Il messaggio laconico mi aveva avvertito di
trovarmi alle ore 16.30 di quel giovedì all’ingresso del deposito
locomotive di Chambery, graziosa cittadina francese posta sull’asse
ferroviario Modane-Lyon. Fortunatamente era scritto in ottimo
italiano; se non altro non avrei potuto dubitare di aver ben
compreso. Così ora la mia piccola vettura a noleggio si trovava, troppo onore, parcheggiata su quello stallo dove
campeggiava la scritta “Riservato alla SNCF”. E noi con lei, eravamo in attesa di qualcuno di cui conoscevo
solo il nome e cognome. In quei minuti che mi separavano dallo
scoccare dell’ora X, ripercorsi con la mente la mia carriera di
amico delle ferrovie. C’erano voluti trent’anni, neanche molti, per
passare da illustre sconosciuto con la smania dei treni abbonato
alla “Voce della rotaia”, ad invitato alla visita di un deposito
addirittura francese.
Tutto questo percorso era stato consumato grazie
al Clamfer ed ai tanti amici feramatori di cui mi ero saputo
circondare godendo con modestia del loro rapporto. “Last but not least” il sito del Club, che aveva senza dubbio velocizzato questo
iter.
Le mie silenziose riflessioni furono interrotte
dalla voce di mia moglie la quale, interpretando una certa ansia
nell’attesa, tagliò corto rassicurandomi circa la serietà e
puntualità dei cosiddetti cugini d’oltralpe.
Ma perché proprio Chambery? Qualche tempo prima,
ma neanche molto, avevo saputo che il locale deposito aveva, come
fiore all’occhiello, una rotonda di dimensioni notevoli annoverata
nel patrimonio dei monumenti storici. Qualche foto sul web, poi, aveva
suscitato il mio desiderio di una visita pur rendendomi conto della
sua difficile realizzazione. Non posso negare che qualche minuto
prima e per pura casualità, ci eravamo messi a sgranocchiare un
sandwich proprio dall’altro lato del piazzale, godendo di una prima
vista di quella bella torta alla nocciola dove il lucernaio faceva
immaginare la proverbiale ciliegina.
La Rotonda vista dalla strada nazionale in tutta la sua imponenza.
Erano passati alcuni minuti dall’orario convenuto,
quando vidi spuntare in fondo al viale di accesso un giovanotto che
mi sembrò, sin dalla prima occhiata, dimostrare simpatia e
comunicativa. Indossava un gilet antinfortunistico e ne recava due
sul braccio per il nostro personale uso. Sul dorso era marcato
APMFS (Associazione per preservare il materiale ferroviario
savoiardo). Alla nostra piccola comitiva si aggiunse subito il
decano del loro Club, Pierre, ferroviere in pensione che aveva
guidato un poco tutto del parco SNCF. Ritenni opportuno fare subito una foto. Ciò mi
serviva anche per documentare l’escamotage adottato
dall’Associazione, per rendere indipendente la zona APMFS da quella
operativa delle ferrovie. Si tratta in sostanza di una transenna
fissa che all’occorrenza viene aperta con l’ausilio di due sbarre e
consente l’accesso ai visitatori che vi possono entrare senza
interferire con la zona “traveaux”. Bisogna dire che l’Associazione
è ospitata nel deposito e pertanto c’è l’impegno di non disturbare
le operazioni ferroviarie anche per non cagionare incidenti. Compresi
subito che non ero stato interessato a questo percorso obbligato per
cui mi sentii ancora più privilegiato.
Gennaro Fiorentino tra gli
ospiti. Alle spalle sbarre e transenne per instradare i visitatori.
Era il tempo di entrare nel “tempio” attraverso
una porticina che dava sul settore (quattro binari su 36) riservato
a questi volenterosi e stoici appassionati. Prima di inoltrarmi
nella descrizione specifica dei cimeli APMFS, ritengo dover dare
delle notizie circa la struttura della “Rotonde”.
Essa, con il suo diametro di 110 metri e con 36
binari in grado di accogliere 72 macchine, si può
considerare la più grande che sia mai stata costruita. La sua
singolare particolarità consiste nella sua cupola metallica
costruita con la tecnica dell’ingegnere Gustave Eiffel, nelle
officine Magnard de Fourchambault.
Fu costruita negli anni tra il 1906 ed il 1910. In
prospettiva del suo centenario e, considerando che la struttura
metallica connessa con una sofisticata boiserie dava segni di
cedimento, se ne propose il restauro. Con una sinergia finanziaria
che coinvolse le Ferrovie, il Comune e la Prefettura, se ne
intraprese il laborioso ripristino. Esso fu felicemente portato a
termine in occasione del giubileo del 2010. Il rifacimento impegnò in
particolare operai specializzati in rivettaggio, mestiere pressoché
scomparso.
Panoramica dell’interno della Rotonda.
Il tetto recentemente restaurato con l’incredibile groviglio di
acciaio e legno.
Passati gli interminabili momenti dell’ammirazione
di questa straordinaria opera, prestai la massima attenzione alle
informazioni circa i cinque mezzi occupanti i quattro binari del
settore Club.
Si tratta di alcuni locomotori, una carrozza ed un
locomotore da manovra. Quest’ultimo in realtà non è mai appartenuto
alla SNCF. E’ infatti una tipica “boite au sel” del 1927. Fu
costruita in quest’anno dalle industrie Meccaniche Alsaziane di Belfort e
destinata a manovre di carri presso un cementificio.
La locomotiva 2CC2 3402 risale invece al
1929, quando la compagnia PLM ordinò all’industria svizzera Oerlikon
quattro di queste potenti macchine definite mostruose per la loro
lunghezza di quasi 24 m. ed una potenza di quasi 3000 kW. Erano
equipaggiate con 6 motori alimentati a 1500 volt c.c. captabile con
terza rotaia (pantografo negli ultimi anni di servizio). Operavano
sulle acclivi strade della Maurienne (Modane) fornendo un servizio
efficiente ed affidabile. Furono radiate solo nel 1974. Gli
operatori dell’APMFS sono riusciti nel 2008 a rimetterla sotto
corrente.
Come mi è stato spiegato, attualmente tutto il lavoro
estetico è stato completato (e si vede), mentre quello tecnico
consiste ancora nella rimozione di un motore affetto da
insormontabili problemi che rischiano di infettare anche gli altri
cinque. Poiché l’Associazione intende farla muovere con i propri
mezzi in un prossimo futuro, ecco il fine di questa inusitata
“estirpazione”.
Panoramica con i gioielli di famiglia: al centro il loco “boite à
sel”.
Il locomotore 2CC2 3402: si noti la porticina su quella sorta di
terrazzino per l’accesso in cabina.
Adiacente si trova una vettura passeggeri
sperimentale metallica ed a rivetti. Rappresenta un esperimento
dell’ufficio studi OCEM della SNCF per la realizzazione di una delle
prime vetture in tal guisa che avrebbero sostituito, nel tempo,
quelle costruite con ampio impiego di legno. Il prototipo era
costituito da tre scompartimenti di prima classe e cinque di seconda. I
volontari dell’Associazione stanno operando sugli scompartimenti
avendone già pressoché completato uno di prima.
Uno scompartimento di prima classe della carrozza in restauro, quasi
ultimato.
E’ davvero un vanto della collezione ospitare il
locomotore CC 20001 dalle sembianze che ricordano quelle di un
locomotore svizzero, e non per caso. Esso infatti fu
costruito nel 1950 in Svizzera tra gli stabilimenti SLM per la
carrozzeria e la Oerlikon per l’equipaggiamento e la motorizzazione.
Esso costituisce il primo esemplare di una piccola serie
sperimentale monofase a 50 Hz. Pervenne proprio a Chambery il 9
Settembre 1950 e subito sottoposto ad una serie di esperimenti che
risultarono piuttosto incoraggianti.
Il locomotore sperimentale franco-svizzero.
Le sue singolari caratteristiche che lo rendevano
idoneo, pur con prestazioni diverse, a viaggiare sotto una catenaria
a 20 kV o 1,5 kV, consentirono di farne un banco di prova molto
promettente durante il suo servizio ordinario. Nel 1956 la SNCF
decise così di ordinare all’industria svizzera Oerlikon la
costruzione di una piccola serie di nove esemplari (25001-25009)
che, pur con qualche variazione suggerita dall’esperimento sul
campo, risultarono identici allo storico prototipo. Questo fu
ritirato dal servizio nel 1980 e dopo un degradante vagabondare tra
vari depositi, approdò presso il ricovero dell’Associazione
Savoiarda dopo aver percorso in esercizio quasi 2 milioni e mezzo di
chilometri.
L’ultima macchina da osservare è la CC 6558 appartenuta a quella serie di oltre una settantina di esemplari e
definita la regina delle locomotive. Esse vestirono varie livree:
questa verde con una banda bianca era tipica della regione nella
quale ci troviamo ossia la Maurienne. Furono costruite tra il 1969
ed il 1975 e destinate a servizi di prestigio come consentivano le
loro prestazioni.
Il locomotore 6558 impiegato sovente per sortite domenicali.
La mia emozionante ed indimenticabile visita si
poteva dire conclusa. Ma essa doveva riservare un piccolo finale a
sorpresa. Infatti le mie prestigiose guide volevano farmi vedere
ancora qualcosa. Aprirono così il cancelletto che separa il settore
Club da quello Sncf, conducendomi a vedere e per concludere
degnamente la visita, il loro atelier posto in un angolo della
Rotonda. Questo mi ha consentito di poggiare i miei piedi sul
settore SNCF, vero e proprio. Nel laboratorio erano in corso di
restauro due macchine: la CC 7102 locomotore ed una piccola macchina
da manovra quasi finita.
Il locomotore CC 7102 oggetto di una profonda opera di rimessa in
servizio nell’atelier dell’associazione.
Si era fatta proprio l’ora di andare. Guadagnai
l’uscita passando per l’officina SNCF, altro momento di emozione.
Sull’uscio non seppi
trovare ulteriori parole per ringraziarli di quanto avevano fatto
per me. Spero che abbiano capito l’infinito piacere che mi
suscitò quella visita.
Restituiamo i gilet, stringiamo le mani con
vigore. Massimo fa in tempo a dirmi che hanno anche un altro
deposito nella stazione di Amberieu dove hanno altre “cose”.
Ci andiamo? Grazie davvero,
Massimo; magari la prossima volta … se ci sarà.
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