse
nel buio, tornarono pian piano a farsi presenze, narrandomi le loro
storie tragiche e sconosciute: all’improvviso – quasi un segno! –
uno spiffero gelido giunse a sollevare un lembo del foglio su cui
stavo scrivendo le prime righe di questo racconto, quasi a volermi
confermare che quanto stavo per svelare … doveva essere comunicato
anche ad altri!
|
Come per molti altri luoghi che in passato furono
teatro di eventi tragici (grandi battaglie, disastri ambientali,
ecc...) con l’800 e l’avvento delle ferrovie, sorse anche una
letteratura del truce alimentata, specie in Inghilterra, dal gusto
un po’ macabro e tardo vittoriano, per tutto quanto fosse leggenda e
mistero; nella nuova epoca tecnologica però, il protagonista divenne
il treno, per la sua capacità - trasportando centinaia di persone -
di rappresentare purtroppo anche uno strumento collettivo di morte.
E’ per questo che nacque proprio in questo periodo, una letteratura
“alla Dickens”, in cui le località, sedi di precedenti incidenti con
vittime, divengono poi luoghi da evitare... od attraversare con
circospezione il più rapidamente possibile, al fine di evitare
possibili incontri con le sinistre presenze e le “ombre” che li
popolano.
La letteratura, specie
quella inglese come abbiamo accennato, indugiò a lungo su tale tema,
prendendo sovente spunto con quasi macabro compiacimento, dagli
incidenti che avvenivano con una certa frequenza lungo le strade
ferrate in quegli anni. Il più celebre racconto di questo
genere, fu quello di Charles Dickens - già autore di opere di
successo, come il celeberrimo
Canto di
Natale
nel 1843 e dell’altrettanto famoso
David
Copperfield
nel
1849
-
dal
titolo “The signal man”,
narrazione facente parte della raccolta
Mugby Junction
pubblicata nel 1866,
un racconto dove lo scrittore introduce il personaggio del
ferroviere
fantasma, deceduto diversi anni
prima sulla stessa linea in cui opera il protagonista, un casellante
... predestinato anch’egli alla stessa fine!
L’ombra,
che appare all’uomo presso l’imbocco di una tenebrosa galleria ogni
qual volta sta per verificarsi un incidente, cessa di apparire
proprio in coincidenza con la morte del casellante, travolto da una
locomotiva improvvisamente uscita dal tunnel.
|
Il famoso Romanziere inglese, trasse
ispirazione per questo genere di
racconti del tipo “ghost stories”,
dall’incidente ferroviario avvenuto
pochi mesi prima in Inghilterra e di
cui egli stesso era stato vittima,
incidente accaduto il 9 giugno 1865
a Staplehurst, nel corso del suo
viaggio di ritorno da Parigi, in
occasione del quale si verificò il
disastroso deragliamento del treno
durante l’attraversamento di un
ponte in fase di riparazione: in
tale circostanza,
l’unica
carrozza di prima classe che rimase
integra, restando sulle rotaie, fu
proprio quella in cui si trovava lo
Scrittore.
Tale sconvolgente esperienza, traumatizzò e condizionò a tal punto
Dickens per tutto il resto della sua vita da ispirargli quel genere
truce che gli fece poi creare ulteriori capolavori.
La sua personale opera di primo soccorso alle vittime rimaste
imprigionate all’interno delle carrozze precipitate nel greto del
fiume, lo trasformò inoltre agli occhi del pubblico in una sorta di
eroe per i suoi tentativi di rianimare i passeggeri feriti o
morenti.
Fu proprio in conseguenza di questo
drammatico fatto che poco tempo dopo
l’incidente, il grande Romanziere
scrisse il breve racconto, una
storia di fantasmi, intitolato
appunto “Il
segnalatore”,
avente per sfondo un incidente
ferroviario in un tunnel.
Il fantasma
del cantoniere
defunto,
protagonista di un
racconto di Charles
Dickens.
|
Il disastro di Staplehurst del 9 giugno 1865 in cui fu
coinvolto Charles Dickens. Da un'incisione dell'epoca.
Sebbene Dickens avesse probabilmente preso spunto per la storia
dagli eventi dell’altro terribile disastro ferroviario, avvenuto nel
Clayton Tunnel
nel 1861 (che aveva provocato 23 morti e 176 feriti) piuttosto che
dall’incidente di Staplehurst in cui era rimasto coinvolto, le
conseguenze dell’evento furono tali da far perdere allo Scrittore la
sua tranquillità, divenendo da allora estremamente inquieto ogni
qual volta fosse stato costretto ad affrontare un viaggio in
treno … tanto da tentare di
evitarlo, ricorrendo ad altri mezzi.
Tuttavia i segni di quel triste giorno non poterono più essere
cancellati dalla sua mente, causandogli pesanti contraccolpi
psicologici che probabilmente contribuirono ad accorciargli la vita:
si spense infatti appena
cinque anni più tardi.
Ci siamo dilungati su tale episodio, per rendere omaggio a colui che
fu il primo narratore del genere
horror a soggetto
ferroviario: a lui seguirono poi, in campo letterario, altri grandi
nomi ma che forse non ne seppero eguagliare lo stile e la
drammaticità della narrazione.
Al di là del romanzo, sappiamo tutti quanto una località che sia
stata teatro nel passato di un evento drammatico come un disastro
ferroviario, possa condizionare la mente umana, potendo far nascere
in essa fantasie o percezioni più o meno reali; tuttavia, tale
fatto, rappresenta quasi una costante nella storia dell’uomo, e
luoghi dove sono avvenuti avvenimenti tragici con immani stragi –
come ad esempio, per citare soltanto i due casi più eclatanti con
centinaia di vittime, quelli aventi per protagonisti il treno n. 612
lungo la linea del Frejus il 12 dicembre 1917, e quello di Balvano
con il treno n. 8.017 - sono poi divenuti in seguito, luoghi di
frequenti avvistamenti di “presenze”.
Così anche il treno, pur innovativo e meraviglioso mezzo di
comunicazione, ha richiesto purtroppo anch’esso il suo pesante
contributo di vittime fin dal suo apparire sulla scena mondiale ai
primi decenni dell’800.
La Morte sulle rotaie di Jules Tavernier, pubblicato su
Harper's Weekly il 10
maggio 1873.
Suggestiva incisione del 1884 con
un'apparizione sulla linea durante una tempesta ...
Macchinisti provenienti dal passato, pronti per
accompagnarci nel nostro viaggio nel tempo e nel paranormale.
Il
treno – fantasma di Abramo Lincoln
Ma non sempre il mezzo su rotaia rappresentò la causa di tali
apparizioni misteriose: spesso ne fu soltanto il mezzo … come nel
caso del Treno funebre di Abramo Lincoln, il leggendario convoglio
speciale che attraversò molti stati dell’Unione, partendo da
Washington e raggiungendo Springfield, per trasportare la salma del
grande Presidente ucciso
il 15 aprile 1865
da
Wilkes Booth.
A tale scopo, venne organizzato un convoglio ferroviario che avrebbe
dovuto trasportare il feretro di Lincoln attraverso città grandi e
piccole, in modo che tutti gli Americani potessero porgergli il loro
ultimo saluto.
Il treno partì da Washington il 21 aprile 1865 per giungere a
Springfield, nell’Illinois, il 3 maggio: rispetto alla prevista
tabella di marcia, furono aggiunte molte tappe intermedie per
permettere al maggior numero possibile di persone di dare l’ultimo
saluto al Presidente: onde ovviare ai problemi di conservazione
della salma per un così lungo periodo, a bordo del treno furono
fatti salire anche un necroforo ed un imbalsamatore, il cui solo
compito era quello di verificare, giorno dopo giorno, lo stato di
conservazione del corpo di Lincoln, che non era stato sottoposto ad
alcuna procedura di imbalsamazione.
La locomotiva "Old Nashville" che trainò il convoglio
funebre del Presidente A. Lincoln.
Sul treno presero posto anche un picchetto d’onore e 300 persone del
seguito, oltre alla bara del piccolo Willie Lincoln, riesumato per
poter essere seppellito a Springfield insieme al padre.
Conclusosi tra fasti ed celebrazioni il viaggio, negli anni che
seguirono si verificò però uno “strano” evento in occasione della
ricorrenza di quel transito: ad ogni fine di
aprile, le persone che abitavano lungo il tracciato
ferroviario percorso nel 1865 dal Treno funebre di Lincoln,
iniziarono a raccontare di un treno spettrale che avanzava
silenzioso lungo le rotaie, emettendo una tenue luce azzurra, senza
produrre alcun rumore.
Il treno trasportava una banda composta di scheletri abbigliati in
uniformi blu di soldati dell’Unione,
impegnati a suonare una musica silenziosa, che nessuno poteva udire;
sul secondo vagone, si trovava la bara del Presidente, circondata da
un picchetto d’onore formato pure da scheletri che indossavano
uniformi sia dell’Unione
che dei Confederati.
Non importava quale fosse in quel momento la temperatura esterna: al
passaggio del treno, l’aria intorno ai binari si riscaldava
repentinamente mentre gli orologi si fermavano per sei minuti,
determinando un equivalente ritardo di tutti i treni viaggianti in
quel momento lungo la linea!
I passaggi a livello impazzivano ed abbassavano da soli le sbarre,
come per far passare quel convoglio invisibile; nel caso che il
treno fantasma ne avesse incrociato uno reale, quest’ultimo
scompariva dentro il primo e il suo sferragliare diveniva
silenzioso.
Secondo alcune testimonianze, i treni erano due: uno trainava
numerose carrozze di un treno dell’epoca, tutte drappeggiate di
nero; il secondo, era composto dalla sola carrozza scoperta che
mostrava la bara di Lincoln.
I passeggeri dell’Edinburgh
Mail
Ma
non sono solo i mezzi a divenire teatro di eventi misteriosi: anche
le linee, naturale compendio di tutto quel mondo che noi chiamiamo
“Ferrovia”, divengono scenari di inquietanti fatti razionalmente
inspiegabili.
E quando tali tracciati toccano il territorio scozzese, “patria”
riconosciuta di ogni sorta di fantasmi, allora possiamo dirci di
trovarci veramente “a casa”!
E’ il caso delle tante apparizioni aventi per teatro il luogo della
famosa sciagura del Tay: si narra infatti che
nel corso delle lunghe notti d’inverno tra le brume scozzesi, non
siano stati rari i casi di “avvistamenti”, di lunghi, diafani cortei di
ombre di viaggiatori che, nei loro eleganti abiti vittoriani, furono
visti faticosamente risalire le sponde del fiume provenienti dalle
profonde acque del Tay: erano i 78 sfortunati passeggeri dell’Edinburgh
Mail,
periti in una tempestosa notte di bufera del lontano 28 dicembre
1879.
Quel poco che fu possibile recuperare dalle gelide acque del Tay: la locomotiva,
la n. 244 “Wheatley”, quasi
integra, ed i resti delle pareti in legno di alcune vetture, oltre
ad effetti personali di qualche passeggero … come l’orologio a
catena del conduttore, fermo a poche ore dopo il disastro; di quella
piccola città viaggiante nel cuore della notte di un inverno di fine
Ottocento, fu tutto quanto restò a testimoniare quel tragico evento.
All'interno dello scompartimento di I classe nulla fa
presupporre l'imminente tragedia.
I due macchinisti, corrono ignari verso il loro tragico destino,
mentre ...a bordo del treno, avvengono fatti inquietanti.
Ma le anime di colori che vi erano a bordo, continuarono poi a
ricordarci, negli avvistamenti degli anni che seguirono, che il loro
triste destino non andava dimenticato. Anche la stessa
locomotiva
“Wheatley”,
protagonista della tragedia e recuperata dai fondali del Tay, venne
ripristinata rientrando in servizio: tuttavia, causa alcuni
inquietanti fatti di cui divenne protagonista, venne da allora
chiamata con l’appellativo di “la
locomotiva dei fantasmi”…
Un casellante, da una delle sponde del Tay, segnala invano il
pericolo ... intanto il ponte attende il convoglio per il suo ultimo
viaggio di quel 29 dicembre 1879 che si concluderà come raffigurato
nella terza immagine.
La locomotiva Wheatley, recuperata dai fondali del Tay dopo
alcune settimane, l'orologio del capotreno, ritrovato nelle acque
del fiume dopo diverso tempo dal disastro e ciò che rimase di una
delle confortevoli vetture di I classe del treno.
Lo
sconosciuto di Vajoni
Altri fatti, seppur non aventi origine da incidenti, manifestano
arcane presenze in luoghi dove un tempo rifulse febbrile la vita:
tra essi, ricordiamo ciò che accadeva nella oggi dimenticata fermata
di Valdibrana (l’antica Vajoni) lungo la Ferrovia Porrettana, un
tempo linea importantissima per i collegamenti ferroviari tra Nord e
Centro Italia, dove i gemiti provenienti dalla fondamenta della
stazione, frutto - si diceva - di un’oscura morte ai tempi della
costruzione dell’edificio nel lontano 1883, privarono per lunghi
anni del riposo notturno i suoi sfortunati abitanti. Una diceria del
luogo voleva che tali lamenti fossero motivati dall’incomoda
posizione in cui lo sfortunato sconosciuto era stato sepolto
all’interno di una colonna dell’edificio: a testa in giù!
La stazione di Vajoni, lungo la Ferrovia Porrettana.
Il
Cavaliere Nero della Val di Sieve
La località di Ponte a
Vicchio, nei pressi dell’omonima cittadina del Mugello posta
lungo la vecchia linea
Faentina, fu conosciuta negli Anni Venti per la presenza di
un’inquietante cavaliere che comparendo all’improvviso, si
precipitava al galoppo addosso agli sventurati viandanti che
percorrevano il tratto di strada per
Bovino: la zona,
all’epoca assai desolata seppur estremamente suggestiva, era
attraversata da una strada di interesse locale che fiancheggiando
dapprima la ferrovia, poi l’attraversava con un passaggio a livello
prima che la linea si inoltrasse all’interno di una successiva
galleria.
La “presenza” era abituale nelle prime ore della sera verso
l’imbrunire, ed atterriva paesani e carrettieri che avevano la
sfortuna di dover percorrere quel tratto di strada a quell’ora.
Il fenomeno si verificava solitamente appena dopo il tramonto, e
sembra trovasse giustificazione – sempre stando alle voci della
gente del luogo – dal tragico investimento di quel misterioso
cavaliere da parte di un treno, incidente avvenuto presso il locale
passaggio a livello in uno dei primi anni di esercizio della linea
(aperta nel 1913).
Un’esperienza familiare diretta e traumatizzante questa, vissuta da
un mio lontano progenitore che ne avrebbe poi serbata memoria per il
resto della vita, tramandandola fino a noi.
La località di Ponte a Vicchio in una cartolina d'epoca,
Le
ombre della Porrettana
Tra le innumerevoli gallerie che costellano il tratto appenninico di
questa suggestiva linea che collega Bologna a Pistoia, quella
certamente più ricca di storia e di “eventi” è quella
dell’Appennino, sia per
essere stata teatro di immani fatiche e numerose vittime durante la
sua fase di scavo (che culminarono con il drammatico crollo del
pozzo di ventilazione
n.1 addosso ai quattro
poveri minatori che vi lavoravano sul fondo, settanta metri più in
basso, avvenuto nel lontano 1858), sia per le tante morti di
cantonieri, macchinisti e frenatori causate dal fumo prodotto dalle
locomotive che ristagnava all’interno degli oscuri 2.727 metri
del suo tracciato, scavato nel cuore della montagna.
Come tutti i luoghi dove l’uomo ha vissuto, lavorato e sofferto,
anche questo costituisce un habitat ideale per presenze
paranormali (fantasmi), anche percorrendone in solitaria all’esterno
il tracciato del grande Tunnel, toccando i luoghi ed i sentieri che
fecero da sfondo ai 150 anni di attività della Ferrovia.
Più volte, a chi scrive, è capitato mentre affrontava da solo questi
suggestivi itinerari … di non sentirsi più solo, ma di avvertire la
presenza di qualcuno, invisibile, che gli era vicino, quasi un
compagno di viaggio, quasi un amico che lo accompagnasse nel corso
dell’escursione.
Sagoma di un ferroviere, apparsa di fronte ad una vecchia
vettura di III classe.
Sono, in questo caso, solo sensazioni, ma a volte il nostro animo
umano finisce per essere più sensibile di quanto si ritiene possa
esserlo, un po’ come un non–vedente, che finisce per sviluppare e
possedere non comuni facoltà di percezione.
Un antico cunicolo ancora presente lungo il tratto montano della
Ferrovia Porrettana, costruito dalla SFAI nel 1881 ed accreditato di
presenze notturne, e ....
... graffito sulla pietra di una galleria lasciato da un
cantoniere.
Il fantasma della stazione
Abbiamo visto come ancora oggi, tali sinistre presenze... o forse
solo ancestrali timori, continuino ad essere presenti specie lungo
le vecchie strade ferrate anche della nostra Penisola, impregnando
antiche mura, testimoni di eventi del passato.
Recentemente infatti, il 9 marzo 2008, all’interno del piccolo
locale insediato all’interno della storica stazione di Pracchia,
lungo la linea Porrettana, un occhio obiettivo come quello di una
telecamera a circuito chiuso, ha filmato un fatto a dir poco
inquietante, avvenuto all’interno dell’esercizio durante le ore
della sua chiusura pomeridiana.
Dopo aver rinvenuto per diversi giorni, bottiglie e bicchieri
infranti sul pavimento in corrispondenza di una particolare scansia
addossata alla parete dietro la quale corrono i binari, l’anziana
proprietaria che gestiva il locale, incuriosita ed preoccupata per
tale fatto, volle visionare insieme ad altri testimoni il filmato
dell’impianto a circuito chiuso: con sua grande sorpresa, notò che
nella registrazione risultavano chiaramente visibili oggetti
(bottiglie e bicchieri) che spostandosi inspiegabilmente da soli sui
ripiani di quella particolare scansìa … finivano poi per cadere sul
pavimento.
Nei giorni successivi, gli eventi “paranormali” continuarono a
ripetersi … ma ciò che si verificò nella mattinata di domenica 9
marzo 2008… andò al di là dell’immaginabile.
L’esercente, aperto come di consueto l’esercizio alle 6,30 del
mattino ed acceso il monitor collegato all’impianto di
videosorveglianza puntato verso un lato dell’ambiente meno
frequentato, iniziò subito a notare, in un angolo dello schermo, un
piccolo elemento bianco in continuo
movimento;
il singolare fenomeno – che la gerente del locale inizialmente aveva
attribuito ad un difetto dell’impianto di recente installazione –
continuò a manifestarsi fino alle 13, orario di chiusura.
Incuriosita dal fatto, approfittando della pausa di intervallo per
il pranzo, la signora riavvolse il nastro registrato e lo visionò a
velocità ridotta, onde poter decifrare cosa potesse essere
quell’anomalia; enorme fu il suo stupore quando scorse aleggiare a
mezz’aria, all’interno del suo locale, una figura femminile
evanescente che sfiorava gli ignari avventori del mattino mentre
stavano consumando la colazione al banco: il suo aspetto era quello
di un’elegante signora della
Belle Epoque, con vitino stretto, gonna lunga ed ampio
cappellino … un abbigliamento tipico di una raffinata viaggiatrice
di oltre un secolo fa “…
evanescente come il fumo di una sigaretta, ma chiaramente
distinguibile nelle forme riprese nel filmato” come la gerente
del locale ci
riferì, volendo poi subito mostrare il filmato anche ai suoi
affezionati avventori.
Continuando a visionare la registrazione, per una durata assai più
prolungata la telecamera aveva ripreso un’altra “presenza”, seppur
meno definita della prima, che aveva continuato a muoversi a
mezz’aria nell’angusto locale: con lei, iniziarono a comparire
oggetti da lavoro tipici dell’ambiente dell’officina, quali delle
grosse chiavi per bulloni, un martello, una leva … ed una traversina
ferroviaria!
Manifesto francese Anni 20 di Paul Colin sul Treno Fantasma, ed
il fatale duello tra una locomotiva ed un'auto.
Mentre, alcuni giorni dopo, la signora stava riferendo lo strano
fenomeno ai suoi soliti avventori, uno di questi, intento a sorbire
una bibita, rimase visibilmente colpito dal racconto, sbiancando
all’improvviso in volto.
Proprio al di là di quelle mura, sul binario della stazione, oltre
trent’anni prima, nel 1976, in qualità di capo-squadra del Servizio
lavori, egli era stato impotente testimone della tragica morte di un
suo operaio, colpito mortalmente alla gola da una traversina sospesa
ad un paranco, durante un’operazione compiuta di propria iniziativa
dall’operaio durante la sosta di metà giornata … per avvantaggiarsi
con il lavoro.
Quel tragico incidente, che aveva cambiato radicalmente la sua vita
spingendolo fino al punto di chiedere il trasferimento e
l’assegnazione ad altro incarico, era rimasto tuttavia
indelebilmente impresso nel suo animo, manifestandosi con un
persistente ed ossessivo ricordo.
Il fatto che testimonia della veridicità di tale “apparizione”, fu
che la conoscenza del tragico fatto era rimasta ovviamente ristretta
all’ambito di Pracchia, piccola località turistica dell’Appennino
toscano, senza che ne fosse stata data diffusione: pare quindi che
l’evento debba essere ricollegato alla tragica fine dell’operaio dei
Servizio Lavori ... anche se, accettata la “presenza” come reale,
riteniamo sia difficile identificare se ed a quale incidente possa
eventualmente essere fatto risalire l’evento con i connotati soprannaturali
sopra esposti, causa la lunga vita ferroviaria dell’edificio che fu
probabilmente teatro di diversi altri avvenimenti, più o meno
drammatici, nel corso del suo lungo passato.
Riportiamo
anche questi fatti - sui quali naturalmente non ci pronunciamo –
anche se sappiamo che dietro l’asettica e fredda cronaca dei vari
incidenti occorsi nelle differenti epoche, sicuramente esiste e si
cela una più vasta realtà di fatti legata a tutti quei sinistri
“minori” che non ci sono stati tramandati da fonti ufficiali, ma che
potrebbero ugualmente avere ulteriori sviluppi a livello di
manifestazioni paranormali.
… Chi sarà mai stata la solitaria, elegante signora che con aria
melanconica, fu vista fluttuare nella stazione di Pracchia?
Probabilmente non lo sapremo mai, anche se intuiamo che la sua
presenza possa essere legata ad una morte violenta od improvvisa che
l’ebbe per protagonista in quello stesso luogo.
La morte si avvicina al convoglio immobilizzato da un'avaria.
Poche storie - quelle che abbiamo riportate - che hanno avuto per
sfondo le due esili rotaie di una ferrovia: tantissimi altri luoghi
forse celano ancora, e lo faranno per sempre, altre vicende che mai
nessuno riporterà, destinate ad essere dimenticate con gli ultimi
ferrovieri che ne furono testimoni o che ne ereditarono la
memoria dai loro progenitori; un mondo affascinante e colmo anche di
magia, pur cnel suo aspetto forse un po’ inquietante ma che
tuttavia contribuisce ad accrescere il fascino verso quel fantastico
mondo che noi tutti chiamiamo “Ferrovia”.
Mentre un treno fantasma, senza numero né nome, prosegue la sua
corsa nel buio ...
Ma solo ora, mi accorgo che la notte sta cedendo il passo alla luce,
mentre un primo, timido raggio di sole si va distendendo sulla mia
scrivania, dileguando le nebbie della notte: ritorna la vita, e
mentre un sempre più caldo raggio va sciogliendo le ultime brine,
saluto quelle voci del passato che hanno voluto fin qui
accompagnarmi, narrandomi le loro storie … dando loro un nuovo
appuntamento ad un’altra
sera, per una nuova pagina di fatti ancora
sconosciuti, vissuti tra antichi binari.
Per questo articolo siamo
ricorsi esclusivamente ad immagini d’epoca
provenienti da dipinti o incisioni ed a foto, più o meno recenti.
Quanti avessero storie o fatti da riferire in merito a presenze
od eventi paranormali avvenuti lungo le ferrovie del nostro Paese,
potranno comunicarcelo scrivendo al seguente indirizzo di posta
elettronica:
maurizio.panconesi@alice.it
|