La mia convivenza con la vecchia stazione centrale di Napoli
non è stata lunga; in sostanza incominciavo ad appassionarmi
di cose ferroviarie quando il signor piccone incominciò a
fare il suo discutibile lavoro. Tuttavia ci sono tante cose
che ricordo di quell’edificio così imponente, così
equilibrato e così gradevole. Esso arrivava ai piedi della
statua di Garibaldi in modo da costituire spartiacque tra le
vie Libertà ed Indipendenza. Risaliva nella sua edificazione
all’indomani dell’Unità d’Italia, allorché vi furono
accorpate le due precedenti stazioni (verso Nord e verso
Sud), poste affiancate sul corso Garibaldi.
Immagine della stazione dell’anteguerra dove s’intravede la
copertura in acciaio
poi sacrificata ai destini della Patria
(Collezione G. Fiorentino).
Tante fotografie dell’epoca mostrano una bella rivista di
colonne in marmo granito che la cingevano tutt’intorno.
Secondo il mio ricordo, la separazione di origine tra arrivi
e partenze (lato Via Libertà e lato Via Indipendenza), era
stata da tempo unificata. (Foto 1) I suoi bei saloni
accoglievano le biglietterie ed altri uffici. In uno di essi
una volta fu sistemato un grande plastico ferroviario
itinerante. Papà me lo portò a vedere come premio di una
settimana di buona condotta. Mi sembrò una trasferta in
Paradiso.
Superato il colonnato della facciata, si entrava in una
specie di corte. Una volta vi erano i quattro e poi sei
binari dell’origine, poi spostati nel 1925 in avanti, per
necessità dovendone ampliare il numero. Una problematica
che, per quanto ne so, fu comune alla stazione di Torino
Portanuova e a quella di Zurigo (CH). All’oggi invece un
grandioso fossato accoglieva l’impianto sottoposto di piazza
Garibaldi; ganglio essenziale del passante ferroviario con
quella pur irrazionale convivenza tra treni a lunga
percorrenza, merci e metropolitana.
Anni ’50 Piazza Garibaldi con
la sua commistione tra traffico della metropolitana
(direttissima) e treni a lunga percorrenza.
(foto coll. A. Gamboni)
I trasporti urbani trovavano la loro distribuzione con i
tram ai piedi di Garibaldi (e non se ne sono mossi più);
autobus e filobus invece come si diceva, “sotto l’orologio”.
Da un piccolo ufficietto posto più o meno presso la fermata,
uscivano ratti gli ometti che svuotavano le cassette postali
di cui erano dotati i mezzi urbani in transito per la
stazione.
Operazioni di svuotamento
cassette postali mobili da una vettura tramviaria (coll. A.
Cozzolino).
Il progetto della nuova stazione risale agli anni ’50.
Rappresentò il crogiuolo delle idee di un team di architetti
che partecipò al concorso indetto dalle Ferrovie per dare un
nuovo volto all’impianto di Napoli. Si ricorda il nome di
Pier Luigi Nervi ma in realtà ci furono anche Bruno Zevi,
Giulio De Luca, Luigi Piccinato ed altri. I progetti
vincitori furono esposti in anteprima presso una sala del
Palazzo Reale di Napoli. Quello che poi si sarebbe
realizzato, suscitò non poche perplessità nei visitatori. La
nuova stazione, per estrema sintesi, somigliava tanto ad una
enorme pensilina sotto la quale avrebbero trovato posto in
idonei casotti in alluminio e vetro (e tali li definisco con
un pizzico di irriverenza) i servizi peculiari di stazione.
Il suo provvidenziale arretramento avrebbe è vero donato
alla città una nuova ed enorme piazza con la contestuale
copertura del “fosso” di Piazza Garibaldi, ma non avrebbe
potuto in fine, mettere in contatto i Corsi Lucci e Novara
posti in asse tra di loro. Infatti l’agognata comunicazione
sarebbe stata impedita dalla costruzione di una specie di
protesi architettonica, definita in maniera efficace
proboscide, destinata ad accogliere tutti le linee urbane
colà attestate.
E così fu. I lavori della nuova stazione furono eseguiti
abbastanza celermente, dovendosi procedere in un cantiere
faraonico ed in convivenza con i servizi ferroviari nonché
con il traffico pubblico e privato. Per non omettere le
sezioni “grande e piccola” velocità cui erano deputati gran
parte degli spazi che gravitavano intorno alla vecchia
struttura; e che pur dovevano essere assicurati malgrado i
lavori in corso. Il fossato di Piazza Garibaldi Direttissima
(oggi M2) fu coperto con ciclopiche strutture a T piantate
nel suolo quota piano del ferro; a loro volta collegate da
un sistema a piattabanda
Nel 1960 la nuova stazione era pronta. Restava da essere
completato l’adiacente grattacielo destinato ad ospitare gli
uffici di direzione già a Santa Lucia. Nonché si doveva
aggiungere la proboscide che si fece di lì a poco.
Una rara foto che ci mostra
la stazione pronta, ma manca la proboscide.
Intanto la discenderia ovest
della direttissima (in basso) è da completare (coll. G.
Fiorentino).
Ne risultò una piazza enorme che aveva inglobato le vie
Indipendenza e Libertà. Dove peraltro lo spazio acquisito
non riuscì mai, e nessuno sa perché, a garantire
un’auspicata fluidità al traffico. Il grattacielo piacque,
ma un po’ meno sia quella curiosa pensilina che aveva
compromesso l’asse stradale Lucci-Novara e la stessa
stazione (FV). Ma come si suole dire, a tutto, prima o poi
ci si abitua.
Il nuovo assetto è pronto ma
la piazza già denota la difficoltà a disimpegnare il
traffico.
Si noti il convoglio con tram
e rimorchio in voga negli anni ’60 (coll. G. Fiorentino).
Arriviamo così ai giorni nostri con una galoppata temporale
che ha visto solo, come grande novità, l’allacciamento
pedonale avvenuto negli anni ’70 con la Circum nella nuova
stazione in sotterraneo “collegamento Garibaldi”.
L’arrivo della M1 in piazza (solo provvisoriamente terminale
in attesa di ulteriore estensione) ha costituito un volano
per dare una nuova ed ennesima sistemazione sia alla
stazione centrale che alla piazza prospiciente. Con
un’operazione combinata di alto profilo professionale,
affidandosi a archi star di fama mondiale, si è
proceduto ad una vera rivoluzione. A Dominique Perrault il
compito d’inventare “Garibaldi M1”. L’abile matita francese
ha creato un volume sottoposto (piazza ipogea) in una
versione aria aperta ma in realtà separata da quota zero,
con una selva di ombrelloni in acciaio e teflon. Lo
“scatolone” accoglie decine di negozi nonché, ovvio,
l’ingresso alla discesa verso il piano binari a quota -40.
Di recente è stato riaperto, riadattato, il transito da/per
la M2. Ci troviamo lungo il marciapiede che una volta
accoglieva Via Libertà.
Immagine della piazza ipogea, che accoglie la stazione
della linea 1 della metropolitana di Napoli.
(Foto G.
Fiorentino)
Nell’area opposta (lato nord) quasi contraltare della M1, ha
trovato posto un comodo ed elegante parcheggio sotterraneo
destinato alla sosta media. Mentre tutta la piazza,
ridisegnata in tal guisa, accoglie un viale centrale, una
specie di colonna vertebrale che abbraccia l’est con
l’ovest.
La stazione vera e propria, svuotata di quelli che avevo
impietosamente definito casotti, è stata ridisegnata nei
suoi volumi precipui. Tra l’altro sono altresì scomparse le
sale di attesa (I e II classe) e l’enorme deposito bagagli:
stilemi di un vecchio sistema ritenuto a torto, fuori
discussione. Le aree così restituite, sono state destinate
ad accogliere il fior fiore delle attività commerciali; non
solo le canoniche edicole e tabaccherie, ma esercizi di
abbigliamento, souvenir e rappresentanze della migliore
enogastronomia campana. Insomma un vero e proprio centro
commerciale con la velleità di non rivolgersi solo ai
viaggiatori in transito, ma a chiunque si voglia tuffare in
un piacevole shopping.
La biglietteria FS (oggi Trenitalia) ha avuto inedita
sistemazione; via gli obsoleti e tristi sportelli,
sostituiti da leggiadre scrivanie. Insomma non più incontro
con un bigliettaio, ma con un consulente di viaggio. D’altro
canto le numerose vending machines, contribuiscono a
minimizzare l’utenza di sportello. Intanto, nella gestione
dei volumi, si è dovuto ritagliare anche uno spazio per la
compagnia NTV esercente il treno Italo.
Rinunziato per sempre a poter utilizzare i binari 1-4, di
cui la stazione è orfana, dotati persino di una pensilina,
quello spazio sta per accogliere un cubo che offrirà un
nuovo e comodo parcheggio. Certo di avervi sorpreso, vi
rammento che la traiettoria dei binari mancanti, fu
utilizzata negli anni ’60 come sede del DLF e cinema Corso.
Pertanto in sostanza impossibile per un recupero.
Come si può immaginare, se si è letto fin qui, la storica
proboscide è stata da tempo rimossa. Ciò ha consentito,
finalmente, l’incontro tra le vie Lucci e Novara. Ciò ha
realizzato un progetto che, senza enfasi, si aspettava da 60
anni. Intanto il grattacielo, bello a vedersi e parte
integrante del contesto, sta ancora lì. Ma non ospita più
gli uffici delle ferrovie che sono stati splittati in
una miriade di sedi periferiche. Sono queste le scelte che
noi umani non potremo mai comprendere. I vari piani sono
stati messi a reddito a beneficio di una delle società
immobiliari, che oggi costituiscono il complesso firmamento
delle ex Ferrovie dello Stato.
Anche il piano mezzanino -1, ha subito la rivoluzione. Via
il tapis roulant per il collegamento alla Circum, è stato
ricavato un corridoio fiancheggiato da bar ed altri esercizi
commerciali. Le numerose stanze biglietterie della M2 sono
state concesse in affitto. Tra l’altro è presente anche un
mega store della Feltrinelli. La stazione M2
Garibaldi è stata restaurata e i suoi binari, un tempo
quattro, sono stati ridotti a due. D’altro canto con
l’aperura della linea TAV e della LMV, il passante
ferroviario a gestione promiscua, era diventato
inutilizzato. Pertanto i due binari rispondono con
adeguatezza alle esigenze della sola linea metropolitana 2.
La nostra ispezione è quasi conclusa. Per finire vi vorrei
parlare dell’ex scalo merci posto ad est della stazione.
Privato dei binari e di inutili sovrastrutture, funge da
alcuni anni come terminal bus dove si attestano le autolinee
sia provinciali che nazionali ed internazionali. Ovviamente
non mancano servizi peculiari come bar, toilette e
biglietterie.
Mentre scrivo queste note, una conferenza stampa,
documentata da rendering e video, ha annunciato un’altra
innovazione dietro l’angolo. Una complessa operazione
urbanistica con la quale si coprirà il fossato della circum
a Porta Nolana; le due stazioni saranno unificate ed
addirittura un collegamento aereo consentirà l’accesso dei
bus dall’autostrada direttamente al loro terminal. Il
progetto è stato definito faraonico. Ma di certo non credo
avverrà domani…e forse neanche dopodomani.
Interessante rendering della nuova Piazza con
l’asse stradale al centro,
quasi la colonna vertebrale del
sistema traffico. Si notino sulla destra gli “ombrelloni”
della piazza ipogea.
(da sito istituzionale)
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