Quando leggerete queste note, da poco
sarà iniziato l’utilizzo commerciale del nuovo
tunnel del San Gottardo benché inaugurato sin
dallo scorso mese di Giugno. Slittarne l’impiego
di qualche mese, è servito sia per una
definitiva messa a punto del sistema, sia per
far coincidere il transito regolare dei treni
con il cambio orario (11 Dicembre 2016). Ed in
fatto di cronoprogrammi, è notorio che gli
Svizzeri sono rigorosi maestri.
Questo nuovo traforo al
servizio non solo della nazione che lo accoglie
e che ne ha curato la costruzione, identificato
come il “tunnel dei record”, prende posto nella
lista ideale delle grandi opere definibili,
nelle varie epoche, progressi dell’umanità. In
questo ideale elenco sono annoverabili per
esempio e per rimanere nel campo dei trasporti
ferroviari: il Frejus, il Sempione, la
Porrettana, il (vecchio) San Gottardo, la Grande
Galleria dell’Appennino, il Tunnel sotto la
Manica, le linee TAV (in Francia, in Italia ed
in Germania).
Ovviamente il piccolo elenco
non è esaustivo. Con il nome San Gottardo si
considera sia il Massiccio omonimo che fa parte
delle Alpi Lepontine e che trova il suo vertice
nel Pizzo Rotondo a m 3.192, sia il Passo
omonimo posto a m 2.106. Questo, pur risalendo
al periodo medioevale, beneficiò solo nel 1700
di importanti migliorie nel tracciato che lo
resero ragionevolmente praticabile ai carri
ippotrainati. Dal Massiccio nascono quattro
fiumi: il Rodano, un affluente del Reno, il
Ticino (affluente del Po) e la Reuss che
sfociano rispettivamente nel Mediterraneo o nel
Mar del Nord. Questa distinzione di bacini
idrografici insieme all’aspetto che il San
Gottardo insiste su ben quattro cantoni svizzeri
spiegano la definizione avuta da sempre di “Via
delle genti”.
Spero che le mie parole
abbiano fatto percepire il suo valore di
complesso orografico notevole, ma anche la
funzione di divisione fisica più che simbolica,
tra mondo mediterraneo e mondo della mittel
Europa.
Di una galleria ferroviaria
che potesse “domare” la montagna si incominciò a
parlare nel 1860 quando l’Europa era
attraversata dalla febbre delle strade ferrate.
Purtroppo l’impresa incontrava non poche
perplessità a livello progettuale, considerando
che le tecniche di perforazione dei monti erano
ad uno stadio ancora primitivo. Dobbiamo dire
però, che il Gottardo era stato preceduto dal
Semmering, dal Frejus e dal Brennero, opere che
per caratteristiche gli potevano somigliare. Nel
1869 le idee, i sogni e le proposte, si
concretizzarono nella fondazione della
“Compagnia del Gottardo” promossa da un potente
banchiere di Zurigo, Alfred Escher.
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Le nazioni italiana e tedesca
parteciparono con 45 milioni di franchi la prima
e 20 milioni la seconda. Era stato chiaro fin da
subito che il passaggio del Gottardo non era
solo una faccenda svizzera, ma interessava anche
gli altri due stati che ne avrebbero tratto
immensi tornaconti dall’intuibile incremento dei
traffici. Intanto il banchiere intervenne con
ulteriori 20 milioni di franchi cui si
aggiunsero i 102 sottoscritti da gruppi
finanziari tedeschi. L’impresa
appaltatrice fu la ginevrina Favre che ivi
sperimentò nuovi innovativi sistemi di
perforazione. Man mano che i lavori procedevano
con incredibili difficoltà, il banchiere fu
estromesso dal gruppo mentre l’ingegnere Favre
non riuscì a vedere la fine dell’opera, avendo
trovato la morte anzitempo. Il traforo
ferroviario del San Gottardo era stato concepito
per intuizione del tecnico ticinese Lucchini il
cui progetto, pur con immaginabili adattamenti,
fu quello che poi venne realizzato. Punta di
diamante era costituito dal vero e proprio
traforo della lunghezza di 15 chilometri e posto
ad un’altezza di 1.151 s.l.m. Quest’altezza è
raggiunta da una serie di rampe sia sul versante
ticinese (Airolo), sia sul versante del canton
tedesco (Goschenen).
Manifesto
pubblicitario
del 1894 della
Ferrovia del
Gottardo.
(cartolina
coll. A. Gamboni) |
L’immagine della chiesa
di Wassen che in più riprese, viene avviluppata
dalla strada ferrata, permette al passeggero di
apprezzare l’ascesa elicoidale del tracciato.
Una moderna veduta del sistema San Gottardo
in prospettiva la chiesa di Wassen (autore David
Gabbler). Il traforo fu
inaugurato nel 1882 con esercizio ad un solo
binario e con alimentazione a vapore. Ma quasi
subito fu raddoppiato e stesso trattamento
ricevettero le rampe, anche se dopo 10 anni
dall’apertura.
I valenti costruttori avevano
da subito predisposto le opere d’arte per tale
eventualità. L’elettrificazione arrivò solo nel
1922 come effetto delle serie carenze di carbone
ereditate dai fatti della prima guerra mondiale.
Ingresso del tunnel vero e proprio (versante
Nord Goeschnen) con l’anno di inaugurazione
(autore Kecko).
Coccodrillo matricola 13254 presenza fissa
sulle rampe del Gottardo elettrificato.
I lavori erano durati 10 anni immolando anche
ben 200 vittime in gran parte di nazionalità
italiana; una cifra che appare anche modesta
pensando alle bestiali condizioni in cui furono
costrette ad operare le eroiche maestranze.
L’ardita ferrovia ha svolto in tutti questi anni
un servizio ineccepibile ed insostituibile. In
concomitanza con lo sviluppo della
motorizzazione privata, e prima dell’apertura
del tunnel autostradale (1980), preziosa è stata
altresì la funzione di traghettamento di auto
private con i caratteristici carri tipo gondola.
Ciò avveniva in ispecie d’inverno quando il
passo carrozzabile era chiuso per molteplici
mesi.
Una dimostrazione museale con veicoli
d’epoca di un carro per trasporto auto.
Mentre da un lato il trasporto passeggeri in
forte espansione, reclamava nuove modalità
ispirate oltre che al confort, anche
all’alta velocità, dall’altro lato anche il
trasporto su gomma conseguiva risultati da
record avvalendosi delle autostrade e, pertanto,
del tunnel autostradale del San Gottardo. Le
cifre a livelli di saturazione non offrivano per
niente motivo di compiacimento, ma direi
piuttosto di inquietudine del tutto
incompatibili con l’etica svizzera diffusa di
protezione dell’ambiente. Ormai l’opinione
pubblica, pur consapevole della funzione
inalienabile della Svizzera come cerniera tra
Nord e Sud, riteneva si dovessero trovare
alternative moderne ed ecologiche. Ecco perché
al referendum popolare del 1992 in cui si
chiedeva l’opinione ad aprire una nuova strada
ferrata, ben il 64 per cento degli elettori
approvò il progetto Alp Transit.
La costruzione del tunnel
iniziò nel 1996 e la perforazione terminò il 15
ottobre 2010. Complessi lavori di attrezzaggio
ed impiantistica ne hanno consentito
l’inaugurazione il 5 Giugno 2016 ed il completo
esercizio, come detto, all’11 dicembre dello
stesso anno. Il costo totale è stato valutato in
9,8 miliardi di franchi svizzeri.
Per molti anni, risalendo in
autostrada la valle del Ticino presso Bodio,
sono apparse le complesse strutture del cantiere
facendo percepire agli osservatori che si stesse
costruendo un’opera ciclopica. Ecco perché il
nuovo San Gottardo è stato definito il tunnel
dei record.
Vediamone le caratteristiche
salienti. Consta di due canne affiancate della
lunghezza rispettiva di km. 57,017 la
occidentale e km. 57,104 la orientale. Come tale
è al momento la galleria ferroviaria più lunga
del mondo. È capace di una capacità di transito
di 200/250 treni al giorno. È elettrificato a 15
kV, 16,7 Hz. Il punto di copertura massima è
posto a metri 2.300 (presso il Pitz Vagira),
altro record. Furono scavate 28.200.000
tonnellate di roccia impiegando 4 frese di
costruzione tedesca (TBM) della lunghezza di 440
metri ciascuna con un peso di 3000 tonnellate;
due da nord verso sud e due viceversa. Queste
ultime sono state soprannominate Heidi e Sissi.
Durante i lavori 9 operai sono deceduti, una
cifra che di certo suscita rammarico ma che ci
porta a fare un impietoso paragone con le 200
vittime del primo tunnel. Le due canne sono
collegate da tunnel trasversali e vie di fuga
che portano il totale dello scavato a circa km
150. Molta cura ed attenzione è stata riservata
all’impiantistica dovendosi considerare aspetti
legati alla sicurezza non disgiunti dalle
condizioni estreme ambientali. Basti pensare che
la temperatura all’interno supera sovente i 45°.
Non si devono altresì dimenticare i sedimenti in
termini di inquinamento rilasciati dall’utilizzo
dei freni e degli striscianti sotto la
catenaria. Dopo un periodo di esercizio per così
dire di rodaggio, i convogli potranno viaggiare
a 250 km/h i passeggeri e 160 km/h quelli merci.
È stato elaborato un complesso piano di
esercizio che, pur tenendo conto dell’esigenza
che il traffico non subisca rallentamenti o
addirittura arresti, armonizza in maniera sicura
ed efficiente il transito dei convogli
passeggeri con quelli merci. L’esercizio tiene
conto delle rispettive velocità di crociera con
la possibilità di punti prestabiliti di
precedenza: tutto in maniera sicura e precisa,
insomma con la proverbiale puntualità svizzera.
La cabina di regia consta di due cosiddetti
periscopi (posti di comando) di cui uno posto a
Nord a Ryanacht e l’altro a sud in località
Pollegio.
Posto di controllo (periscopio) a Pellagio
(autore Nac). È
prevedibile che la nuova ferrovia sarà impiegata
massicciamente per traghettare i tir
contribuendo in maniera significativa al
contenimento dei tassi di inquinamento. Perciò
saranno utilizzati i noti carri a tasca idonei
per tale tipo di traffico. Allora possiamo dire
che l’Europa è più corta? Diciamolo pure, ma in
un prossimo futuro sarà fatto un altro passo
avanti per renderla ancora più vicina. Sarà
quando anche il Monteceneri (nel canton Ticino)
sarà forato permettendo un’ulteriore speditezza
ai traffici ferroviari da/per il Nord. L’anno
2016 è stato dunque quello decisivo per la messa
in servizio del traforo: a giugno
l’inaugurazione ed a dicembre l’inizio del
lavoro effettivo. Per l’occasione il Museo dei
trasporti di Lucerna, orgoglio svizzero, ha
dedicato all’evento una mostra straordinaria che
ha esposto ai visitatori i numeri e la funzione
della grandiosa opera. Già all’ingresso del
Museo, troneggiava la fresa Sissi che con un
gioco di prospettiva e l’ausilio di una
gigantografia dava l’idea del tunnel.
Il tunnel in sintesi si poteva altresì
apprezzare nel cortile del Museo dove ne era
stato posto un simulacro.
Fresa TBM Sissi: una gigantografia aiuta
l’illusione della presenza del tunnel.
Simulacro del tunnel posto al centro del
cortile del Museo. Una
magnifica carrozza postale con un tiro a cinque
cavalli, prestito del Museo di Berna,
testimoniava l’antico ed avventuroso modo di
viaggiare sul Passo prima dell’arrivo della
ferrovia.
Splendida carrozza a memoria dei tempi
avventurosi di valico del passo.
Nella grande sala dei treni era stata poi eretta
la proiezione grafica della
silhouette del Massiccio dove veniva
rappresentata la sezione del tunnel con i
diversi materiali geologici incontrati ed
interpretati con una esemplificazione colorata,
pertanto di immediata comprensione e visibilità.
Mostra esemplificativa dell’andamento del
tunnel con l’esposizione dei minerali
incontrati. Non mancava
l’esposizione dei numeri che, pur nella loro
freddezza, davano certamente la misura di ciò
che si era fatto. Infine ad orari prestabiliti
veniva aperta a disposizione dei visitatori una
postazione di realtà virtuale, il nuovo sistema
di comunicazione che rappresenta la nuova
frontiera dell’immaginario. Una volta indossati
i particolari occhiali elettronici, si poteva
entrare in prima persona nel cantiere di scavo.
Un’opportuna colonna sonora, fatta di musiche e
suoni, contribuiva a dare più che un’illusione
di trovarsi davvero al cospetto delle frese. Non
mancava un richiamo turistico con il messaggio
che il tunnel avrebbe facilitato i contatti fra
Nord e Sud consentendo in poche ore di arrivare
a Lugano. All’uopo il visitatore si poteva
affacciare su una splendida terrazza
prospiciente il lago di Lugano che, anche se
riprodotta con la realtà virtuale, era
espressione di una fotografia, dove venivano
servite specialità ticinesi poste su un
invitante quanto realistico tagliere. E questa è
stata un’autentica tortura, considerando che il
vostro relatore l’ha vissuta ad ora di pranzo.
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