Il protagonista di queste note è un
treno che per oltre settant’anni ha viaggiato
sulle nostre strade ferrate dandoci non poche
soddisfazioni; più volte ristrutturato, infine
modificato affinché potesse rimanere sempre a
passo coi tempi e le esigenze dei viaggiatori.
Parliamo dell’ETR 200. Nel 1936, epoca in cui la
maggior parte dei treni era ancora a vapore,
quello che possiamo definire il progenitore dei
treni italiani ad Alta Velocità a potenza
distribuita dimostrò nei fatti la possibilità
per un convoglio elettrico di viaggiare a 200
km/h. Il progetto innovativo con il frontale
spiccatamente aerodinamico e l’elevato comfort
interno, fecero di questo elettrotreno il fiore
all’occhiello delle ferrovie italiane; tanto
che, in occasione del centenario delle Ferrovie
dello Stato, le Poste Italiane emisero una serie
di francobolli commemorativi che ritraevano la
storica Bayard accanto all’ETR 200.
Locomotiva replica della "Bayard" alla
stazione di Napoli (foto FS),
e francobollo commemorativo del 1939 (coll.
A. Gamboni), Come noto,
l’elettrificazione delle ferrovie italiane
risale all’inizio del secolo scorso con
l’impiego della corrente alternata trifase; solo
successivamente si scelse di cambiare a favore
della corrente continua, ma con non poche
resistenze. Così nel 1928, finalmente, l’Ufficio
Studi del Servizio Materiale e Trazione della
FS, organismo ufficiale che dettava le norme che
dovevano seguire i costruttori, stabilì il nuovo
standard tecnico ancora oggi vigente sulla rete.
Il passaggio dalla trifase alla corrente
continua significò la contemporanea entrata in
scena, in rapida successione, di nuovi treni con
caratteristiche adeguate al nuovo sistema di
trazione. Nel frattempo, nel 1934, fu inaugurata
la “direttissima” Bologna-Firenze, una nuova
linea di concezione decisamente moderna, a
doppio binario ed elettrificata in corrente
continua, comprendente anche la Grande Galleria
dell’Appennino, lunga ben 18,5 km.
Su questa tratta le FS
richiesero appositamente macchine di grandi
prestazioni. A tale scopo, nel 1934 furono
commissionati all’industria italiana Ernesto
Breda sei elettrotreni denominati ETR 200. Lo
sviluppo del progetto si basava su tecnologie
innovative come le carenature aerodinamiche,
acciai speciali, allestimenti di lusso ed aria
condizionata. Il frontale, noto come “muso a
testa di vipera”, era realizzato dall’unione di
una superficie triangolare molto spiovente in
avanti che scendeva dal tetto con un
restringimento ovoidale in punta.
Foto di fabbrica dei primi elettrotreni
della serie ETR 200 (Foto Archivio Breda).
Locandina pubblicitaria dell'elettrotreno Breda
e "Itinerario FS n. 8" (coll. A. Gamboni).
Il profilo, sviluppato dall’architetto Giuseppe
Pagano, venne sperimentato nella galleria del
vento del Politecnico di Torino. L’11 giugno
1936, nella stazione di Roma-Termini, fu
presentato alla stampa internazionale l’ETR 201.
L’elettrotreno, nello stesso giorno, viaggiò da
Roma-Termini a Napoli-Mergellina ad oltre 130
km/h raggiungendo la velocità massima di 175
km/h tra Roma e Formia. Un primato per quei
tempi. I primi sei elettrotreni (con numerazione
da 201 a 206) furono consegnati alle FS verso la
fine del 1936 ed assegnati al Deposito
Locomotive di Bologna.
La leggenda dell’Elettrotreno
ad Alta Velocità aveva inizio.
I convogli erano composti da
due carrozze con cabina di guida e da una
intermedia, il tutto montato su quattro carrelli
con carenatura integrale e protezioni
aerodinamiche sugli snodi posti alla stessa
distanza tra loro. La capienza totale dei
passeggeri era di 94 posti a sedere così
distribuiti: la carrozza anteriore conteneva la
cucina e 35 posti di 2a classe, la
carrozza intermedia 35 posti di 1a classe, la
carrozza posteriore 24 posti di 2a
classe, scompartimento postale e bagagliaio. I
risultati raggiunti, furono molti soddisfacenti,
ad eccezione di qualche inconveniente di natura
tecnica, risolto in fase di collaudo.
Gli ETR entrarono
ufficialmente in servizio nel mese di maggio
1937 sulla tratta Bologna-Roma-Napoli.
ETR 200 ripreso in corsa sulla linea
"Direttissima" tra Prato e Vernio (coll. A.
Gamboni). Grazie a questi
risultati le FS commissionarono alla Ernesto
Breda una seconda serie di otto elettrotreni
(numerati 207-214) sui quali vennero applicate
tutte le migliorie maturate con la prima serie
(modifiche sia meccaniche che strutturali). Dal
punto di vista meccanico vennero modificati i
carrelli, furono irrobustite le sospensioni con
una coppia di molle ad elica per ciascuna ruota,
e modificati i pantografi che davano problemi di
contatto sopra i 130 km/h. Le variazioni più
visibili riguardarono la sistemazione interna
dei diversi scompartimenti: tutti i servizi,
tranne le ritirate, furono concentrati nella
terza carrozza. Tali cambiamenti fecero si che
la capienza complessiva dei passeggeri fu di 100
posti a sedere e tutti di prima classe. Furono
anche modificati la diffusione dell’aria
condizionata e l’impianto di illuminazione
interna. Questa seconda serie di ulteriori otto
convogli fu consegnata alla fine del 1938 e
messa in servizio tra il novembre dello stesso
anno ed il febbraio del 1939.
Profilo e pianta degli ETR da 201 a 206 e da
207 a 214 (coll. A. Gamboni).
Il 25 gennaio 1939 l’ETR 209 venne imbarcato nel
Porto di Genova, sul transatlantico Rex della
Società di navigazione Italia, per essere
esposto alla Fiera Universale di New York.
Durante l’Esposizione, che durò fino al 1940, il
treno italiano destò molto interesse per la sua
leggerezza e le sue caratteristiche, ma non
portò alcun seguito commerciale. Da ricordare
che, già nel 1937, l’ETR 201 era stato esposto
anche alla Mostra Ferroviaria dell’Esposizione
Internazionale di Parigi.
Porto di Genova: l'ETR 209 durante le operazioni
di imbarco sul transatlantico Rex (da sito
internet). I quattordici ETR (prima e
seconda serie) furono assegnati ai Depositi
Locomotive di: Bologna Centrale - Milano
Centrale - Roma San Lorenzo – Livorno per i
collegamenti Milano-Napoli,
Milano-Roma, Roma-Napoli e Roma-Livorno. Nel
giugno del 1940, con l’entrata in guerra
dell’Italia, i servizi rapidi furono ridotti a
vantaggio dei trasporti militari. Per questi
motivi, nel dicembre furono definitivamente
tolti dal servizio e concentrati tutti nel
Deposito Locomotive di Roma San Lorenzo. Stessa
sorte toccò agli ulteriori quattro elettrotreni
precedentemente ordinati, ma consegnati solo
alla fine del 1941. Due di essi, appena
consegnati, furono irreparabilmente distrutti
dai bombardamenti senza essere mai stati in
servizio. Vennero demoliti nel 1946 a fine
conflitto. Terminate le ostilità,
con la mutazione delle condizioni
socio-politiche, gli ETR divennero superflui,
sia per l’armamento danneggiato che non offriva
più i requisiti originari, sia per le esigenze
dei viaggiatori che, dopo cinque anni di guerra
e con molti problemi da risolvere, richiedevano
principalmente un servizio ferroviario più
pratico ed economico. Così nel luglio 1945 fu
avviata, presso le Officine Breda, la
ricostruzione dei 16 convogli rimasti. Purtroppo
i lavori andarono per le lunghe poiché le FS
davano la precedenza alla ristrutturazione del
materiale ordinario. Nel corso del
rinnovamento, diverse furono le modifiche
apportate; fu installata la tromba elettrica, i
pantografi vennero sostituiti con archetto
curvo, i respingenti furono portati da 240 mm a
380 mm e leggermente modificati nella forma. La
livrea fu lievemente variata con l’inserimento
di una fascia rossa fra il castano della
carenatura e l’isabella della cassa. Nel 1946 il
servizio regolare venne ripreso in forma ridotta
con i tre elettrotreni che avevano subito lievi
danni. Durante i lavori di ristrutturazione fu
introdotta una ulteriore modifica atta a
migliorare le prestazioni ed il comfort di
viaggio consistente nell’applicazione di un
nuovo impianto di condizionamento fornito dalla
ditta “Stone”, installato tra il 1953 e il 1956
su quattro esemplari, tra cui l’ETR 204
trasformato e rinumerato successivamente negli
anni ‘60 come ETR 231.
ETR fotografato mentre transita dalla piccola
stazione di San Nicola Arcella (CS) (foto di A.
Gamboni). La presenza del nuovo
condizionamento era molto visibile dall’esterno
poiché i ventilatori di aspirazione dell’aria e
relativi filtri erano stati installati sul tetto
delle carrozze 1 e 2, coperti da una vistosa
“gobba” a cavallo delle due carrozze che rendeva
inconfondibili questi elettrotreni. Le tracce
del nuovo impianto son ben visibili anche nel
sottocassa, con lo spostamento del gruppo
condensatore e dei relativi sportelli.
Le FS si rendono conto che gli
ETR 200, nonostante la ristrutturazione, sono
ormai superati da nuovi treni (ETR 300) e
decidono di trasformarli, avviando un processo
di trasformazione, che durerà tra il 1960 ed il
1966. Lo scopo principale era quello di portare
i vecchi ETR 200 a raggiungere la capacità e le
prestazioni degli ETR 250 “Arlecchino” in quel
periodo in fase di costruzione. La
trasformazione si basava principalmente
sull’inserimento di un quarto elemento,
appoggiato su 2 carrelli indipendenti e da
accoppiarsi alla terza carrozza il cui frontale
aerodinamico sarebbe stato tagliato. Ed ecco le
operazioni: viene troncata una testata ed
aggiunti un intercomunicante ed una
quarta vettura su due carrelli indipendenti;
viene ricolorate la livrea in grigio-nebbia e
verde-magnolia, proprio come nei nuovi mezzi
rapidi delle Ferrovie dello Stato. Inoltre, per
migliorare le prestazioni, che rischiavano di
essere penalizzate dalla maggiore massa, furono
modificati anche il rapporto di trasmissione ed
i circuiti di azionamento dei motori e dei
servizi ausiliari. Tale trasformazione aumentò i
posti a sedere portandoli da 100 a 154 con
“locale bar” come sugli “Arlecchino”: nasce così l’ETR 220:
L'immagine animata mostra le trasformazioni da
ETR 200 ad ETR 220. Nella
loro lunga storia, anche gli ETR 220 subiscono
numerose trasformazioni. Già nel 1965 si decide
di adottare su questi treni gli stessi carrelli
Z 1040 e Zpm 1040 con relativi motori T165 usati
sugli ETR 250 ed ALe 601, per uniformare le
prestazioni. Nascono così gli ETR 220P, dove la
“P” sta per POTENZIATO; in particolare, gli
ultimi due ETR trasformati furono rimessi in
esercizio direttamente come ETR 220P. Altri nove
già trasformati saranno potenziati tra il 1966
ed il 1969. Dal 1970, con l’avvio dei servizi di
alta velocità, inizialmente sulla Roma-Napoli,
sei ETR 220 affiancarono gli ETR 250 e 300 nelle
corse a 180 km/h, denominati ETR 220 AV.
Per
raggiungere queste prestazioni, oltre ai nuovi
carrelli, furono installati la frenatura
elettrica e il rapporto di trasmissione 38/46.
In questo decennio gli ETR 220 cambiarono anche
esteticamente. L’aspetto fu modificato con
l’inserimento, dal 1972, di un nuovo vetro
frontale stratificato unico e la comparsa del
terzo faro ed i nuovi fanali di tipo
automobilistico. L’ETR fu soprannominato “Polifemo”
in analogia al gigante dell’Odissea che aveva un
occhio solo al centro della fronte.
L'ETR trasformato nell'aspetto e nella livrea,
prende il nome di "Polifemo" (da sito internet). Per oltre 20
anni, gli ETR 220 continuarono a garantire servizi di alto
livello come i Rapidi “Rialto” Milano-Venezia/Trieste
(spesso in doppia
trazione con ETR 250); i Genova-Venezia; “Genova
Sprint” Roma-Genova; e “Freccia Atesina” Milano-Merano.
Dopo i primi accantonamenti a
metà anni ‘80, vi fu una fase di ulteriore
trasformazione. La carrozza 3 viene ricostruita
con tutti posti a sedere, scompaiono cucina e
comparto bagagli, inutilizzati ormai da tempo.
Dal 1986 al 1989, cinque ETR 220 AV sono
ricostruiti con 205 posti di 1a classe
(riclassificati ETR 240 ) e sette ETR 220P con
84 posti di 1a classe (nelle carrozze 1 e 2) e
156 di 2a classe (carrozze 3 e 4).
La carriera
di questi treni prosegue per tutti gli anni ‘90
su servizi InterCity, quali Ancona-Roma,
Pescara-Roma, il “Perugino” Roma-Perugia, e
treni charter. L’anno 2002 segna l’accantonamento definitivo
di questi ETR. |