Il grattacielo
dirigenziale
adiacente la
stazione
terminale
di rete (da
cartolina). |
Una recente visita tecnica al DCO
-
Dirigente Centrale Operativo - della
Circumvesuviana, mi offre l’opportunità di
parlare della situazione di questa ferrovia
insostituibile per la mobilità dell’area vesuviana-sorrentina, alla luce (ma dovrei dire
all’ombra) delle nuove o notorie difficoltà
finanziarie.
La sala che ospita il DCO è
posta al secondo piano del grattacielo al Corso
Garibaldi di Napoli; altresì stazione terminale
della rete.
La visita è stata effettuata
ad Ottobre u.s. e si è avvalsa dell’accoglienza
del capo Annunziata che ha fatto gli onori di
casa consegnando noi ospiti al suo diretto
collaboratore, capo De Falco. La grande sala,
molto luminosa, si affaccia da un lato sul
cortile d’ingresso all’edificio direzionale e
dall’altro sul piazzale con il fascio dei
binari. Vi si respira un’atmosfera laboriosa e
tranquilla. Il lavoro è organizzato su cinque
consolle, operate da altrettanti agenti,
completate da grandi schermi. La prima
impressione entrando nella sala, fa
impropriamente pensare che ci sia una
duplicazione di funzioni. Ma ovviamente non è
così. Il posto di lavoro situato vicino
all’ingresso, è la consolle operativa che
controlla e gestisce l’alimentazione della
Trazione Elettrica, cosiddetta T.E. della rete
sociale.
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Il posto lavoro per il monitoraggio
dell’alimentazione elettrica della rete (foto A.
Bartagnin).
Questa prima tappa dà spunto
alla nostra guida per parlarci della trazione
elettrica della Ferrovia Circumvesuviana. Un
fornitore esterno rifornisce l’alta tensione a
20.000 volt in corrente alternata. Essa, a mezzo
di sottostazioni elettriche definite ambulanti
anche se lo sono solo perché montate su carri,
viene ridotta ai 1500 volts in corrente continua
necessari a far procedere il materiale rotabile;
inteso quello della prima e seconda
serie (FE 220 e T 21). Nel caso particolare
invece della serie 200 Metrostar (lotto
di 25 complessi consegnato dal 2008 in poi),
l’alimentazione subisce a bordo dei treni la
trasformazione, tramite inverter, in corrente
alternata in aderenza alla nuova tecnologia dei
motori trifase di cui sono dotati.
Un ETR prima serie alla
stazione di Poggiomarino, ancora in
discreto aspetto (foto E. Bevere).
Un convoglio Metrostar alla stazione di Meta,
lungo la linea per Sorrento (foto di A. Cozzolino).
Il distinguo
circa l’alimentazione, consente al nostro ospite
di esporre una parziale riabilitazione dei
neonati convogli di casa Ansaldo, oggetto di una
campagna mediatica condotta sull’onda del
qualunquismo e della disinformazione. Come
suggerisce il loro nome, essi erano destinati
nell’imprevisione della crisi finanziaria, a
costituire convogli celeri e confortevoli su
itinerari brevi o medi. Si pensi alla
Napoli-S.Giorgio a Cremano via CDN, Napoli-Acerra,
Napoli-Torre A. o servizio urbano dei comuni
sorrentini (servizio effimero ancorché
apprezzato). Accoppiabili pertanto al massimo in
composizioni di due treni non bloccati.
Pervenendo la crisi finanziaria delle
istituzioni regionali e conseguente taglio
inesorabile delle risorse, il materiale viene
impiegato nel migliore dei modi; senza andare,
come si suole dire, tanto per il sottile. Per
esempio a fine settembre, in un giorno
qualsiasi, su 143 ETR in carico, ne erano
disponibili 57. Quindi non ci si meravigli dei Metrostar impiegati sulla linea di forza
Napoli-Sorrento, malgrado la modesta capacità
per persone e bagagli.
Ci spostiamo. Perveniamo
al secondo posto di lavoro che riguarda
l’originario A.C.E.I. – Apparato Centrale
Elettrico ad itinerari – della stazione di
Napoli Porta Nolana con la rappresentazione
sinottica su grande schermo del fascio binari
dell’impianto, singolarmente collegato in un
tutt’uno con l’adiacente Napoli-collegamento FS.
Da qui si gestiscono i 13 binari (taluni idonei
per accogliere convogli a tre ETR di 120 metri e
taluni a due di 80 metri) del terminale nonché i
4 della fermata di collegamento con la stazione
centrale di RFI.
Posto di lavoro con espressione sinottica del
nodo Napoli terminale e Napoli Collegamento FS
(foto A. Bertagnin).
Inoltre due piccole
antenne si staccano dal piazzale del terminale
per servire una piccola (ed antica) rimessa ivi
presente. Un muletto ibrido consegna il
materiale che necessita di piccoli interventi
nel ricovero non elettrificato. L’agente in
servizio in quel momento ci esemplifica una
serie di manovre tra il fascio principale dei 13
binari e quello della seconda stazione con i
suoi quattro binari. Da quella postazione è
altresì possibile gestire gli annunci sonori “switchabili”
tra primo piazzale e secondo piazzale; nonché i
display luminosi. A conferma della delicatezza
del compito, ci viene sottolineato che gli
operatori si alternano ogni due ore conferendosi
consegne assolutamente per iscritto. Il discorso
poi cade sulla difficile convivenza nel “back
stage” del sistema Westinghouse risalente alla
grande ricostruzione degli anni ’70 con i suoi
notevoli investimenti ed il sistema di
segnalamento AnsaldoBreda, adottato di recente ma mai
completato causa crediti in sofferenza nei
confronti del colosso industriale. A conferma di
questa singolare situazione di criticità,
arriviamo alle ultime tre postazioni che pur
lavorando in concerto, due sono sintetizzate in
moderni schermi colorati mentre la terza è
rappresentata da un mega quadro. Essa anche se offre
fascino e seduzione all’appassionato, rivela
tutta la sua obsolescenza. Le prime due
postazioni, quelle già rinnovate, riguardano la
prima la gestione della linea Napoli-Sorrento
mentre la seconda la linea Napoli-Sarno.
Posto di lavoro e rappresentazione sinottica
linea per Sarno (foto A. Bertagnin).
Sono esclusi i depositi di San Giovanni e
quello principale di Ponticelli, che godono
dell’autonomia gestionale per quanto riguarda il
movimento del materiale. Il terzo invece,
rappresenta la Napoli-Baiano e diramazioni
Acerra e San Giorgio a Cremano. Purtroppo queste
ultime sono rappresentate da un’esposizione
grafica su supporto cartaceo in attesa di tempi
finanziariamente migliori. Da questi
tre posti di lavoro viene seguita la marcia dei
treni, segnalamento e passaggi a livello di
tutta la rete. Si escludono le stazioni di
diramazione che pur monitorate dalla sala del
Corso Garibaldi, sono gestite da personale
locale di stazione. Penso a Barra, Torre
Annunziata, Poggiomarino e simili.
Posto di lavoro e
rappresentazione sinottica linea per Baiano.
Fascino ed obsolescenza insieme.
(foto A. Bertagnin)
Si
percepisce “a pelle” che la crisi finanziaria
vigente rende il lavoro di queste persone stoico
e degno di un particolare apprezzamento. D’altro
canto appare altresì miracoloso che i treni, sia
pure con quadri orari ridotti ed oculati sin da
settembre 2012, continuino a svolgere un
servizio comunque affidabile. Tuttavia ben
presto la richiesta di informazioni circa il
decorso della crisi, prende il posto
dell’interesse per quelle lucette colorate che
si accendono e spengono. La nostra brava guida
tecnico De Falco, non ha esitazione ad esporci
il momento che si sta vivendo. La
Circumvesuviana ha una rete di circa 150
chilometri. Nell’ultimo anno i passeggeri annui
sono ridotti a 30 milioni con la drastica
riduzione delle corse. Come li abbiano contati,
causa lo scandaloso tasso di evasione, non lo so
e lo vorrei sapere.
Super-controllo del complesso nodo di Poggiomarino per la convergenza linee da Cercola
e da Torre A. ed istradamento per Sarno (foto A. Bertagnin).
Dal 1° Gennaio p.v. è stata
prescritta dall’autorità regionale un’ulteriore
riduzione di percorrenza quantificata in 500.000
chilometri annui. Come fare? Si prospetta la
chiusura definitiva del moderno ramo Pomigliano-Stabilimenti Alfa-Acerra. Mentre il
segmento Napoli-San Giorgio a Cremano via CDN e
vv, non verrebbe più percorso da corse ad hoc,
ma dai treni da/per Poggiomarino. Completamente
archiviato il progetto di congiunzione con la
stazione di porta dell’AV di Afragola, che per
usare un eufemismo, è in costruzione. Intanto
l’EAV s.r.l. - Ente Autonomo Volturno - che da
qualche tempo ha inglobato tutte le ferrovie
secondarie campane, ha bandito una gara per la
ricostruzione dei vecchi ETR, la cui maggior
parte è prossima al collasso. Non escludendo le
feroci operazioni di cannibalismo. D’altro
canto, in ossequio di una legge regionale che
recepisce una direttiva europea, anche le linee
sono state messe a bando per separare rete da
esercizio. Ma ascoltando quelli che contano, si
ha la sensazione che saranno pochi o nessuno i
concorrenti, stante la difficoltà di organizzare
un servizio su una ferrovia non collegata (o
collegabile) alla rete ordinaria causa il
singolare scartamento di 950 mm nonché della
difficoltà, tra l’altro, di dover costruire
chissà dove, un deposito-officina.
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