Testo e foto di Gennaro Fiorentino |
Non lo nego. La tentazione di considerare il “Minimetro” di Perugia, una giostra, è stata davvero forte. D’altro canto, non penso che la mia dialettica sarebbe riuscita a spiegare ai bravi ingegneri che l’hanno concepito, che la mia definizione sarebbe stata tutt’altro che riduttiva. Anzi. Ma dove lo trovate un innovativo mezzo di trasporto che oltre a condurvi con precisione, velocità e sicurezza, riesca anche a suscitarvi quello stato di divertimento e godimento che riescono a darvi certe giostre? Ritengo dunque che la fiducia riposta nell’azienda altoatesina Leitner, che per la prima volta costruiva questo sistema di trasporto collettivo, sia stata più che ben riposta. Comunque al di là della mia suggestiva definizione, il Minimetro di Perugia davvero si è dimostrato un eccellente mezzo per risolvere gran parte dei problemi di traffico e dunque della mobilità del capoluogo umbro; e ciò è davvero quello che conta al di là delle emozioni che esso può suscitare. Il Minimetro appartiene alla classe dei mezzi di trasporto in comune definiti “ettometrici” ossia che espletano il loro servizio su distanze relativamente ridotte, anche se oltre i 100 metri cui farebbe pensare la definizione. Possono essere di diritto inseriti in questa categoria i people mover, le scale mobili, gli ascensori urbani, i tapis roulant. Tuttavia questa classifica non deve minimizzare il concetto della loro utilità e non di meno di quello di Perugia. Come vedremo meglio, proprio le dimensioni della cittadina medioevale e la conformazione della sua orografia, ne hanno esaltato invece le sue qualità peculiari.
La piantina, meglio di ogni descrizione, rende un’idea immediata del tracciato. Il progetto dell’impianto o perlomeno l’intenzione, risalgono al 1998, mentre la sua inaugurazione al Gennaio 2008, quindi esattamente 10 anni dopo della sua virtuale messa in cantiere. Sono stati dieci anni idealmente divisi in due tranche. Nella prima si è sviluppata sia la discussione circa la scelta del sistema che potesse adattarsi ai caratteri della città; sia la ricerca dei finanziamenti e degl’immaginabili risvolti dell’iter burocratico. Nell’ambito di questa fase è annoverabile la svolta nell’adozione dell’innovativo sistema Leitner, attiva firma altoatesina specializzata nella costruzione di impianti a fune. Merita una menzione, anche la fondamentale partecipazione al lavoro progettuale dell’architetto francese Jean Nouvel, che ha conferito all’opera un insostituibile e prezioso dettaglio tecnico e soprattutto estetico. Nei successivi cinque anni c’è stata invece la vera e propria realizzazione del tracciato nonché delle connesse opere civili. |
Il Minimetro si sviluppa per km 3,027 dalla stazione terminale a valle di Pian di Massiano fino a quella terminale di Pincetto a pochi passi, in pratica, dal centrale Corso Vannucchi. L’acclività conseguita è di circa metri 160. Il costo complessivo dell’opera è ammontato a € 98 milioni, con uno scostamento, direi fisiologico dal preventivo iniziale, di circa 75 milioni di euro.
Una vettura lascia un tunnel. È difficile dare un’ermetica definizione della tecnica del Minimetro trovandosi a metà strada tra una funicolare ed una cabinovia. Vediamola in dettaglio. Il sistema è considerato privo di ogni genere di elettrificazione; in sostanza esso viene espletato dalle 25 vetturette che sono agganciate ad un cavo dalla lunghezza di circa 6100 metri ossia pressoché il doppio dell’intero percorso, e dal diametro di mm 34. Questo gira senza soluzione di continuità, intorno ad un argano posto a monte nella sala macchine della stazione di Pincetto, ad una velocità costante di 7 mt al secondo (circa 25 hm/h). Il motore che muove l’argano, e stavolta si può dire con l’impiego di energia elettrica, sviluppa una potenza di kw 1100. Le vetture sono ammorsate al cavo e procedono su binari paralleli di profilo standard IPE, condotte da ruote gommate verticali ed orizzontali con funzione di guida laterale e portanti. In corrispondenza delle fermate, un sistema automatico costituito da ulteriori ruote/guida, facenti parte della struttura della fermata, provvede a rallentare, sganciare ed arrestare la vettura che così effettua la fermata. Una volta che i passeggeri siano discesi e saliti, viene ripristinato l’agganciamento con una procedura uguale ma inversa alla precedente e la vettura può riprendere la sua marcia. Com’è immaginabile, ai terminali opposti, sempre in completo automatismo, una piattaforma girevole provvede a girare le cabine. Tutto quanto descritto si muove senza l’assistenza di operatori.
Particolare dei binari e dello scorrimento della fune di trazione. Nel suo massimo espletamento, ci sono come detto le 25 vetture che marciano (due sono di riserva). Tuttavia il sistema consente di ridurre questo numero nei periodi di morbida. In tal caso la cadenza del passaggio aumenta da meno di un minuto fino a due minuti. Le vetturette hanno un accattivante design vagamente somigliante a quelle delle cabinovie alpine, sono lunghe poco più di 5 metri ed hanno una capacità di 50 passeggeri con 8 posti a sedere. Non sono accompagnate da alcun conducente, né tanto meno è riscontrabile alcuna presenza di personale alle fermate. Tutto avviene assistito da facili indicazioni per l’utenza, nonché da una capillare videosorveglianza. L’impianto controllato dal sistema ATC (Automatic Train Control) con elevati standard di sicurezza, assicura un transito fino a 3000 p/h dir. Tutto avviene in completa sicurezza essendosi prevenuto con accorgimenti, ogni imprevisto. Oltre alle stazioni terminali, peraltro già citate, l’itinerario annovera 5 stazioni di transito di cui alcune all’aperto ed alcune al chiuso. Tra queste risulta di particolare utilità quella di Fontivegge, che consente l’interscambio con la stazione di Perugia RFI. La loro localizzazione rispecchia il tracciato generale che appunto procede parte all’aperto (segmento a valle) e parte nel traforo (segmento a monte). Questa scelta è stata dettata dall’intuibile esigenza di ridurre al minimo l’impatto visivo man mano che ci si avvicina al centro cittadino; parliamo di un contesto artistico medioevale di grande delicatezza. In ciò sicuramente Jean Nouvel ed il suo staff, hanno lavorato molto bene, proponendo soluzioni che non suscitassero interferenze “cacofoniche” con il monumentale ambiente cittadino.
Una vettura lascia il terminal a valle di Pian di Massiano, e ...
... lo stesso tratto visto dalla cabina. La stazione a valle chiamata Pian di Massiano, appare al contrario piuttosto visibile; anzi con i suoi negozi e bar aggregati all’edificio principale costituisce un polo commerciale di rilevante interesse. Ma parliamo di un quartiere moderno in via di ulteriore urbanizzazione con il vicino stadio, il palazzetto dello sport, un deposito di autobus, palazzi residenziali, ampio parcheggio. Quest’ultima area, malgrado sia spesso occupata dal mercato settimanale e da altri eventi occasionali, riesce comunque ad assicurare la sosta a quanti usufruiscono dell’interscambio con il Minimetro. Tutto l’ambito è da sempre occupato da verde pubblico o in via di ulteriore inserimento di piantagioni arboree. L’autostrada non è lontana e questo terminal vi è chiaramente indicato, in modo da poterlo facilmente raggiungere in auto. A proposito dei residenti nei palazzi posti accanto al tracciato, essi furono proprio scontenti quando si inaugurò il Minimetro. Infatti denunziarono un alto indice di inquinamento acustico. S’immagini che la fune, durante tutto l’esercizio, per sua natura, gira di continuo producendo un fastidioso e continuo sibilo. Ma opportuni accorgimenti di attenuazione adottati ben presto dai tecnici, lenirono le loro pene. Per quanto riguarda la stazione terminale a monte (Pincetto), essa è localizzata nel cuore della collina. Per raggiungere il centro con Piazza Matteotti e corso Vannucchi, è in funzione un efficiente ascensore verticale. Davanti ad essa si prospetta una terrazza panoramica ed in pratica, un burrone. Perciò l’ulteriore estensione della linea, sollecitata dal notevole gradimento della prima linea in termini di efficienza e frequenza, potrà avere uno sviluppo trasversale, ma non longitudinale, che servirà a collegare Monteluce con la stazione Sant’Anna della compagnia ferroviaria MUA. A questo punto mi sono chiesto se un giorno, una volta realizzato il nuovo segmento, per passare dalla linea 1 alla 2, a Pincetto si dovrà cambiare vettura, oppure i geniali ingegneri della Leitner inventeranno un’altra diavoleria facendo ruotare le cabine di 180° per farle ritrovare sulla linea 2. Se così fosse la mia definizione del Minimetro come una grande, divertente ed efficiente giostra, riceverà un ulteriore conforto. |
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